Dalla Croce Rossa di Carignano la testimonianza di un soccorritore e il grazie di un nonno

Croce Rossa di Carignano

Riceviamo dalla Croce Rossa di Carignano e volentieri pubblichiamo quanto diffuso sulla pagina FB del Comitato locale.

Abbiamo deciso di condividere, con il consenso del nostro volontario Rino, la sua testimonianza/lettera. In questo periodo i pensieri di ognuno di noi che saliamo in ambulanza sono diversi. La testimonianza del nostro Rino, corpo militare della Croce Rossa Italiana e addetto TLC, ci fa pensare. Mettendo da parte un attimo l’attuale emergenza, questa testimonianza è un tesoro nelle menti di ogni soccorritore o personale sanitario. Questo è il motivo di una condivisione così importante per noi, un tesoro spesso racchiuso nelle menti di ognuno di noi, Grazie Rino per la tua apertura.
Ti vogliamo bene,
Il Comitato di Carignano della Croce Rossa Italiana

Ed ecco il post diventato lettera.

Antonio, tu non leggerai questo post. Non lo leggerai perché non sei tra i miei amici, certo. Ma io oggi voglio scriverti perché io oggi sono entrato brevemente nella tua vita, intendiamoci non un ingresso ufficiale anche se un poco invasivo. Sono entrato a casa tua, ero vestito come un marziano e tu mi hai guardato stranito. Certo io scherzando ti ho detto che non ti dovevi preoccupare, non era un’invasione aliena, e tu mi hai sorriso. Ma maledizione tu non potevi vedere il mio di sorriso, Antonio! Tu potevi vedere i miei occhi ma solo quelli ma, ti giuro, io sorridevo sotto quella mascherina e dietro a quel visor che nasconde i miei sentimenti e la mia empatia.
Ti ho preso sottobraccio e insieme siamo saliti in ambulanza. “Se si sente stanco ci fermiamo” ma tu (scusami la confidenza Antonio) hai proseguito con un guizzo, come se fermarsi fosse segno di debolezza. E quanto ti capisco.
Perché anche se stiamo male noi non dobbiamo darlo a vedere, vero Antonio?
Siamo saliti insieme in ambulanza, nonostante il respiro si facesse affannato, un gradino dietro l’altro, e abbiamo viaggiato insieme, da soli verso l’ospedale. Mentre ero dentro la tua casa ho visto le fotografie, le ho viste Antonio e ti ho visto al mare con i tuoi nipoti, in acqua sorridente, fiero e felice. E allora mentre il nostro autista guidava in mezzo al traffico ti ho chiesto di loro, tre nipoti di cui due gemelli con i boccoli biondi. Tu mi hai detto, con gli occhi lucidi, perché subito sono diventati lucidi, che ti mancano i tuoi nipoti, che ti manca abbracciarli. Ed io cosa potevo dirti se non che li riabbraccerai forte come un nonno che si rispetti e li coccolerai, perché è quello che i nonni fanno. Siamo arrivati in ospedale chiacchierando e parlando. Ti ho aiutato a scendere dalla nostra barella, scomoda peraltro, e ti sei sistemato nel lettino dentro una cameretta, ti ho attaccato la mascherina all’ossigeno, perché hai bisogno dell’ossigeno Antonio. Ci siamo guardati e ti ho detto “Abbracci i suoi nipoti da parte mia, per favore” perché io voglio che tu possa e debba farlo. Tu mi hai guardato e mi hai detto grazie. Ebbene io e te (scusami il tu) non ci incontreremo mai più e tu non mi potrai riconoscere se ci vedremo per strada ma volevo dirti che il tuo grazie non sparirà in fretta. Sarà insieme a tutti gli altri. Giusta paga di tutti noi Volontari. Ciao Antonio, abbracciali i tuoi nipoti, per favore.

Rino

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