“Lasciate che tutto vi accada”, la metamorfosi interpretata da artisti internazionali al Castello di Rivoli

L’imprevedibile bellezza della vita, l’enigmatiche energia  che si libera da una goccia di pioggia su una foglia diun antico albero fossile.   E se potessimo essere un fiore? L’esperienza della metamorfosi nell’arte attraverso le opere di alcuni fra i più promettenti artisti internazionali è il tema esplorato dalla mostra Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, a cura di Chus Martínez, allestita nella Manica Lunga del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea (piazza Mafalda di Savoia), e visitabile fino al 2 settembre.

 

Le opere di Nicanor Aráoz (Buenos Aires, 1980), Ingela Ihrman (Strängnäs, Svezia, 1985), Eduardo Navarro (Buenos Aires, 1979), Reto Pulfer (Berna, 1981), Mathilde Rosier (Parigi, 1973), Lin May Saaed (Würzburg, Germania, 1973) e Ania Soliman (Varsavia, 1970) sono state pensate espressamente per il Museo e ricercano nell’esperienza metamorfica l’intero ventaglio del sentire, quella sottile percezione dell’indeterminato che ha come sfondo l’enigma.
Ai sette progetti inediti si affiancano le opere I Have Left You The Mountain – a cura di Simon Battisti, Leah Whitman-Salkin e Åbäke, già esposto nel Padiglione Albania della Biennale di Architettura di Venezia del 2016 – e il video Army of Love di Alexa Karolinski e Ingo Niermann commissionato dalla IX Biennale di Berlino nel 2016.
Installazioni, sculture, azioni performative, dipinti e video invitano l’osservatore alla percezione di ciò che va al di là della parola umana e può esprimersi solo nella natura, nella sua tensione metamorfica che è principio del vivente, in quell’idioletto segreto che solo la creazione artistica può condividere. Metamorfosi che non è semplice cambiamento ma è passaggio, allontanamento da sé, movimento che coincide con il respiro della natura, che con la sua presenza intramata di suoni rinvia al transitorio e a cui l’arte può dare voce. Per l’arte di oggi è importante distinguere la vecchia idea “moderna”, otto-novecentesca, di “cambiamento” dalla nozione contemporanea di “trasformazione”.



“Questa trasformazione – afferma Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli – è basata sulla metabolizzazione: i lavori in mostra indagano in che modo siamo vitali e come creiamo noi stessi come forme dionisiache in movimento, superando ogni fissità inerte”.
“Metamorfosi rappresenta l’esercizio del pensare la vita con l’immaginazione e soprattutto senza gerarchie e vincoli – spiega Chus Martínez – Gli artisti hanno cercato di restituire con il loro gesto libero, svincolato da stili o generi la segreta tessitura della natura, quelle tracce sottili che liberano il pensiero, lo invitano allo sconfinamento, all’aperto. Disegni, fiori, un’armata d’amore, una nuvola di tessuti magici, canzoni, voci, pane come perline, danzatori a testa in giù sulle tele, bassorilievi babilonesi in poliestere… Lavori che si sottraggono ai vincoli della forma, del margine, ma vogliono andare oltre la soglia. Metamorfosi mostra l’esposizione all’imprevedibile che è materia della vita stessa, della sua inesplicabile bellezza, della sua enigmatica energia che si rivela in una goccia di pioggia che bagna la foglia di un antico albero fossile”.

[Ingela Ihrman, The Passion Flower (La Passiflora), 2017. Performance, The Inner Ocean, Der Tank, Basel, 2017. Courtesy l’artista]

Foto Renato Ghiazza

Per informazioni:  www.castellodirivoli.it



Condividi questo articolo

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.