Alimentazione e informazione: attenti alle bufale. Un progetto dell’Asl TO5 realizzato con le scuole per il contrasto delle fake news sulla sicurezza alimentare

Uno degli argomenti che riscuotono maggiore interesse sui social e sui media riguarda i vari scandali veri e presunti legati alla sicurezza degli alimenti che mangiamo. In un Paese come l’Italia dove il cibo non è solo nutrizione ma emozione, cultura e tradizione, gli effetti di questo fenomeno sono significativi: secondo i dati Eurobarometro (un sondaggio svolto dall’Unione europea nel 2010) oltre l’80% degli italiani è preoccupato per il cibo che mangia. Questo eccesso di preoccupazione potrebbe essere anche uno dei fattori in grado di contribuire, secondo alcuni esperti, all’aumento dei casi di disordini alimentari negli adolescenti rilevati da alcuni Centri specializzati nazionali ed europei.
Il progetto di “fact-checking” (tradotto: verifica delle notizie), realizzato in collaborazione con le direzioni didattiche e gli insegnanti degli Istituti professionali Agrari e Alberghieri presenti sul territorio dell’Asl TO5, ha l’obiettivo di fornire agli studenti che stanno già seguendo un percorso formativo relativo alle produzioni animali e vegetali con relativa gestione del territorio, all’industria della trasformazione e commercializzazione agro-alimentare ed alla ristorazione pubblica/collettiva, gli strumenti per una lettura critica delle notizie legate alla sicurezza degli alimenti.





Secondo una recente indagine dell’OCSE,  pubblicata nel 2013 e relativa al periodo 2011-2012, 1 italiano su 5 (dai 16 ai 65 anni) sarebbe analfabeta funzionale, contro la media internazionale di 1 su 10 o su 20.
Con il termine “analfabeta funzionale” si intende colui che sa scrivere e leggere, ma non sa utilizzare queste competenze per interpretare la realtà in cui vive o per trarre considerazioni personali. Livelli così preoccupanti di analfabeti funzionali condizionano la produzione (quindi l’economia), la partecipazione e la vita sociale (quindi la politica) del nostro Paese.
Il terreno su cui l’analfabetismo funzionale sta trovando linfa vitale è senza dubbio lo sconfinato e insidioso mondo del web: gli utenti-analfabeti funzionali non sanno districarsi nei suoi meandri, non sono in grado di riconoscere una “bufala” dalla realtà, abboccano a trappole “acchiappa click” e diffondono a macchia d’olio una mole sconfinata di inesattezze.
Uno degli argomenti che riscuotono maggiore interesse sui social, e sui media, riguarda i vari scandali veri e presunti legati alla sicurezza degli alimenti che mangiamo. La ragione di tale interesse risiede nel fatto che il tema della sicurezza alimentare attira l’attenzione e “vende copie” (o meglio “porta click”), coinvolgendo una larga parte della popolazione in quanto il rapporto con il cibo riguarda tutti ed è sempre più sentito il rapporto tra alimentazione e salute.

I casi legati alla possibile presenza di ormoni nelle carni o di pesticidi nella frutta e verdura, alle mozzarelle blu, all’olio di palma, sono solo alcuni degli argomenti che continuano a creare interesse tra i consumatori che cercano risposte da fonti non sempre attendibili con la possibilità di incorrere in notizie errate o prive di fondamento, le famose “bufale”, che rischiano di creare ansie ingiustificate o la sottovalutazione di rischi reali con conseguenti scelte sbagliate o non opportune.

In tale contesto, e sulla base dei lavori di analisi sulla percezione del rischio legato al consumo di alimenti condotti negli ultimi anni dal Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione sulla Sicurezza Alimentare (Ce.I.R.S.A.), gruppo di lavoro multidisciplinare e multi professionale dell’AslTO5 attivo dal 2005, nasce il progetto “Sicurezza nel piatto” .

L’iniziativa ha previsto una prima fase di “ascolto” tra esperti ed insegnanti mediante focus group gestiti da psicologhe del’Asl TO5 e una seconda fase di approfondimento gestita da medici veterinari esperti in sicurezza alimentare, sempre insieme agli insegnanti, basata su quanto emerso dagli incontri precedenti. In una terza fase è stata realizzata una serie di incontri tra gli studenti, che nel futuro dovranno occuparsi di produrre gli alimenti e di utilizzarli, e gli esperti mediante un percorso interattivo (anche con l’uso di questionari on-line e discussione dei risultati in tempo reale) con la mediazione degli insegnanti, per sperimentare le modalità di lettura critica delle notizie al fine di individuare le fake news  spesso allarmistiche, riguardanti la sicurezza alimentare.



