COME ERAVAMO SETTEMBRE – Pilone Virle, note poco conosciute sugli Otto Martiri

Gli Otto Martiri di Pilone Virle, quadro custodito al Museco civico “Giacomo Rodolfo” di Carignano
COME ERAVAMO SETTEMBRE
Pilone Virle, note poco conosciute sugli Otto Martiri
E’ settembre e, come negli ultimi anni, ancora dedico questo spazio al ricordo di quanto accaduto a Carignano a Pilone Virle il 7 settembre 1944. Dai documenti avuti a disposizione dall’Ufficio Segreteria del Comune di Carignano, nella persona della dottoressa Maria Teresa Partiti, e dall’Ufficio Tecnico, nella persona del geometra Valter Scarafiotti, ho avuto modo di rilevare fatti sicuramente poco noti che ritengo interessante esporre.
Quando ho iniziato il “percorso” delle commemorazioni dell’eccidio avvenuto ad opera dei soldati tedeschi, avevo segnalato come per il 7 settembre 1945 si fosse provveduto alla posa di una lapide provvisoria con i nomi incisi dei caduti, a cura del “marmorin” Giovanni Fasano su incarico dell’Amministrazione comunale, in attesa di un più idoneo monumento. Il 31 marzo 1948 i signori Giacomo Cuminatto di Agostino e Antonio Cuminatto di Antonio scrivevano al Sindaco: “Ci permettiamo, avendo saputo che cotesto Comune intendeva sistemare la lapide degli otto Martiri e avendo noi intenzione di riparare la Cappella di nostra proprietà sita lì vicino, Le facciamo noto che se intendessero collocare la lapide in questa, noi saremmo d’accordo di lasciare piena libertà di fare quello che più si adatta, anche se credesse di farla ingrandire, perché sembra che il proprietario dello stabile confinante sarebbe d’accordo a cederlo, non sappiamo se gratis o a pagamento. Però noi ci riserviamo la proprietà, lasciando piena libertà per qualsiasi funzione o rito religioso. ….”. Il 2 aprile il Sindaco si riserva di “dare una risposta definitiva in attesa di conoscere le determinazioni della Azienda Autonoma Statale circa la cessione del terreno per la eventuale costruzione di una nuova cappella”.
In effetti, nel verbale della seduta di Giunta del 9 luglio 1947 si legge: “ Il Sindaco riferisce ampiamente sulla erezione di una cappella aperta a ricordo degli 8 Martiri di Pilone Virle. Dovendo la cappella erigersi sul triangolo di terreno sito a Pilone Virle bivio strada di Carmagnola-Saluzzo si dovrà senz’altro interessare l’Azienda Autonoma Statale delle strade per la cessione del terreno occorrente”. Fa seguito (il 17 luglio) il Consiglio comunale che, nel verbale n. 74, riporta le premesse della Giunta e conferma come un’apposita commissione composta dal Sindaco, dal Parroco, da un assessore e rappresentanti delle Associazioni Combattenti, Mutilati ed Invalidi di Guerra, Madri e Vedove dei Caduti, A.N.P.I., ex Internati, abbia approvato tale proposta che aveva già ottenuto il consenso dei congiunti dei Martiri. L’Azienda Autonoma delle Strade Statali – Compartimento Regionale di Torino, scrive il 19 agosto 1947: “Per il nulla osta relativo alla costruzione di una cappelletta votiva sul relitto stradale esistente al bivio di Pilone Virle si invita cotesto Comune ad inviare un disegno della cappella da erigere con una planimetria in scala 1:500, dalla quale risulti l’ubicazione esatta della cappella sul relitto in questione”: questo testo viene sottoposto il 21 agosto alla Giunta che, con delibera n.229, affida l’incarico all’architetto Teresio Trabucco e l’intera documentazione viene trasmessa all’Ente interessato in data 23 settembre 1947. Purtroppo, per un disguido, questa lettera non giunge a destinazione e l’intero plico viene rispedito l’8 agosto 1948. Non ho trovato altro: solamente la nota del 7 luglio 1948 di 19.000 lire dell’architetto Trabucco che successivamente rinuncia al compenso (con lettera del 3 maggio 1951, l’Amministrazione Comunale ringrazia il professionista per questo atto generoso).
