Le certezze di Antonio Tomaini: “Non ti guiderò mai”. Aperilibro del Gruppo di Lettura di Carmagnola

Il racconto di un tecnico partito dall’alluvionata provincia di Rovigo arrivato fino alla Ferrari di Formula 1 a fianco di Lauda e Villeneuve. Le esperienze di vita lottando ogni giorno con modestia attraverso mezzo secolo di corse con due convinzioni: mai mettere il casco in testa e mai diventare scrittore. La seconda è stata smentita da un libro scritto per devolvere i compensi alla LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori).
Nella vita occorrono certezze. Antonio Tomaini, “Tom” per gli appassionati di Formula 1 degli anni Settanta e Ottanta, fin dalla più tenera età ne ha sempre avute due: non avrebbe mai guidato una vettura da corsa, e non avrebbe mai scritto un libro. Se il primo proposito è stato mantenuto con fermezza anche dopo sessant’anni trascorsi nel mondo delle gare automobilistiche, al secondo ha ceduto amabilmente, non per narcisismo personale, ma per puro spirito di servizio. “In Italia ci sono 7000 persone che operano quotidianamente come volontari nel sociale”,  ha sottolineato Tomaini giovedì 27 settembre scorso durante l’aperilibro  con il Gruppo di Lettura di Carmagnola presso la Trattoria della Vigna. “Io non mi sono mai visto operare in questo campo. Però ho scelto di scrivere le mie memorie, che possono essere utili ai giovani che sono appassionati di questo mondo, insegnando loro a non scoraggiarsi nei momenti difficili e a lavorare duramente anche quando si è sulla cresta dell’onda. Ho scritto questo libro i cui diritti d’autore sono interamente devoluti alla ricerca per la lotta ai tumori portata avanti dalla LILT, Lega Italiana Lotta Tumori. Chi acquista questo libro fa un’opera di beneficenza. Io l’ho solo scritto” ha commentato modestamente Tomaini.
Come sempre la serata è vissuta sul ritmo incalzante dato da Maurizio Liberti che, affiancato da Cristina (la figlia di Tomaini), ha indirizzato la serata grazie alla scatola magica da cui ha estratto gli oggetti che hanno stimolato i ricordi di Antonio Tomaini. Partendo dai lontani anni Cinquanta, quando era studente e ogni giorno doveva percorrere lunghi chilometri in bicicletta per andare da Fiesso Umbertiano, il paese di nascita, alla scuola tecnica che frequentava fino ad arrivare a percorrere ben 43000 km pedalando, come ha registrato giorno dopo giorno, fino a superare, sopra i pedali, la lunghezza dell’equatore; per poi vivere il dramma dell’alluvione del Polesine del 1952 e finire la scuola, lontano da casa sul Lago Maggiore. Una necessità di vita che ha cambiato il suo destino, aprendogli la mente all’idea di trasferirsi dalla foce del Po a Torino, dove avrebbe potuto fare le automobili, meglio se da corsa, com’era il sogno della sua vita.
E a Torino arriva, assunto alla Carrozzeria Moretti, che non costruiva auto da corsa, ma dava l’opportunità al giovane progettista di conoscere l’intero processo produttivo “cosa non possibile in aziende di grandi dimensioni, come la FIAT, dove ogni tecnico era specializzato in un settore particolare” afferma oggi Tomaini, che in ogni bicchiere della vita sa vedere il mezzo pieno.
E la fiducia nel mondo non è mai mancata, anche quando il rapporto con la Carrozzeria Moretti si è deteriorato “non per motivi economici, ma per divergenze tecniche” precisa oggi e ritorna nella provincia di Rovigo e quasi subito trova ad attenderlo una lettera che lo invitava a presentarsi a Torino, alla corte di Karl Abarth. “Quando vidi la lettura fui subito sicuro che fosse indirizzata a me. I miei genitori non avevano mai ricevuto una lettera con l’indirizzo battuto a macchina”.
Alla corte di Abarth, che Tomaini chiama rispettosamente ancor oggi il “Signor Abarth” il giovane tecnico impara a “fare” le macchine da corsa, a sviluppare e concretizzare quella passione che gli è nel sangue fin dalla nascita. Ed è questo il motivo che lo spinge a non proseguire il rapporto con la casa dello “Scorpione” quando Abarth nel 1971 cede le sue quote alla Fiat, lasciandosi invece coinvolgere nell’avventura di quello che allora poteva apparire un “visionario” Enzo Osella che aveva rilevato tutto il materiale da corsa di Abarth.

