“Nessuna leggerezza da parte nostra” – Le comunicazioni del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio dopo l’arresto di Roberto Rosso

Alberto Cirio Regione Piemonte

Alberto Cirio

“La tipologia d’accusa che ha colpito Roberto Rosso è la peggiore, è abominevole, qualcuno ha detto vomitevole, condivido perché mina il rapporto tra elettore ed eletto”, ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio  rispondendo questa mattina, lunedì 23 dicembre, in consiglio regionale alle richieste di comunicazioni sull’arresto dell’assessore Roberto Rosso con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. “E’ una notizia che mi ha fatto male, mi ha fatto sentire tradito – ha proseguito – Se le accuse saranno confermate Rosso non ha fatto male solo a se stesso, ma al concetto di rappresentanza, alle istituzioni, alla democrazia. Siamo gente per bene, qui c’è seduta gente per bene, ecco perché dobbiamo essere arrabbiati. Ed è sbagliato pensare che il caso di un singolo possa infangare tutta l’istituzione. Dobbiamo aspettare che la magistratura faccia il suo lavoro su un’inchiesta approfondita. Sono garantista, ma di fronte ad accuse come queste non si può restare in silenzio”.

Roberto Rosso

 

“Quando venerdì mattina ho avuto notizia dell’arresto – ha continuato Cirio – ho chiamato il segretario generale della Giunta e gli ho chiesto di disporre l’immediata revoca di Rosso da assessore. Poi ho atteso la conferenza stampa dei magistrati e mi è bastata qualche immagine dei video proiettati per convincermi di essere nel giusto. La domanda che mi sono fatto è: abbiamo colpe? Fratelli d’Italia ha colpe nell’aver candidato Rosso? Il Consiglio ha colpe nell’aver permesso che si sedesse in quest’aula? Il governo regionale ha colpe nell’averlo nominato assessore? Credo che a nessuno di questi soggetti possano esser mosse colpe di superficialità o sottovalutazione”.

“Non c’è stata – secondo Cirio – leggerezza da parte di nessuno. La candidatura di Rosso ha seguito i canali delle candidature di ciascuno di noi. Atti, pubblicazione, le verifiche fatte a lui le hanno fatte a tutti noi. Il fatto contestato riguarda Rosso candidato al Consiglio e il suo meccanismo di elezione. Ma è abomivecole perché questo è il primo momento della democrazia, devi rappresentare qualcuno nelle sue esigenze, e non perché lo hai pagato. Guardo il curriculum del consigliere Rosso e vedo una persona con decenni di attività politica alla spalle, nessuna macchia, nessun chiacchiericcio che avrebbe magari potuto far nascere qualche dubbio. Questo è quello che preoccupa”.



Ha poi ricordato:  “La mia Giunta ha dimostrato nei fatti il valore della legalità, tanto da esserci riunti nell’anniversario della morte di Paolo Borsellino in una casa confiscata alla mafia per dare un segnale concreto che la mafia è il male assoluto e poi abbiamo risparmiato sui budget della politica per contribuire al suo restauro. Abbiamo lavorato con Avviso pubblico, tanto che la riorganizzazione delle direzioni l’ho inviata prima a questa associazione per averne un parere, con Libera stiamo operando per rendere costante un’attività di formazione degli amministratori pubblici per sviluppare questa sensibilità”.

Sulle motivazioni che lo hanno portato a nominare Rosso assessore, Cirio ha precisato: “Da quando ci sono le coalizioni, si chiede ai gruppi da chi farsi rappresentare. Nelle fasi di formazione della Giunta si sono seguite procedure trasparenti. Avevo tracciato l’identikit dell’assessore tipo per una Giunta di cambiamento: essere giovani di attività politica, ma aver fatto esperienza e amministrativa negli enti locali. FdI mi ha indicato Elena Chiorino, che rispettava queste indicazioni, e Rosso per ragioni di rispetto della rappresentanza territoriale. Raccolta questa indicazione, ho scelto per lui un ruolo con competenze non di governo ma più legislative, dove si poteva mettere a frutto la sua esperienza pluridecennale. La sua attività di questi sei mesi è stata monitorata, e si faranno gli ulteriori accertamenti del caso. Suppongo che sia stata ampiamente monitorata dalla magistratura, per la quale metto a disposizione gli uffici e chiunque in Regione possa aver avuto contatti con lui”.

“Da questa vicenda assumiamo la consapevolezza che la mafia esiste, ce l’abbiamo seduta di fianco e non abbiamo anticorpi per individuarla– ha osservato Cirio –  Questo è rischioso. Ti accorgi che non siamo immuni, non abbiamo gli strumenti nonostante le attenzioni. O che ci sono forse, ma sono aggirabili. Per questo sollecito il Consiglio regionale e la Commissione Legalità a costruire argini, barriere che ci possano permettere di creare quegli anticorpi che oggi non abbiamo. Mi auguro che in Commissione, a cui parteciperò personalmente, si voglia iniziare questo lavoro con i soggetti che hanno fatto della lotta alla criminalità il loro impegno”.

“Se la vicenda sarà confermata – ha concluso – dovremo dire grazie alla magistratura per averci aiutato a fare pulizia e chiedere indicazioni e modelli per salvaguardare le istituzioni e la dignità di ciascuno di noi, che non vuole tradire la fiducia accordata dai cittadini”.

Il presidente Cirio ha lanciato una sfida: “Trasformiamo questa legislatura in quella che ha cambiato le regole di accesso per il futuro della Regione e la sicurezza delle istituzioni, usiamo la Commissione Legalità affinchè produca risultati concreti. Io do disponibilità piena come presidente della Regione e mi aspetto l’aiuto di tutti. Ognuno deve mettere a disposizione le sue esperienza. Così potremo essere ricordati per quelli che hanno trasformato un momento di dolore in un momento di rilancio”.

Al termine della seduta è stato approvato a maggioranza un ordine del giorno per la sospensione di Rosso dal Consiglio regionale.

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