Medicina del lavoro. Cos’è e di cosa si occupa
La salute è un diritto di tutti, ma la sua tutela è anche un dovere. Concetti che nel mondo del lavoro acquisiscono un peso particolare, e non da oggi come saremmo portati a credere.
La medicina del lavoro ha un’origine antica: viene infatti fatta risalire alla fine del Seicento quando Bernardo Ramazzini, un medico di Carpi (laureatosi all’Università di Parma nel 1665) scrisse l’opera “De morbis artificum diatriba”, il primo libro scritto specificamente sulle malattie professionali e sulla prevenzione dei rischi legati al lavoro.
Un trattato che, per la prima volta in assoluto, affrontò e descrisse le malattie professionali (all’epoca prevalentemente legate all’agricoltura e in particolare alla battitura del grano e del frumento) e sostenne la necessità di una specifica branca della medicina dedicata allo studio degli effetti del lavoro dal punto di vista sanitario ma anche da quello sociale e della tutela della salute.
E, in effetti, per medicina del lavoro si intende, ai giorni nostri, proprio quell’area specialistica della medicina che si pone l’obiettivo di studiare, proteggere e promuovere la salute dei lavoratori, come viene scritto espressamente nell’introduzione de “Il codice internazionale di etica per gli operatori di medicina del lavoro”, – traduzione a cura dell’INAIL dell’ultima edizione del codice redatto dall’International Commission on Occupational Health (ICOH) – che dice: “Obiettivo della medicina del lavoro è quello di proteggere e promuovere la salute dei lavoratori, sostenere ed incrementare le loro capacità lavorative, contribuendo ad istituire e a mantenere un ambiente di lavoro salubre e sicuro per tutti, promuovendo altresì l’adattamento del lavoro alle capacità dei lavoratori, tenendo in dovuto conto il loro stato di salute.”
Lo stesso Codice definisce anche come “operatori di medicina del lavoro” tutti coloro che per professione svolgono attività riguardanti “la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, forniscono servizi di medicina del lavoro o praticano la medicina del lavoro”. Uno spettro, dunque, assai ampio che, con la medicina del lavoro, tocca anche “aspetti tecnici, medici, sociali e giuridici” che richiedono un approccio multidisciplinare.
Gli aspetti di cui si occupa la medicina del lavoro sono dunque molteplici, legati strettamente all’ambito sanitario ma anche, altrettanto strettamente, a quello legislativo. La normativa italiana è, infatti, assai stringente e prevede, con il cosiddetto “Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” (l’insieme delle norme in materia, emanate con il decreto legislativo n. 81 del 2008, successivamente aggiornate anche recentemente con il decreto legislativo n. 101 del 2020) che tutte le aziende e tutti i datori di lavoro debbano obbligatoriamente effettuare in via preventiva una valutazione dei rischi aziendali definendoli nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
Qualora nel DVR siano presenti rischi e necessitino quindi di una sorveglianza sanitaria, scatta l’obbligo per l’azienda di nominare un medico competente, appunto un medico del lavoro.
Al di là però dell’obbligo di legge la sorveglianza e la cura dei lavoratori è anche un valore culturale e sociale. Appare evidente che il controllo preventivo e periodico della salute dei lavoratori non può che portare benefici.
Benefici non solo per i lavoratori ma anche per l’azienda, che può così ridurre fortemente il livello di rischio aziendale ed evitare il sorgere di malattie professionali, ma anche per la società, intesa in senso ampio, che godrà di una tutela della salute preventiva e periodica. La cura della salute ha infatti, da sempre, anche un profondo valore sociale del quale beneficia l’intera società.