“Il periodo con Osella è stato uno dei più belli ed interessanti della mia vita” dice oggi Tomaini, chiamando accanto a sé Osella, presente all’aperilibro carmagnolese. “Nell’officina di via Guastalla si lavorava sodo tutto il giorno, poi la sera di dovevano mettere via macchine ed attrezzi per far posto alle vetture dei clienti del padre di Enzoche in quel locale aveva una rimessa. Il mio ufficio era su un soppalco e spesso capitava di veder arrivare al mio piano una vettura da corsa sollevata da un elevatore. Era un po’ come se venisse a controllare il mio lavoro e a stimolarmi a fare meglio”.
Il sodalizio con Osella produce immediatamente i suoi frutti e con Arturo Merzario al volante arrivano i primi successi importanti; ma Tomaini entra anche sotto la lente di Enzo Ferrari, che il tecnico emiliano chiama sempre il “Commendator Ferrari” che lo convoca a Maranello. “A Enzo Ferrari non si poteva dire di no. Dissi ad Osella che lo avrei lasciato per un paio di anni al massimo, perché in quel periodo, a Maranello, i tecnici nella mia posizione duravano, a dir tanto, due stagioni, poi venivano defenestrati; invece rimasi in Ferrari tredici anni”.
Enzo Osella ancora oggi scuote la testa. “Ci lasciò in braghe di tela, con il progetto di una macchina da finire e nessuno che lo potesse portare avanti” i due si guardano negli occhi, poi Osella riprende “Sia ben chiaro. Al posto suo io avrei fatto la stessa cosa”.
In Ferrari Tomaini ha modo di lavorare con Niki Lauda, che riporta il titolo mondiale della F1 a Maranello dopo undici anni, Clay Regazzoni, con cui effettua un memorabile e avventuroso viaggio sulla Ferrari Daytona con il ticinese alla guida, Jody Scheckter, Mario Andretti, Didier Pironi, René Arnoux e Michele Alboreto. Ma soprattutto con Gilles Villenueve, al cui ricordo, ancor oggi, Tomaini si lascia coinvolgere dalla commozione. Finita l’avventura Ferrari,Tomaini torna in Osella, quindi va in Alfa Corse, prendendosi la soddisfazione di sconfiggere nel teutonico campionato DTM i tedeschi con l’Alfa Romeo 155 guidata da Nicola Larini che, guarda caso, è l’autore della prefazione del libro. Un volume che gli appassionati si assorbiranno tutto d’un fiato, di cui hanno potuto gustare alcune pagine lette con impareggiabile pathos dall’attore Franco Collimato al punto che un ammirato Antonio Tomaini ha alla fine commentato: “Lette da Franco, queste pagine sembrano ancor più belle di quando le ho scritte io”.

Tomaini con la figlia Cristina

Tommaso M. Valinotti

Foto di Giuseppe Ramoino.

 

 

 

 





Prossimo Aperilibro, giovedì 25 ottobre: Simone Lenzi, “In esilio”.
Un cinquantenne livornese spaesato e deluso dalla politica abbandona la città, gli amici la società in cui non si riconosce. Trattoria della Vigna, Carmagnola (via San Francesco di Sales 188).
Le serate (ogni ultimo giovedì del mese) iniziano alle ore alle ore 19.30, incontro con lo scrittore alle ore 20. Costo dell’aperilibro 12 euro (acqua e caffè inclusi). Per informazioni e prenotazioni: tel. 392.5938504.

 

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