“L’AslTO5, attraverso il centro di ricerca sulla sicurezza alimentare CeIRSA – afferma il direttore generale Massimo Uberti – si propone quale punto di riferimento per una corretta informazione sia per i cittadini che per gli operatori del settore”.
E’ importante che il contrasto alla disinformazione su un argomento delicato come l’alimentazione parta dalle scuole, coinvolgendo prima di tutto gli insegnanti e poi a cascata gli studenti, perché i danni provocati dalle false notizie possono avere conseguenze molto gravi, sia sulla salute che sull’economia. “Ovviamente c’è molto da fare, ma per dare forza all’iniziativa abbiamo ritenuto prioritaria, in questa fase di avvio, una alleanza con coloro che hanno il compito di formare i futuri produttori alimentari di domani”, sottolinea ancora il dottor  Uberti.

“Il fenomeno delle fake news, soprattutto in ambito alimentare, è in costante ascesa” –  dice Bartolomeo Griglio, coordinatore del CeIRSA e responsabile del gruppo di progetto sui controlli per la sicurezza alimentare dell’Asl TO5 – “districarsi tra post sul web e articoli fasulli richiede una buona capacità analitica e molto senso critico”.

Cos’è il Ceirsa
Il Centro di Ricerca Interdipartimentale e Documentazione sulla Sicurezza Alimentare (Ceirsa) gruppo di lavoro multidisciplinare e multi professionale, nato da una convenzione tra Asl TO5 e Aress con sede presso la Struttura Igiene della produzione degli Alimenti di Origine Animale dell’Asl TO5, è attivo dal 2005 e si avvale della collaborazione di esperti appartenenti ad altri enti quali la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino, la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, la Facoltà di Agraria di Torino, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta, l’ARPA Piemonte, il DORS. Il Centro ha gestito in questi anni importanti progetti finanziati dalla Regione Piemonte e da altri Enti Pubblici.
Collaborazioni interne al SSN su specifici argomenti sono state realizzate con l’Ufficio Comunicazione e Qualità, con il Dipartimento Materno-infantile, i Consultori, i Distretti Sanitari, i medici territoriali e i Laboratori Analisi.

ATTIVITÀ SVOLTE E PERSONALE COINVOLTO

Numeri del progetto:
Hanno partecipato agli incontri circa 60 docenti e 250 studenti
3 istituti tecnici
30 ore di incontri
Il progetto è presente nella Banca Dati di Progetti e Interventi di Prevenzione e Promozione della Salute PRO.SA e nel Catalogo dei progetti di promozione-educazione alla salute per le scuole del territorio dell’ASL TO5.
Argomenti scelti dai docenti e oggetto di approfondimento:
Utilizzo glifosate (pesticidi)
Problematiche legate alle api (neonicotinoidi)
Problematiche legate al consumo del pesce (assunzione di metilmercurio nelle fasce di popolazione a rischio, sushi e pesce crudo, produzione di istamina, infestazione da Anisakis)
Consumo di carne cruda
Etichettatura
Olio di palma
Alimenti biologici
Alimenti a Km zero
Lavaggio delle uova
Micotossine
OGM
Fitosanitari
Utilizzo di farmaci negli allevamenti
Argomenti oggetto di approfondimento durante gli incontri con gli studenti:
i controlli sulla sicurezza alimentare
l’origine degli alimenti
l’origine delle informazioni e delle fake news
discussione e sbufalamento di alcuni casi reali di fake news
Distribuzione agli studenti di un decalogo minimo per il riconoscimento delle bufale (tratto dalla “guida galattica per gli esploratori di notizie” costruita dall’associazione Factcheckers, nata nell’estate del 2016, che riunisce un gruppo di giornalisti, social media verifiers, web developers, e che si occupa di educational fact-checking per diffondere la cultura della verifica delle fonti tra studenti, docenti, organizzazioni educative) che prevede i seguenti punti:
1. Controlla sempre l’indirizzo web
2. Dai un’occhiata alla sezione “Chi siamo”
3. Occhio alla spunta blu sui profili social
4. Diffida dei titoli troppo urlati!
5. Risali alla fonte primaria
6. Cerca sempre altre conferme
7. Verifica la data e le località
8. Assicurati che non sia uno scherzo
9. Attento ai fotomontaggi
10. Pensa prima di condividere!

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