La sfida al labirinto, il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è “Né altra né questa””

La sfida al labirinto

“Né altra né questa: La sfida al labirinto”, così si intitola la mostra, a cura di Milovan Farronato, pensata per il Padiglione Italia in occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia . Gli artisti coinvolti, con lavori inediti e opere storiche, sono Enrico David (Ancona, 1966), Chiara Fumai (Roma, 1978 – Bari, 2017) e Liliana Moro (Milano, 1961). Il progetto è focalizzato sulla metafora del labirinto come messa in scena della non linearità dell’esistenza, puntando l’attenzione sulla necessità del dubbio e dell’intuizione come strumenti ineludibili del sapere umano.

Milovan Farronato spiega: “Venezia è un labirinto che nei secoli ha affascinato e ispirato l’immaginazione di tanti creativi, tra cui Jorge Luis Borges e Italo Calvino, i due più grandi labirintologi contemporanei a detta del matematico Pierre Rosenstiehl. Venezia, indiscusso centro cartografico del Rinascimento, viene descritta da Calvino come un luogo in cui le carte geografiche sono sempre da rifare dato che i limiti tra terra e acqua cambiano continuamente, rendendo gli spazi di questa città dominati da incertezza e variabilità. È in questo contesto dal carattere imprevedibile che emerge Né altra Né questa, una mostra in cui le opere esposte, in stretto dialogo tra di loro e con l’allestimento, generano continuamente nuovi percorsi e nuove interpretazioni, ramificati come un micelio.”



Il sottotitolo della mostra allude a “La sfida al labirinto”, saggio seminale di Italo Calvino del 1962, a cui Né altra Né questa si ispira. In questo testo l’autore propone un lavoro culturale aperto a tutti i linguaggi possibili e che si senta corresponsabile nella costruzione di un mondo che, avendo perso i propri punti di riferimento tradizionali, non chiede più di essere semplicemente rappresentato. Per visualizzare le ingarbugliate forme della realtà contemporanea, Calvino elabora l’efficace metafora del labirinto: un apparente intrico di linee e tendenze in realtà costruito secondo regole rigorose. Interpretando tale linea di pensiero in chiave artistica, Né altra Né questa attualizza – già a partire dal suo titolo, che disorienta attraverso la figura retorica dell’anastrofe – un progetto artistico di “sfida al labirinto” in cui si comprende la lezione di Calvino, mettendo in scena un percorso espositivo non lineare e non riducibile ad un insieme di traiettorie pulite e prevedibili. Molteplici e generosi sono i percorsi e le interpretazioni offerti allo spettatore, a cui la mostra affida la possibilità di assumere un ruolo attivo nel determinare il proprio itinerario e mettersi così a confronto con l’esito delle proprie scelte, contemplando il dubbio e l’indeterminatezza come parti ineludibili della conoscenza.

“La creatività italiana conferma la sua importanza nel panorama internazionale con il progetto del Padiglione Italia alla prossima Biennale Arte – ha dichiarato il ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli – che coniuga la novità della visione del curatore con la bravura degli artisti e la qualità della ricerca. L’Italia è orgogliosa del proprio passato, ma sa interpretare lo spirito dei tempi con la sperimentazione e la valorizzazione dei talenti dell’arte contemporanea”.

“L’impegno curatoriale di quest’anno – ha sottolineato il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta – mi sembra evidente e già costituisce motivo di interesse; gli artisti presenti sono davvero degni della nostra attenzione. L’idea del labirinto, che può condurre per varie vie e interruzioni di percorsi alla difficile ricerca di una via di uscita, ben si affianca all’idea di una Biennale nella quale si offrono a chi la percorre una miriade di occasioni, di porte aperte e di luoghi del desiderio, tutti affascinanti e disorientanti a un tempo, nei quali perdersi non è il peggiore dei peccati.”

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