Rita Pavone quinto e ultimo ospite di Letti di Notte questa sera sabato 14 giugno: “Gemma e le altre” è l’esordio narrativo di un’artista eclettica che ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo

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Rita Pavone (ph Valerio Faccini)

Questa sera  sabato 14 giugno  cala il sipario sullo strepitoso  Letti di Notte 2025, il festival letterario-pop di Carmagnola che, iniziato  il 10 giugno, si svolge nel parco di Cascina Vigna (via San Francesco di Sales 188 – inizio ore 21; ingresso libero). Ospite di questa ultima serata è Rita Pavone che presenta “Gemma e le altre” (La nave di Teseo) intervistata da Beppe Gandolfo (News Mediaset).

L’AUTRICE. Artista eclettica, è attrice, cantante, compositrice e produttrice. Nel 1963, appena diciassettenne, con già all’attivo otto singoli e una fama nazionale e internazionale in un’epoca senza social, iniziava una carriera strepitosa che dura ancora oggi. Ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo, incidendo i suoi dischi in sette lingue diverse e vendendone oltre 50 milioni di copie a livello planetario. Gemma e le altre è il suo esordio narrativo-

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IL LIBRO. Nel 1989 usciva Gemma e le altre, un concept album in cui, per la prima volta, Rita Pavone vestiva i panni di autrice dei testi e produttrice, oltre che di interprete. Nelle dieci tracce del disco l’universo femminile veniva indagato «in tutte le sue sfumature e accezioni». Erano affreschi di donne vere, di età diverse e diversa provenienza sociale, con i loro momenti di felicità, di dolore e di rabbia, i loro tradimenti e le rivincite. E, tra questi, trovavano spazio anche gli «amori diversi», in un’epoca in cui erano ancora considerati «inammissibili, improponibili e inaccettabili».

Trentasei anni dopo, questo disco e le storie che narrava riemergono «con una grande e inaspettata forza». È dall’urgenza di raccontarle in una nuova forma che nasce questo libro: la prima avventura narrativa dalla penna energica ed eclettica di Rita Pavone. Le vicende di Gemma e delle altre ritornano, dunque, e ogni brano si trasforma in racconto fino a costruire un grande affresco femminile, sfaccettato e sempre vivissimo. C’è allora Iris, «un treno che non ferma mai»; Elena, con il suo «amore a metà», e poi Adele, pronta a trovare «una via di uscita» a una storia al capolinea. Ci sono «Donne ferme», deluse e «ignare di essere vittime di loro stesse», e «Donne che camminano», capaci di voltare pagina e ricominciare da capo. Ci sono donne vere: «strepitosamente sempre donne, inguaribilmente sempre donne, spudoratamente sempre donne».

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