Un altro elemento ha destato il mio interesse. Uno scambio di corrispondenza tra la signora Albina Nardi vedova Cocito (madre del tenente Leonardo), la signora Maria Clara Mancuso (cugina di Pietro Mancuso) ed il Sindaco. Nell’ottobre 1954 la signora Mancuso aveva scritto al Comune di Carignano, d’accordo con la signora Cocito, per avere gli indirizzi dei congiunti di tutti i Martiri di Pilone Virle, allo scopo di raccogliere tutte le fotografie a loro ricordo. In data 11 ottobre 1956, nella lettera inviata al Sindaco, precisa di essere riuscita, non senza difficoltà, ad avere tutte le fotografie. E prosegue: “Feci incidere una per una le targhette in ottone con il nome di ciascun martire, in modo di riconoscerli facilmente, feci confezionare il quadro ed esattamente il 1° novembre 1955 da persona di mia fiducia lo feci consegnare a codesto Municipio… a mani del vice sindaco”. Solamente il suo incaricato la mise al corrente, “nulla mi fu scritto dal Comune ma speravo che in occasione della riunione annuale il quadretto fosse mostrato alle famiglie, a dimostrazione del mio interessamento. Ora, a distanza di due anni, ricevo una lettera dall’Associazione Partigiani ed altra dalla signora Cocito che mi chiedono spiegazioni”. La persona che a suo tempo aveva consegnato il quadro ritorna a Carignano e le viene riferito che il “quadro è appeso nello studio del Sindaco, degna sede per ospitare la documentazione fotografica riunita di tutti i Martiri”. Anche la signora Nardi vedova Cocito scrive il 7 ottobre 1956, ringraziando per la cerimonia: “Ho avuto la certezza ed il grande conforto di capire che il mio diletto figliolo non sarà mai dimenticato”. Ed aggiunge: “Speravo di venire a conoscenza dove era andato a finire il quadro con le fotografie che la signora Mancuso s’era interessata di fare e di inoltrare al Comune da Lei così saggiamente presieduto. Purtroppo non so ancora nulla…”. Anche a lei il Sindaco risponde che il quadro si trova nel suo Gabinetto e che “durante la sistemazione degli uffici comunali effettuata verso la fine dell’anno 1955 il quadro era stato custodito in apposito armadio per evitare ogni disguido o rottura”. Grazie al signor Sergio Rolfo del Comune di Carignano, ho ritrovato questa documentazione conservata nell’archivio del Museo: ci sono le fotografie originali (e il ricordino per Cossu) su una base di cartoncino, mancano purtroppo alcune targhette e la cornice.
Concludo con due testimonianze, una diretta del signor Luigi Smeriglio ed una indiretta del signor Giuseppe (Pino) Milani.
Luigi Smeriglio fu spettatore involontario di quanto accadde a Pilone Virle quel 7 settembre. Racconta: “Di buon mattino insieme a mio padre, con l’unica bicicletta, eravamo andati a raccogliere noci da due grossi alberi situati dietro la trattoria Gaja, su incarico di Giuseppe Mejnardi, padre di Giacomo (Fernasio, 1924-2006) che aveva preso a bòta [cottimo. Ndr] questo lavoro dal proprietario. Avevamo percorso la roera [carrareccia- Ndr], imboccandola dalla strada per Virle, sulla quale si trovava la casa di Stefano (Steo) Stella dove Gribaudo aveva un’officina e riparava specialmente attrezzi agricoli. Il terreno dove stavano le nosere confinava con la proprietà, delimitata da una cinta muraria, del signor Tommaso Rodolfo, orefice. Questo orto-giardino arrivava fino allo stradone per Saluzzo. Provvisti di una lunga pertica cominciarono a sopatè (abbacchiare) le noci ma gli alberi erano molto alti e Luigi salì sui rami che non raggiungeva con la pertica. Si accorse allora di uno strano movimento: l’arrivo di un autocarro con persone in divisa e la forca. Interruppe il lavoro per non far rumore e, nascosto dal folto fogliame, seguì per quanto possibile, data la lontananza, la scena. In particolare ricorda gli episodi della sigaretta chiesta da Pietro Mancuso (secondo lui, il comandante tedesco l’estrasse, l’accese per metterla poi sulle labbra del condannato) e del brusco allontanamento del parroco don Bordone dalla zona vicina alla forca. Tornò a casa solo a tarda sera dopo che i corpi degli impiccati, a due a due, furono collocati in una specie di gabbia in lamiera e solamente il giorno dopo andò a recuperare i tre sacchi di noci raccolte.
Nel corso dell’incontro con Luigi Smeriglio, ho avuto modo di parlare con Pino Milani, suo nipote acquisito, che ebbe come compagno di lavoro (alla Teksid di Carmagnola) un testimone costretto dei fatti di Pilone Virle. Costui aveva, all’epoca, 15-16 anni e da Borgo San Bernardo si recava in bicicletta al lavoro presso il Lanificio; fu bloccato al bivio e, come tanti altri fermati al crocevia, obbligato ad assistere all’esecuzione ma al momento della prima, mentre veniva levato lo sgabello, istintivamente si voltò di scatto per non più vedere ed un tedesco lo colpì violentemente al viso. ”Dovevano guardare… doveva essere d’esempio”.
Tutto quanto ho scritto, dal 2012 sugli Otto Martiri, “per non dimenticare, nulla”. Il passato insegna.
(Nell’immagine il quadro custodito al Museo ).
Come Eravamo settembre 2019 – Pilone Virle, note poco conosciute sugli Otto Martiri
COME ERAVAMO – Rubrica a cura di Marilena Cavallero