L’arte è movimento all’HangarBicocca – Jean Tinguely in mostra: la più estesa retrospettiva realizzata in Italia
La più estesa retrospettiva realizzata in Italia dopo la scomparsa dell’artista è in corso negli spazi di Pirelli HangarBicocca a Milano (via Chiese 2 – www.pirellihangarbicocca.org; fino al 2 febbraio 2025): la mostra “Jean Tinguely” mette in luce la radicalità e la natura sperimentale di uno degli artisti che hanno tracciato la storia dell’arte del XX secolo, rimarcando la sua attualità nel presente e la sua valenza contemporanea ancora oggi.
Un nucleo di quaranta lavori realizzati dagli anni Cinquanta agli anni Novanta occupano la quasi totalità dei 5000 metri quadrati delle Navate, dando vita ad un’unica coreografia sonora e visiva formata da opere di varo formato, rappresentative del suo percorso artistico, da quelle cinetiche seminali alle macchine monumentali.
La mostra è organizzata da Pirelli HangarBicocca in collaborazione con il Museo Tinguely di Basilea. Il progetto espositivo è a cura di Camille Morineau, Lucia Pesapane e Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli e fa parte del palinsesto di eventi culturali realizzati per celebrare i cento anni dalla nascita dell’artista (1925-2025).
“Sono un artista del movimento. Ho cominciato facendo pittura, ma mi sono arenato, ero in un vicolo cieco” (da “Tinguely parla di Tinguely”, intervista in onda sulla Radio Televisione Belga il 13 dicembre 1982). Si autodefinisce così uno degli artisti più eversivi del secolo scorso che ha incentrato tutta la sua sperimentazione sul superamento della bidimensionalità e sull’assidua ricerca sul movimento della materia e degli oggetti e sul cambiamento continuo, scardinando il concetto di composizione permanente e definitiva. Un’attitudine artistica che si riferisce a temi esistenziali più ampi come la precarietà e transitorietà dell’essere umano e l’evoluzione dei contesti sociali e politici.
Tinguely (Friburgo, 1925 – Berna, 1991) è infatti considerato uno dei grandi artisti pionieri del XX secolo che hanno rivoluzionato il concetto stesso di opera d’arte, e uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica. Al centro del suo lavoro vi è la ricerca attorno alla macchina con il suo funzionamento e movimento, i suoi rumori e suoni e la sua poesia intrinseca. Tinguely è tra i primi artisti ad utilizzare oggetti di scarto, ingranaggi e altri materiali che poi salda, creando macchine rumorose e cacofoniche funzionanti dotate di veri e propri motori. Le sue sculture presentano inoltre un carattere performativo grazie al loro costante movimento e alla loro peculiarità di coinvolgere il pubblico. L’ingranaggio, e in particolare la ruota, sono spesso gli elementi fondanti delle sue opere, i cui funzionamenti tradizionali sono volontariamente sgretolati dall’artista, che libera la macchina dalla “tirannia dell’utilità”, favorendo l’imprevisto e l’effimero all’interno dei suoi marchingegni assurdi e sorprendenti.
Le opere meccaniche trovano un legame spontaneo con l’ampiezza dell’edificio ex industriale e offrono al pubblico la possibilità di entrare in contatto e approfondire la pratica dell’artista svizzero che concepiva l’arte lontana dall’idea di autorialità, quindi mai univoca e definitiva: un’arte sovente realizzata come performance, talvolta collocata in luoghi non museali, transitoria e, grazie ai suoi elementi interattivi, capace di coinvolgere e affascinare.