TORINO – L’occhio magico di Carlo Mollino. Oltre cinquecento immagini dall’archivio del Politecnico

“L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973” è la mostra con cui CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, apre la stagione espositiva del 2018, una mostra insieme molto torinese e altrettanto internazionale.

L’esposizione, a cura di Francesco Zanot, attraversa l’intera produzione fotografica di Carlo Mollino, in un percorso di oltre 500 immagini tratte dall’archivio del Politecnico di Torino. Questa iniziativa fa seguito alla mostra “Carlo Mollino. In viaggio”, tenutasi nella primavera del 2016, a testimonianza del rafforzamento della collaborazione tra Politecnico e CAMERA.

Tra i più noti e celebrati architetti del Novecento, il torinese Carlo Mollino ha da sempre riservato alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come fondamentale strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro e del proprio quotidiano. Questa esposizione, la più grande e completa mai realizzata sul tema, indaga il rapporto tra Mollino e la fotografia evidenziandone l’unicità e le caratteristiche ricorrenti, a partire dalle prime immagini d’architettura realizzate negli anni Trenta fino alle Polaroid degli ultimi anni della sua vita. Sulle orme del padre Eugenio, ingegnere e appassionato fotografo,
Carlo Mollino si è avvicinato a questo linguaggio espressivo fino dalla gioventù, sviluppando non soltanto un vasto corpus di immagini a metà tra il canone della tradizione, di cui aveva consapevolezza profonda, e lo slancio della sperimentazione, ma anche una peculiare coscienza critica che lo ha condotto a pubblicare nel 1949 “Il messaggio dalla camera oscura”, volume innovativo quanto fondamentale per la diffusione della cultura fotografica in Italia e la sua accettazione tra le arti maggiori. Questa mostra si propone così di approfondire la straordinaria complessità e fecondità della riflessione di Mollino sulla fotografia, situandolo definitivamente nella storia di questa disciplina attraverso un percorso che alterna grandi classici a opere del tutto inedite e mai precedentemente esposte.
Superando qualsiasi classificazione tra generi, incompatibile con la stessa natura molteplice e sfaccettata di Carlo Mollino, che porta avanti contemporaneamente progetti e interessi molto diversi facendoli inevitabilmente confluire tra loro, la mostra è suddivisa in quattro sezioni tematiche, ognuna intitolata con una citazione tratta dagli scritti dello stesso autore. Nella prima sezione, “Mille case”, sono raccolte le immagini relative al tema dell’abitare, che caratterizza ovviamente una porzione fondamentale del lavoro fotografico di Mollino: oltre alle immagini degli edifici (Mollino è tra i pochi architetti che, dopo averle realizzate, reinterpretano con la fotografia le proprie costruzioni), compaiono qui still-life di oggetti domestici, ritratti ambientati nei celebri interni progettati da lui stesso, e una serie di istantanee riprese durante i suoi viaggi come annotazioni visive di architetture più o meno note, dalle case in legno e paglia della campagna rumena al Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright a New York, dai mulini olandesi alla Chandigarh di Le Corbusier.
La seconda sezione, “Fantasie di un quotidiano impossibile”, è centrata sull’atmosfera e le ispirazioni surrealiste che pervadono una parte della produzione fotografica molliniana. E’ il capitolo più libero e imprevedibile dell’intera mostra. Include fotografie molto diverse tra loro, sempre tese a mettere in discussione la realtà rappresentata: ci sono immagini di vetrine che ricordano quelle riprese a Parigi da Eugène Atget, fotografo prediletto da Man Ray, oggetti isolati nell’inquadratura e caricati di una vita misteriosa, specchi che nascondono e moltiplicano ogni cosa, fotografie di altre fotografie, fotomontaggi di progetti architettonici realizzati a partire da modelli di piccole dimensioni, fino a una selezione di preziose immagini tratte dalla pubblicazione “Occhio magico”, del 1945.
“Mistica dell’acrobazia” è il titolo della terza sezione, interamente dedicata a un altro interesse molto speciale di Carlo Mollino, quello per la velocità, il movimento e la dinamica. Sono qui riunite fotografie sul tema del volo, che Mollino praticava da provetto pilota acrobatico, dell’automobilismo, con particolare attenzione alla vicenda del Bisiluro, automobile da lui progettata (insieme a Mario Damonte ed Enrico Nardi) e con cui aveva partecipato alla “24 ore di Le Mans” nel 1955, e dello sci, con una selezione di fotografie di linee tracciate dagli sciatori sulla neve, sinuose come i profili del design del genio torinese.
La quarta sezione, “L’amante del duca”, la più ampia della mostra con oltre 180 fotografie selezionate, è infine dedicata al tema del corpo e della posa. Qui sono messi a confronto tra loro due soggetti fondamentali dell’intero corpus fotografico molliniano: i ritratti femminili (oltre alle celeberrime Polaroid, sono esposte numerose stampe originali in bianco e nero e a colori) e gli sciatori. Entrambi sono il frutto di una meticolosa operazione di messinscena di Mollino, che dimostra una particolare attenzione per il controllo della posa, riprendendo ossessivamente gli stessi gesti. Tutti i materiali in mostra, salvo alcune eccezioni opportunamente indicate, provengono dalle collezioni del Politecnico di Torino, Archivi Biblioteca Gabetti, Fondo Carlo Mollino.
“Con gran piacere, la sezione Archivi della Biblioteca Centrale di Architettura ‘Roberto Gabetti’ ha accolto la proposta di CAMERA di dedicare una mostra di ampio respiro alla produzione fotografica di Carlo Mollino – ricorda il professor Sergio Pace del Politecnico di Torino – DAD (Dipartimento di Architettura e Design). – A tale attività il grande architetto torinese, lungo tutto l’arco della propria carriera, ha rivolto un’attenzione straordinaria, così lasciando ampia testimonianza non solo della propria attività progettuale, ma anche e soprattutto degli interessi vastissimi e delle passioni anche inconsuete che l’hanno reso una figura unica nel panorama culturale italiano. Migliaia sono gli scatti, realizzati con tecniche differenti e spesso ritoccati a mano su negativi e/o positivi: dal negativo su lastra a quello su pellicola, dal bianco e nero al colore, dal fotomontaggio, realizzato insieme all’amico fotografo Riccardo Moncalvo, fino all’uso della polaroid per gli scatti più privati, gli archivi del Politecnico custodiscono un fondo prezioso per comprendere non soltanto un maestro inconfondibile, ma anche un capitolo essenziale della storia della fotografia nell’Italia del Novecento.”.
– “L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973” Torino, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia (via delle Rosine 18). Fino al 13 maggio.



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