“Il mare di Omero”, monografica di Giorgio Ramella alla Galleria Paolo Tonin di Torino

Giorgio Ramella

Giorgio Ramella, novello Ulisse, dipinge con colori vividi e decisi quadri di grandi dimensioni in cui sta tutto “Il mare di Omero”, alla Galleria Paolo Tonin Arte Contemporanea (via San Tommaso 6, Palazzo della Chiesa di Roddi) dal 14 marzo al 26 aprile.
E’ un oceano tempestoso il suo, tumultuoso, dal segno materico e pastoso, palpitante di emozioni che trapelano dalla superficie e trovano un varco per colpire dritto al cuore di chi guarda.
Di Ulisse segue le peregrinazioni facendo suo il viaggio e augurandosi che duri il più a lungo possibile: “… Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti – finalmente e con gioia – toccherai terra tu per la prima volta…”.  Come nel poema Itaca di Constantino Kavafis, perché sono le esperienze di questo lungo viaggio che è la vita che rendono le sue opere così intense.



Ramella non rinuncia mai, con la sua arte, a raccontare, in modo sincero e intimo; il suo Ulisse è profondamente umano e diventa l’eblema stesso di tutta l’umanità, carne e divinità al tempo stesso, grandezza e miseria, aspirazioni e cadute, illusione e delusione. L’Ulisse di Ramella è un uomo che è caduto e si è rialzato mille volte, abituato a struggersi per ciò che ha perso, ma anche per ciò che vuole ancora conquistare per poter tornare a casa ricco di tutte le esperienze che rendono la vita meritevole di essere vissuta.

Giorgio Ramella

Giorgio Ramella

Nelle opere esposte in questa mostra monografica si assiste, come descrive la curatrice Olga Gambari,  a un “…gioco di scatole cinesi e di compresenze spazio-temporali dove domina il colore blu, la cromia per antonomasia della spiritualità e dell’inconscio, ma soprattutto il colore del mare e del cielo insieme, che costituiscono le quinte dell’Odissea”.
Nel ciclo “Il mare di Omero”  si ritrovano tracce di alcune delle opere precedenti dell’autore: dall’ombrosità dei ritratti oculari di Van Gogh alle segnature verticali dei graffiti rupestri, che si fanno anche tessuti. Stratificazioni di velature, incisioni nella pasta pittorica, pennello, spatola e colore spremuto dal tubetto. Appaiono porzioni di tela non terminate. Crepe che incrinano terre e cieli, che sono quelle degli antichi vasi greci, che, insieme alle edicole romane, sono stati ispiratori di segno e composizione, catalogo di una costellazione di scene preziose sparse come oracoli nei quadri di Ramella.

Per informazioni: www.toningallery.cominfo@toningallery.com.

Giorgio Ramella nasce a Torino il 24 febbraio 1939. Compiuti gli studi classici, frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino seguendo il corso di pittura di Enrico Paulucci e di tecniche incisorie di Mario Calandri. L’esordio sulla scena artistica torinese è negli anni Sessanta con un’esposizione alla Galleria La Bussola insieme a Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Gastini; la prima mostra personale è nel maggio del 1964. I lavori iniziali sono caratterizzati da forme metalliche e taglienti su fondi generalmente scuri: argentati grovigli di strutture deformate definiscono la serie degli Incidenti. A questa prima fase segue un’espressione pittorica più astratta, dove nuovi temi di ispirazione sono suggeriti dalla fenomenologia della luce. Durante il viaggio del 1990 negli Stati Uniti, Giorgio Ramella resta affascinato dai graffiti nelle stazioni dei metrò newyorkesi dando origine alla sequenza di opere intitolata Subway. Successivamente la ricerca dell’artista si orienta verso lo studio di pitture e incisioni rupestri primitive; confini, territori e mappe rivivono attraverso i colori e i segni violenti della civiltà dei nostri giorni. È del 1998 la mostra Sur le versant de la peinture -11 peintres de Turin al Museo Archeologico Regionale di Aosta. Nel 1999 espone 20 Studi per un tema classico al Convento di S. Bernardino, Ivrea. Nel 1993 il Comune di Spoleto gli dedica una personale. Nel 1994 realizza una grande Crocefissione che, dopo essere stata esposta a Mantova (Palazzo Ducale), Ivrea (Olivetti) e a Lione, viene acquistata dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Nel 2001 dedica una serie di opere alla figura di Vincent Van Gogh, nelle quali una innegabile ricerca fisiognomica si risolve in tormenti cromatici più astratti e indefiniti che figurativi e corporei. Si ricordano ancora nel 2003 l’antologica al Convento dei Cappuccini, Caraglio (Cuneo), le personali Dai Graffiti all’Oriente nel 2006 al Complesso del Vittoriano, Roma; A Oriente verso Sud nel 2009 alle O.G.R., Torino; Fly Zone nel 2011 a Palazzo Chiablese, Torino; Air Mail nel 2013 al Museo Caproni, Trento, le collettive Doppio sogno – Da Warhol a Hirst – da De Chirico a Boetti, nel 2014 a Palazzo Chiablese, Torino; LandScape nel 2015 a Villa Giuli, Verbania. Nel 2017 due sue opere sono esposte alla Gam nella mostra Pop Art italiana – Dalle collezioni della Gam, Torino. Giorgio Ramella ha partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali quali: il premio San Fedele a Milano, La Biennale dell’incisione a Venezia, il premio Spoleto, la Biennale di Parigi, la Grafica italiana al Museo dArte Moderna di San Paolo del Brasile, il Museo Sperimentale al Castello di Rivoli.

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