“Quanto è difficile la misericordia” – Uno scritto di Nanni Passerini, a due anni dalla scomparsa

Nanni Passerini, "Quanto è difficile la misericordia"

Due anni fa  ci lasciava Nanni Passerini, tra tante cose storico presidente del Circolo Legambiente Il Platano. Era anche un nostro collaboratore e, come molti ricorderanno, ogni mese scriveva dalle pagine di “Ieri Oggi Domani”… gli “sproloqui”, come lui li chiamava, che a tutti noi mancano tanto. Ci piace l’idea di tornare a proporre ai lettori le sue parole e lo facciamo con un testo che la sua famiglia ha scelto, pubblicato sul nostro giornale nel dicembre 2015 ma di straordinaria attualità.

Misericordioso è uno dei nomi di Dio. Lo è per tutte le religioni monoteiste, anche per il severo Dio del Vecchio Testamento a cui basterebbero pochi giusti per salvare Sodoma e Gomorra. Lo è perché Dio è padre quindi pronto a comprendere e sostenere i figli nel loro errore e nella loro debolezza. Ma lo è anche in altri tempi e culture: è la misericordia di Atena che accompagna il ritorno di Odisseo a casa e quella di Krisna-Visnù che sostiene Arjuna nel momento difficile di affrontare vecchi compagni per riaffermare la ineludibile necessità della sua azione nel Bhagavadgita.
Ma è misericordia per un laico quella lunga serie di passi e di aggiustamenti che hanno trasformato i branchi di uomini che vagavano per le pianure primordiali in cittadini coscienti passando attraverso gli insegnamenti di Aristotele, Kant, Marx. È misericordia il nome di “progresso” che diamo alla luce nuova con cui Beccaria ci invita a pensare ai delitti e alle pene di chi delinque.
Questo perché in questa parola si riassume tutto il nostro rapporto con l’altro: vicinanza, incontro, solidarietà, condivisione, perdono, accoglienza, insomma tutto quello che ci fa essere esseri sociali, cittadini. Tutte cose che riguardano l’altro, la serena relazione con l’altro, ma che, in fondo, vorremmo che all’occorrenza, nel bisogno fossero rivolte a noi.
Facile quindi essere dalla parte della misericordia nelle parole, più difficile nei fatti.
L’anello a cui leghiamo i più teneri dei nostri sentimenti, che mettiamo con infinito amore al dito delle nostre compagne è fatto di quell’oro per avere il quale si sfiancano in Sud Africa e Brasile minatori sfruttati ed asserviti, in Salvador si uccide per le strade, il diamante che li sovrasta ha visto crescere generazioni di bimbi soldato in Sierra Leone, massacri ancora oggi in Centro Africa. La comodità della nostra vita, l’opulenza dei banchi dei nostri mercati, dei negozi è legata all’oro nero per il quale oggi si combatte, si uccide, si sgozza in Siria, Irak, Libia, la CO2 che produciamo prosciuga il Sahel, uccide le nostre piante, squarta con uragani e tifoni il nostro equatore. Quei ragazzi che girano a vuoto nelle nostre strade in attesa che un mostruoso leviatano cieco, lento, irresponsabile decida il loro destino di profughi o respinti sono la conseguenza di queste nostre dimenticanze, di questa nostra non involontaria cecità, della nostra mancanza di misericordia. Non basta dire aiutiamoli a casa loro quando non c’è più casa, non c’è più terra. Li chiamiamo richiedenti asilo mentre per misericordia e verità dovremmo dirli richiedenti giustizia.
Misericordia, per laici o credenti, è responsabilità verso l’altro, e questo è il fondamento di ogni società. Passa attraverso l’uso responsabile delle piccole cose di ogni giorno “di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via” (Laudati Si), attraverso il rispetto delle identità, delle tradizioni, delle culture degli uomini che deve associarsi al rispetto per “i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microrganismi… Perfino l’effimera vita dell’essere più insignificante” (Laudato Si). Misericordia è non credere che la sovranità sia del denaro, è fare di ogni ragazzo, di ogni anziano un occasione non un rifiuto, fare in modo che il lavoro per tutti e di tutti dia dignità alla vita, ma lasci il tempo alla riflessione, alla crescita di chi lavora, che abbia un senso anche ciò che produciamo, perché e come lo produciamo, perché decidiamo di tenere qualcosa per noi, come ancora suggerisce Francesco.
Misericordia è anche essere molto meno misericordiosi con noi stessi, evitare di giudicare giusto e misericordioso solo quanto, in realtà, ci è comodo.
Nanni Passerini



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