Miniature rivelate a Palazzo Madama – In mostra 50 capolavori dalla raccolta di manoscritti del Museo

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miniature rivelate

Codice delle Catene (foto Studio Gonella)

Cinquanta capolavori dalla raccolta di manoscritti di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica per la prima volta, e tutti insieme, potranno essere ammirati dai visitatori fino all’8 settembre prossimo. Sfogliati ovviamente no, pagine troppo preziose e delicate.  Ha aperto al pubblico a maggio il progetto espositivo “Jan Van Eyck e le miniature rivelate”, curato da Simonetta Castronovo, conservatrice di Palazzo Madama, e realizzato in partnership con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino.

(foto Studio Gonella)

La mostra, allestita al piano terra di Palazzo Madama (piazza Castello, Corte Medievale – www.palazzomadamatorino.it)  nasce dalla volontà di valorizzare e approfondire la conoscenza della collezione di manoscritti e miniature ritagliate (cuttings) del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, costituita da 20 codici miniati, 10 incunaboli e da un ricco fondo di 80 tra fogli e miniature ritagliate, databili tra il XIII e il XVI secolo raramente esposta perché particolarmente delicata.

L’obiettivo è svelare e illustrare al pubblico un patrimonio che pochi conoscono, affiancando alle vetrine una grafica che, oltre a inquadrare ciascun volume e ciascun frammento nel giusto contesto geografico e stilistico, apra anche degli approfondimenti sia sulle tecniche di realizzazione dei manoscritti e i materiali impiegati, sia sulle biblioteche nel Medioevo e nel Rinascimento e sulla circolazione dei libri in questo periodo.

Il progetto parte da lontano, il lavoro è iniziato quattro anni fa: ha preso avvio nel 2021, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici (professor Fabrizio Crivello) e il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino (professor Angelo Agostino), e il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale (professor Maurizio Aceto). Il primo intervento è consistito nella schedatura sistematica dei materiali e in una campagna fotografica di tutte le opere prese in esame, seguite da una campagna di analisi scientifiche (quali misurazioni con le tecniche FORS e XRF riguardanti i supporti, i pigmenti, le dorature).

La mostra nasce quindi dalla volontà di presentare, terminati i rilevamenti e le ricerche su questo fragile patrimonio, gli esiti degli approfonditi studi appena conclusi.

miniature

222/M – Frammento pergamenaceo di Corale con Iniziale R con Cristo risorto dal sepolcro e le tre Marie, Italia settentrionale (Bologna o Udine), 1350 – 1375, cm 32,3 x 22

L’esposizione è articolata in sei sezioni cronologiche. Aprono la mostra, all’interno della sezione dedicata al Duecento e al Trecento, gli Statuti della Città di Torino del 1360 (manoscritto noto come Codice delle Catene, oggi conservato nell’Archivio Storico del Comune), un volume di grande importanza politica e simbolica per Torino, dal momento che racchiude i primi ordinamenti che regolavano la vita cittadina e i rapporti del Comune con i conti di Savoia; quindi, due statuti di Corporazioni medievali, la Matricola degli orefici e quella dei Cordovanieri di Bologna, e infine una Bibbia del 1280, autentico capolavoro del Duecento bolognese.

467/M f. 93 verso – Très Belles Heures de Notre Dame de Jean de Berry, codice noto anche come Ore di Torino-Milano, “Nascita del Battista” e “Battesimo di Cristo”, Jan Van Eyck, 1420-1424, mm 203 x 283

Al Gotico internazionale e lombardo appartengono una serie di frammenti provenienti da raffinati Libri d’ore e Antifonari legati al gusto della corte dei Visconti, come il Giovanni Battista di seguace di Michelino da Besozzo; mentre nella sezione dedicata al XV secolo in Francia e nelle Fiandre è presentato il celebre codice delle Très Belles Heures de Notre Dame di Jean de Berry, noto anche come Heures de Turin-Milan, con miniature di Jan van Eyck, l’opera più preziosa in assoluto del Museo Civico di Torino, mai più esposto al pubblico dal 2019; affiancato da altre testimonianze dell’arte fiamminga e franco fiamminga, alcune giunte precocemente in Piemonte: come il Messale commissionato dalla famiglia Buschetti di Chieri, il Libro d’Ore di Simon Marmion e il Libro d’ore di Chalons-sur-Saone di Antoine de Lonhy, il pittore borgognone poi attivo tra Savoia, Valle di Susa, Torino e Chieri nell’ultimo quarto del Quattrocento. Risalenti al XV e XVI secolo e provenienti da Ducato di Savoia sono invece, il Libro d’Ore Deloche del Maestro del Principe di Piemonte e il Laudario della Confraternita di Santa Croce di Cuneo.

Seguono una quinta sezione, dedicata al Rinascimento, con il Messale del cardinale Domenico della Rovere miniato da Francesco Marmitta e numerosi frammenti, e infine quella dedicata agli incunaboli miniati, con il raro Libro d’Ore di Antoine Vérard (Parigi 1481-1486). Chiude la mostra il cosiddetto Libro di Lettere Astrologiche (1550), in realtà un manuale di calligrafia, forse realizzato per il giovane Emanuele Filiberto di Savoia, con straordinarie iniziali a inchiostro, ancora di ispirazione medievaleggiante.

 

 




 

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