Memorie dalla “Campagna di Russia”, mostra dedicata ai soldati piemontesi

I caduti italiani nella campagna di Russia sono stati, secondo le stime, circa 90 mila. I morti sul fronte russo di tutti i Paesi impegnati nel conflitto  circa 30 milioni di cui una buona metà di civili russi. Il Piemonte, con i suoi soldati, ha pagato un prezzo particolarmente alto: i caduti e i dipersi sono stati oltre diecimila. Ad essi, ai soldati italiani e piemontesi, è dedicata la mostra “La campagna di Russia. Memorie”, nella Sala Mostre del Palazzo della Regione Piemonte a Torino (piazza Castello) da venerdì 18 gennaio a domenica 3 febbraio; ingresso libero, aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle 18.
Combattimenti, vita al fronte, fame, freddo, prigionia e morte sono i temi dell’esposizione che ripercorre, attraverso fotogradie, cimeli e racconti, la storia della tragica partecipazione militare all’operazione Barbarossa, lanciata dalla Germania nazista contro l’Unione Sovietica nel 1941. e conclusasi nel 1943.



Promossa dalla sezione torinese dell’Unirr, Unione Nazionale Italiana Reduci Russia, e dalla Regione Piemonte, la mostra presenta una serie di profili di soldati che, strappati alla vita di tutti i giorni, sono stati catapultati a migliaia di chilometri di distanza, lontani dai loro affetti più cari e che spesso non hanno più fatto ritorno.
I caduti e dispersi furono 10.312, così ripartiti: Alessandria 1491; Asti 794; Biella 187; Cuneo 5.894; Novara 636; Torino 950; Verbano-Cusio-Ossola 129 e Vercelli 231.
“A loro ci legano rapporti di parentela, sono i nostri padri, zii, nonni, cugini che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro cuore. Raccontiamo la sofferenza di chi è tornato al pensiero dei compagni rimasti in Russia – spiega il presidente della sezione Unirr di Torino, Silvio Cherio -. Attraverso immagini e tabelloni descriviamo le fasi della campagna di Russia fino alla suo tragico epilogo. A ricordarcelo sono visibili oggetti ritrovati a Kirov, grande città industriale ai piedi degli Urali, dove migliaia di uomini furono deportati e trovarono la morte. Attraverso i disegni di Carlo Romoli si vede un momento in cui l’arte e la natura si fondono per salvare la mente dalla follia».
Tra i pannelli della mostra anche l’elenco dei caduti dell’area provinciale di Torino con 950 nomi di 198 comuni.
La sezione Unirr del capoluogo piemontese nacque nel 1981 per opera del canonico monsignor Carlo Chiavazza, cappellano della divisione alpina Tridentina, che raccolse nella Real Chiesa di San Lorenzo (dov’è stata posta una lapide che recita “Non vendicateci, ricordateci, fateci vivere ancora”) un primo nucleo di Reduci provenienti dall’intero Piemonte. La sezione crebbe e raggiunse ben 295 reduci, impegnati a mantenere viva la memoria della tragedia vissuta in prima persona. Oggi sono rimasti soltanto due reduci: Aldo Garbagne e Giovanni Alutto. Quest’ultimo, all’età di 102 anni, va ancora nelle scuole a raccontare la sua triste vicenda per ammonire i giovani sulla follia che la guerra rappresenta.
Alla realizzazione della mostra, con il patrocinio di Assoarma e della Città di Torino, hanno collaborato la sezione Unirr del Monferrato ed il parco storico “North Appennines Po Valley Park”, che opera in contatto con associazioni di altri Paesi ed in accordo con le autorità dei territori ex sovietici nella ricerca e nel recupero di corpi di soldati italiani.

 

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