“Le tre emme” e i ricordi di zia Susanna – COME ERAVAMO

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Dalla “scatola dei ricordi” il matrimonio di zio Collo e zia Minananna

“Le tre emme” e i ricordi di zia Susanna

Già qualche mese fa ho incontrato la signora Franca Smeriglio, quel giorno in veste di nonna con il nipotino Ettore … e mi dice: “Tra le carte dell’indimenticabile zia Susanna, Minananna per noi nipoti, ho trovato degli appunti; ho pensato a te. Te le faccio avere, fanne l’uso che ritieni più opportuno”.

Li ho letti con molta curiosità, hanno suscitato ricordi di espressioni comuni negli anni passati tra i carignanesi ma ho rinviato il momento di farne parte ai lettori in attesa di sentire la giusta concentrazione. Ora ho ripreso la penna.

Riporto così integralmente gli appunti della signora Susanna Vassarotto Collo dal titolo “Le  tre emme”.

“Pinotu d’le 3 M” era il signor Giuseppe Ramello che gestiva un’azienda a conduzione familiare, molto importante dal punto di vista sociale. Le 3 M erano: MNIS (rifiuti), MERDA (spurgo pozzi neri), MORT (pompe funebri).

MNIS  –  Lo smaltimento dei rifiuti solidi praticamente non esisteva, in quanto nella cucina di ogni famiglia c’era il “putagé” o cucina economica, che era un vero e proprio inceneritore domestico. In fondo a quasi tutti i cortili poi c’erano due strutture che contribuivano allo smaltimento dei rifiuti, e cioè:

  • La gabbia dei conigli, detta “trinu”, i cui ospiti pensavano a far sparire gli scarti di cucina, dalle bucce delle patate ai torsoli delle mele (le bucce di queste ultime no, in quanto le stesse non erano trattate chimicamente e noi ragazzi, dopo averle sommariamente strofinate sulla manica per lucidarle, le addentavamo così, senza sbucciarle).
  • La “tampa” era una vasca interrata, profonda 2 o 3 metri della capacità di poco più di una decina di metri cubi, coperta con un largo coperchio metallico ribaltabile: qui confluiva tutto quello che non aveva trovato smaltimento nel “putagé” e nel “trinu” dei conigli. Quando la “tampa” era colma il signor Ramello passava a vuotarla e ne portava in campagna il contenuto, che costituiva un ottimo concime organico.

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MERDA –  Poiché le fogne non c’erano per tutti, esistevano i pozzi neri, che il signor Ramello provvedeva a vuotare quando il livello stava per affiorare. Il lavoro veniva eseguito alle prime luci dell’alba, con un mezzo alquanto rumoroso, il cui metallico “tac tac, tac tac tac”, ripetuto per un bel po’ di tempo, serviva anche da sveglia per i carignanesi. A lavoro ultimato rimaneva nell’aria un profumino …. niente male.

MORT  –   L’impresa di pompe funebri continua ancora oggi, gestita da Giuseppe Baravalle, nipote del signor Pinotu Ramello. Un tempo il trasporto funebre veniva effettuato mediante carrozze a cavalli di diversa qualità, a seconda della “classe di sepoltura”. Per quelle “signorili” veniva usata la “carrozza con i vetri” particolarmente elegante, trainata dai cavalli pomposamente bardati, con pennacchi e coperte supergallonate. Ricca di dorature anche la divisa di Pinotu, seduto a cassetta ed infiocchettata anche la sua frusta.

 




 

Mi permetto un aggiornamento sulla gestione di quella che è stata l’attività di Giuseppe Ramello (1881-1970), sopradescritta con dovizia di particolari. Sulla base della ricerca pubblicata su questo mensile a luglio-agosto 2012, nell’attività di pompe funebri a Pinotu subentrò il genero Antonio Baravalle (1911-1981) che. anche con l’aiuto dei fratelli, ingrandì l’impresa: nel 1964 lo affiancò il figlio Giuseppe (classe 1945) che nel 1997 con Hendrik Strumia, che aveva appreso l’arte cerimoniale funeraria dal nonno Bartolomeo di Sommariva Bosco, costituì l’attuale Impresa H. Strumia-Baravalle.

Ritengo ora doveroso aggiungere alcuni dati di carattere biografico, in parte raccolti dalle sorelle Smeriglio (Franca e Susanna)  ed in parte ricavati dall’intervista alla loro mamma, signora Irene Vassarotto Smeriglio, pubblicata su questo mensile a giugno 2017.

Susanna Vassarotto nasce a Carignano nella storica casa “del porton” il 22 ottobre 1924 da papà Carlo (Carlin gasìe, 1884-1968) e mamma Maria Ronco (1898-1944) e lì abita fino all’età di dieci anni, quando la  famiglia si trasferisce nella casa di via Cara de Canonica, acquistata da magna Cina (sorella di Carlo, ricamatrice, nota per aver confezionato molte bandiere, in particolare per le “leve” carignanesi).

Scrivono le nipoti: “Come consuetudine di quel periodo, delle guerra e della povertà che colpiva le famiglie solo una delle figlie venne avviata agli studi superiori, nel caso nostro si tratta proprio di zia Susanna. A causa della guerra studiò a Torino, in collegio … erano tempi duri, difficili e viaggiare sarebbe stato assai pericoloso.”

Nel giugno 1942 conseguì il diploma di abilitazione magistrale, con l’aiuto di una sua maestra che molto l’apprezzava e della sua madrina, zia Cina.

Il 24 settembre 1956 si celebra il matrimonio con il dottor Antonio Collo (3 agosto 1927-17 dicembre 1997). Amano entrambi la buona tavola ed entrano nel circuito di famosi ristoranti dove collezionano i “Piatti del Buon Ricordo” ma soprattutto condividono la passione per la ricerca storica.

Annotano ancora le nipoti; “Rimasta vedova, decide di donare al Comune di Carignano i libri (circa 9000…) per far sì che il lavoro di tanti anni e gli studi sulla Resistenza possano essere conservati, condivisi e considerati patrimonio di tutti (il fondo librario è attualmente sistemato nella “Sala Collo” annessa alla Biblioteca nel Municipio di Carignano, via Frichieri 13).”

“Zia ci ha lasciati il 14 marzo 2012, lucida e presente a se stessa fino all’ultimo dei suoi giorni.”

Grata a Lei per aver annotato così scrupolosamente particolari che non abbiamo avuto modo di conoscere a fondo e grazie a Franca e Susanna per la loro preziosa attenzione e cortese disponibilità.

 

Come Eravamo  aprile 2022 – “Le tre emme” e i ricordi di zia Susanna 

COME ERAVAMO – Rubrica a cura di Marilena Cavallero

A marzo 2020

A settembre 2019




 

 

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