“Montesquieu si rivolta nella tomba” – I NOSTRI LETTORI CI SCRIVONO

montesquieu

Riceviamo e pubblichiamo.

“L’état c’est moi”

“L’état c’est moi” (Lo stato sono io).  Frase celebre con cui Luigi XIV amava ribadire che tutti i poteri dello Stato erano concentrati nella sua persona.

Fu Montesquieu a teorizzare la separazione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, fondamento dello stato liberale, che nascerà dalla rivoluzione francese, in modo che si bilanciassero fra loro, senza commistioni, a garanzia dei diritti dei cittadini.

Di particolare importanza è l’autonomia del potere giudiziario il quale dovrebbe garantire che l’applicazione della legge sia veramente “uguale” per tutti (il nostro art. 3 della Costituzione) e che non vi siano commistioni o eccessi di poteri (il nostro Consiglio di Stato o Corte Costituzionale).

Istituti che derivano direttamente dal francese “Conseil d’Etat”, garante della correttezza giuridica dell’azione amministrativa della pubblica amministrazione, contro gli “excès de puovoir” (eccesso di potere), il “debordement de pouvoir” (straripamento di potere, una sorta d’invasione di campo) o il “detournement de pouvoir” (sviamento di potere) inteso come uso di potere discrezionale fatto per un fine diverso da quello per cui tale potere era attribuito (es. anziché applicare una sanzione disciplinare disporre un trasferimento in località lontana) di cui potevano essere vittime i cittadini.

Tali principi, che ritengo siano essenziali in uno stato di diritto e senza i quali il cittadino torna ad essere suddito, oggi, in concreto, sono ancora garantiti?

A mio avviso molto meno di un tempo e cerchiamo di capire perché.

Nella natura umana è insita una forte componente di competizione ed una naturale tendenza alla conquista di posizione di vantaggio all’interno di gruppi organizzati di persone, origine delle città stato e degli stati moderni di cui sono l’evoluzione (o involuzione?).

Le attuali organizzazioni che permettono la conquista dello stato sono i partiti politici, quindi chi vuole conquistare lo stato deve: – scalare il vertice del partito con più consenso; far eleggere esclusivamente i propri fedelissimi, quasi indipendentemente dalle loro effettive qualità; quindi, conquistato il potere consolidarlo, con leggi favorevoli al proprio gruppo od al massimo al proprio elettorato (panem et circenses); utile al consolidamento ed anche alla conquista del potere è “infiltrare” il più possibile negli apparati dello stato persone fidate atte a costruire, concentrare e difendere il potere ed il consenso (clientelismo); l’aiuto dei media è importantissimo e gli pseudo giornalisti/intellettuali pronti ad accomodarsi al tavolo non mancano mai.

Pensiamo alle alte cariche amministrative, militari, alla scuola per indirizzare schiere di futuri elettori (tanto per conservare l’immagine di democrazia) e, magari, controllare la magistratura, ultimo baluardo a difesa del cittadino, in barba alla divisione dei poteri.

Come si può assumere il controllo della magistratura?

Proviamo a pensare che un qualsiasi partito politico che, conquistato un ruolo preponderante nella scuola, indirizzi i suoi giovani migliori a partecipare ai concorsi pubblici, in particolare per magistrati, e dopo solleciti questi giovani magistrati ad indirizzarsi preferibilmente verso le sezioni lavoro o nella procure e ad “interpretare” le norme, nel limite del possibile, in modo politicamente orientato, ecco che nell’arco di una generazione si è stravolto lo stato.

Se si aggiunge che gli organi di autogoverno della magistratura sono formati da componenti laici (non magistrati di nomina politica) e da magistrati scelti a seconda del peso della varie correnti interne (magistratura democratica, unicost ed altre di cui non ricordo il nome – sostanzialmente secondo i diversi orientamenti politici) e che questi possono decidere le carriere dei magistrati, appare evidente che anche l’indipendenza della magistratura possa essere in pericolo e con lei anche la nostra.

Questo non vuol dire che non vi siano magistrati seri, che fanno il loro lavoro in modo esemplare e che, forse, sono vittime del sistema.

Temo proprio che il povero Montesquieu si rivolti nella tomba e che i “cittadini” siano tornati sudditi, ma non lo sanno o non lo sanno ancora.

Lettera firmata



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