“Da convento a Borgata: la nascita e la vita di Borgo San Pietro a Moncalieri”, il volume presentato mercoledì 29 luglio

borgo san pietro

Frutto di decenni di lavoro e di una minuziosa e preziosa ricerca compiuta  da Giuseppe Corino e Michele Daniello, vede la luce “Da convento a Borgata: la nascita e la vita di Borgo San Pietro a Moncalieri”: il libro viene presentato mercoledì 29 luglio, ore 21,  alla Parrocchia Nostra Signora delle Vittorie (Moncalieri, via Maroncelli 11).

“I più sinceri complimenti vanno agli autori – dichiara Laura Pompeo Assessore a Cultura e Turismo della Città di Moncalieri – E’ stato un impegno importante per la nostra Città. Ringraziamo anche l’architetto  Andrea Cavaliere per aver confezionato e coordinato la fase finale; la Pro Loco Moncalieri e il suo presidente Ezio Bertello per il supporto; e il Centro Studi Piemontesi e la sua direttrice la dottoressa Albina Malerba per aver accolto questo lavoro tra le loro pubblicazioni. E’ stato inoltre inserito un capitolo sulla chiesa ortodossa: ringraziamo padre Marius Floricu e gli architetti Andrea Cavaliere e Giorgio Beltramo per la collaborazione“.
” Il volume  – scrivono il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna e l’assessore Pompeo – documenta le trasformazioni delle aree agricole di pianura che agli inizi del secolo scorso erano punteggiate da rare cascine e soggette alle frequenti piene dei numerosi corsi d’acqua là presenti, con ampi campi coltivati, zone incolte e spazi acquitrinosi. Il territorio si conservò prevalentemente rurale fin a tutti i primi decenni del Novecento. Da allora l’abitato cominciò ad aggregarsi lungo la Strada Provinciale (oggi via Sestrière) in ragione della sua particolare importanza viaria in direzione di Carmagnola e del Cuneese. Analogo fenomeno si manifesta a seguire sulla “Strada vecchia per Moncalieri”, successivamente divenuta corso RomaL’indagine si fa ancora più significativa allorché vengono puntualmente illustrate le fasi urbanistiche del “secondo dopoguerra”. L’espansione edilizia crebbe tumultuosamente senza criterio né limiti, senza forma né rispetto alcuno del paesaggio preesistente; priva oltretutto di una bonifica idrogeologica a protezione dei nuovi insediamenti. Sulla scia delle necessità abitative e probabilmente della scarsa cultura urbanistica, mancò anche il coordinamento politico e progettuale delle tre amministrazioni comunali che incidono sullo stesso territorio: si giunse ben presto a intasare quasi totalmente l’area a nord del torrente Sangone, mentre, a sud del torrente, l’ intensiva edificazione nella frangia settentrionale di Nichelino e nella sua prosecuzione a Moncalieri (Pastrengo/Borgo Mercato) ha determinato una “muraglia” urbana le cui conseguenze continuano a pagarsi. Si vede quotidianamente quanto incide in termini di traffico tale barriera sui flussi della porta sud della metropoli di Torino: qui si concentrano, si intersecano e si contorcono accavallandosi ferrovie, strade cittadine, grande viabilità, bretelle autostradali, tangenziale sud e ponti sul Po ed alcuni affluenti. Sono strozzature che vanno a situarsi ai piedi del centro storico di Moncalieri e sulle due cerniere principali con Torino: piazza Bengasi e la rotonda Maroncelli. Quando sul lato di Torino si realizzeranno le progettate iniziative direzionali e sanitarie si dovrà certamente elaborare un progetto innovativo in materia di mobilità e trasformazione urbanistica. Questa posizione assai “critica” del Borgo San Pietro ne accentua Introduzione fortemente il carattere di particolare punto nevralgico dell’intera Città metropolitana da meritare – dal punto di vista sociale, tecnico e storico – una completa e accurata rilettura.  Certo, la ricerca non nasconde un velo di nostalgia per il tempo che fu, insieme alle testimonianze di sgomento negli anni della guerra, la paura e le distruzioni. Anche il fiorire di attività produttive, nel dopoguerra, l’infittirsi di case d’abitazione venne sentito, all’epoca, con emozione: segno positivo del progresso. Chiese e centri parrocchiali, scuole e altri servizi, un apparato commerciale capillare e trasporti pubblici costituirono la fisionomia di borgo dotato di chiara identità. Intanto, l’apporto di diverse provenienze sedimentate nei decenni (regioni lontane, province piemontesi, altri Paesi europei e non) ha determinato integrazione culturale e attivismo sociale spesso accomunando sensibilità simili in merito a struttura familiare, concezione del lavoro, memoria rurale o esperienza operaia. Alla luce della fase storica presente, ricordiamo il recente e splendido centro religioso degli Ortodossi Romeni (qui descritto da uno dei progettisti, l’architetto Andrea Cavaliere) che ripropone la maestria dei carpentieri delle chiese lignee di Romania; menzioniamo anche la non felice situazione odierna del Vignotto, sito da cui parte la “ricerca sulle origini”. Proviamo, per esempio, a pensare a una “liberazione” delle sponde del Sangone, aprendo un percorso lungo ripa dal Vignotto alle Vallere, collegato al giardino delle Fonderie Limone. O ancora trovare, attraverso un sistema intermodale dei trasporti su rotaia (metro+SFM), una forte centralità urbana. Altri elementi di valorizzazione, operando in varie aree degradate, sarebbero tali da poter rievocare, talora, alcune suggestioni dell’amato passato”.

Nell’immagine in copertina la strada campestre che conduceva al Vignotto Dissotto.



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