LUGLIO/AGOSTO – Eleonora Lungo Vaschetto, nata nel 1926
Ho incontrato la signora Eleonora (Nora) Lungo Vaschetto, vedova di Pietro Tallone (Pierino, 1926-1984), a casa della figlia Celestina.
La mia visita le era stata preannunciata: mi riconosce e sorride quando accenno al tempo in cui, bambina, accompagnavo mamma e nonna a stendere il bucato, d’inverno, sul ballatoio della sua abitazione (Casa Fumero), in fondo al vicolo (allora Ojtana, ora San Giacomo), perché al secondo piano prendeva il sole che nel nostro cortile sarebbe arrivato solo più avanti, pur sollevando i fili con lunghe pertiche che finivano in un biforcamento (“borcié” oppure “bortié”, lunghe pertiche con l’estremità superiore biforcuta).
Nora è nata a Moncalieri il 9 agosto 1926 (c’è così l’occasione di porgerle sentiti auguri di Buon Compleanno) da papà Vincenzo (1889-1930) e mamma Maria Boretto (1893-1984). In famiglia c’erano già Felicita (1920-2010) e Antonio (1924-1998) nati a Polonghera; nel 1928 a Carignano nascerà Teresa (Teresina), ora vedova di Piero Spinello.
Il padre Vincenzo faceva lavori in campagna e si trasferiva da una cascina all’altra: arriva così a Tetti Pautasso e, in seguito, trova occupazione presso il Lanificio. Purtroppo muore nel 1930: la moglie viene assunta dalla ditta Bona ma si vede costretta a tenere solo la bimba più piccola, affidandola ad una cugina a Tetti Pautasso, e “mettendo all’ospizio gli altri tre figli”, come purtroppo a quel tempo succedeva a molte famiglie. Nora lì rimane finché non ha compiuto 14 anni: frequenta le elementari con le maestre De Giorgi e Lucca e dalle Suore impara tanti lavori (ricamo e cucito), inoltre aiuta in cucina, per le pulizie e la lavanderia.
Quando esce, per un po’ di tempo, va a servizio presso i signori Saletti (la signora Matilde ed il marito, Adelmo, un militare, abitavano nel palazzo della Posta, in piazza Liberazione, ed erano amici della famiglia del veterinario Cacciari). Successivamente entra al Lanificio Bona, reparto ritorcitura, dove già lavorava la sorella Felicita, reparto rammendatura (butafile) e più tardi anche Teresina, in filatura.
Sono gli anni ai quali si riferiscono i miei ricordi: Teresina e Tunin uscivano con i rispettivi moroso e morosa; Felicita e Nora, più tranquille, spesso si recavano dalla vicina Adele (che aveva sposato Antonio Oggero, zio del compianto Aldo) a sentire la radio ed intanto Nora ricamava il corredo e Felicita eseguiva lavori di sartoria.
Nora e Pierino si sono conosciuti casualmente in una sala da ballo dove Nora era andata con alcune amiche, tra le quali ricorda Rita Mejnardi, ora vedova di Remo Tonda Turo, ma non sapeva ballare; quando Pierino la invita gli risponde di no ma lui insiste, è bravo, specie nel tango, e la “trascina sulla pista”. Del periodo del fidanzamento Nora ricorda tanti viaggi, di domenica, in Vespa, anche in montagna, spingendosi oltre il confine con la Francia, per i quali si era confezionata una gonna-pantalone (alcune amiche più azzardose indossavano già i pantaloni). Talvolta, la sera, il fidanzato andava a trovarla a casa, “as parlavo” mentre stavano sul ballatoio.
Il 23 febbraio 1952 Nora si sposa: cappotto nero impreziosito al collo da un bianco ermellino, abito nero, scarpe in camoscio nero, decolletée, con un po’ di tacco, capelli ondulati di media lunghezza raccolti da una calottina bianca; pranzo a casa di lui; viaggio di nozze in treno, meta le più importanti città d’Italia.
Dopo il matrimonio Nora, seppur a malincuore, lascia la fabbrica e le compagne di lavoro alle quali si era tanto affezionata e, come usava allora, entra totalmente nella nuova famiglia, per abitazione ed attività (commercio di ortaggi): tanti peperoni ed altro da sistemare nei cestoni per il trasporto e la vendita ai Mercati Generali.
In seguito gli sposi avranno la loro indipendenza e nel frattempo nascono Celestina (1953), Giacomo (1954) e Vincenzo (1964, prematuramente scomparso nel 1996).
Nei momenti di maggior lavoro erano necessarie altre braccia e, agli operai assunti, venivano serviti i pasti per cui in cucina Nora era molto indaffarata tra bolliti ed intingoli, arrosti, frittate per parecchie persone; quando era con i soli familiari le piaceva cucinare anche pasta con le melanzane, cappelletti, f”ritura dossa”. Pierino amava fare viaggi con la famiglia non solo nei dintorni: memorabile un viaggio, nel 1969, che li portò, in auto, attraverso San Marino, Napoli, la Puglia, fino alla Sicilia ed al ritorno, soggiorno a Montecatini.
Nora ha sempre indossato abiti semplici, nessun ornamento; il suo colore preferito, il blu (non scurissimo) e tra i fiori, le orchidee; da tempo, per motivi di praticità, porta i capelli a coda di cavallo.
Da alcuni anni abita con la figlia ed ora, purtroppo, le gambe non la reggono più. E’ circondata dalle premure e dall’affetto di Celestina che l’ha resa nonna di Barbara e di Stefania con sette bisnipoti dai sedici ai due anni, alcuni, veri terremoti: Riccardo, Lorenzo, Beatrice, Emanuele e Arianna, Irene, Gabriele.
Al congedo, mi scuso se l’ho affaticata perché di tanto in tanto si passava la mano sulla fronte come per far meglio affiorare i ricordi e mi faceva cenno di avvicinarmi quando abbassava la voce per svelare una confidenza: risponde, gentile “no, no” e mi invita a tornare.
Nelle fotografie: Nora al matrimonio della nipote Barbara; “Casa Fumero”, dove abitava prima del matrimonio .
Marilena Cavallero