Elezioni d’autunno per il Parlamento – Alle urne domenica 25 settembre: si votano 600 tra deputati e senatori

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Gli italiani sono chiamati alle urne, domenica 25 settembre, per il rinnovo del Parlamento, in anticipo sulla scadenza naturale della legislatura quinquennale (cioè il 2023; le ultime elezioni politiche sono state il 4 marzo 2018) come conseguenza della crisi del governo Draghi e anche in un periodo inconsueto. Il voto in autunno rappresenta una novità assoluta. Dalle ore 7 alle ore 23, si voterà, in una sola giornata, per designare i componenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica che, per effetto della riforma costituzionale approvata nel 2019 e confermata con il referendum del 2020 saranno in numero ridotto rispetto al passato. I parlamentari saranno in tutto 600, cioè 400 deputati e 200 senatori (dalla IV alla XVIII legislatura erano 935,  rispettivamente 630 e 315).

L’attuale legge elettorale (legge n.165 del 3 novembre 2017), nota come legge Rosato o Rosatellum,  prevede un sistema misto proporzionale e maggioritario. Un terzo dei seggi tra Camera e Senato sarà eletto in collegi uninominali (tramite un sistema maggioritario), mentre i restanti due terzi saranno divisi tra i partiti rispettando i risultati percentuali ottenuti alle elezioni (tramite un sistema proporzionale).

Alla Camera saranno assegnati 148 collegi uninominali, dove i partiti e le coalizioni presenteranno un solo candidato. Sarà eletta la persona che prende almeno un voto in più degli altri. Per gli altri 244 seggi sarà usato il metodo proporzionale che prevede collegi plurinominali nei quali ogni partito o coalizione riceverà un numero di seggi in proporzione al numero di voti ricevuti. In questo caso gli elettori non possono indicare preferenze sui nomi dei candidati che sono invece eletti seguendo l’ordine dei nomi indicati dai partiti sulle liste.

Anche in Senato si segue la combinazione di metodo proporzionale e maggioritario. 74 i collegi uninominali e 122 i collegi del proporzionale a cui si aggiungono 4 seggi degli eletti all’estero. Non si può scegliere il voto disgiunto ma indicare una sola preferenza. I partiti ottengono i seggi solo se ottengono almeno il 3% dei voti su base nazionale. Le coalizioni devono invece raggiungere la soglia del 10%.

Si ricorda che per essere ammessi a votare gli elettori devono esibire la tessera elettorale e un idoneo documento di identità (carta d’identità o altro documento di identificazione rilasciato dalla pubblica amministrazione purché munito di fotografia). Una nuova  tessera elettorale, in caso di smarrimento o di indisponibilità di spazi per la timbratura,  può essere richiesta agli uffici elettorali dei comuni che prederanno orari di apertura straordinaria per agevolare gli elettori.

Per ogni ramo del Parlamento si riceverà una scheda, una quindi per il Senato (scheda gialla) ed una per la Camera (scheda rosa). Il voto si può esprimere nei seguenti modi: 1) tracciando una croce sia sul candidato all’uninominale che su una delle liste che lo sostengono (il voto va al candidato nell’uninominale e alla lista per il proporzionale); 2) tracciando una croce sulla sola lista (anche in questo caso il voto va alla lista e al candidato nell’uninominale collegato a quella lista; 3) tracciando una croce sul solo candidato all’uninominale (il voto va al candidato nell’uninominale e a tutte le liste collegate in proporzione ai voti effettivamente ottenuti dalle stesse); 4) tracciando un segno sul contrassegno e un segno sulla lista di candidati nel collegio plurinominale della lista medesima, (il voto va sia alla lista sia al candidato uninominale).

Non è previsto il voto disgiunto. Tracciando un segno su un candidato uninominale e sul simbolo di un partito o coalizione diverso da quello o quelli che sostengono il candidato il voto sarà considerato nullo.




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