Proclama di Moncalieri, celebrazione in musica mercoledì 20 novembre al Castello con l’Orchestra Poledro

Concerto per il Proclama di Moncalieri Orchestra Polledro

Orchestra da camera Polledro /Courtesy photo Franco Turcati

Conferenza, celebrazione in musica e una sede prestigiosa per celebrare una pagina di storia importante: mercoledì 20 novembre il 2° Concerto di Stagione dell’Orchestra da Camera Giovanni Battista Polledro sarà dedicato al 170° anniversario del Proclama di Moncalieri. 
L’evento si svolgerà eccezionalmente nel Castello Reale (piazza Baden Baden 4, Moncalieri), Patrimonio Unesco. Appuntamento alle ore 20.30 (ingresso gratuito e libero fino ad esaurimento posti). Con il patrocinio e in collaborazione con la Città di Moncalieri, con il Comando del I Reggimento Carabinieri Piemonte, con il patrocinio istituzionale della Regione Piemonte.




L’Orchestra Polledro diretta dal maestro Federico Bisio proporrà nella maestosa Sala della Regina un programma interamente dedicato alla musica per ensemble di fiati, con capolavori di Enescu e Dvorak: il Dixtuor per fiati Op. 14 di George Enescu (1881-1955) e la Serenata per fiati Op. 44 di Antonin Dvorak (1841-1904). Si segnala la partecipazione in organico del maestro Carlo Romano (già primo oboe solista dell’Orchestra sinfonica Nazionale della Rai).
Il concerto sarà preceduto da una conferenza sul Proclama di Moncalieri del professor Gian Savino Pene Vidari, presidente della Deputazione Subalpina di Storia Patria. L’appuntamento è alle ore 17.30 alla Biblioteca Civica Arduino (via Cavour 31), nell’ambito della rassegna di studi storici Sguardi su Moncalieri, a cura del Centro Studi Piemontesi.

L’assessore alla Cultura del Comune di Moncalieri Laura Pompeo, sottolinea il significato celebrativo di questa speciale ricorrenza: “Il concerto al Castello Reale si terrà nella data precisa del 170° anniversario del Proclama di Moncalieri, firmato proprio qui da Vittorio Emanuele II il 20 novembre 1849. Si tratta di una pagina di storia cui si guarda ancora oggi come un punto di svolta. Disponendo lo scioglimento della Camera dei Deputati e la convocazione di nuove elezioni, Vittorio Emanuele II aprì la strada alla successiva ratifica del trattato di pace con l’Austria e favorì l’imporsi di uno Stato nuovo, con un gruppo dirigente capace e una politica liberale solida. Va rilevato l’intento di Vittorio Emanuele di salvare un ancora fragile sistema costituzionale. La stagione che ne seguì portò in un decennio il re e il gruppo dirigente del piccolo Regno di Sardegna alla ribalta della storia nazionale, con l’unificazione dell’Italia nel 1861”.

2° concerto dell’Orchestra Polledro, in occasione del 170° anniversario del Proclama di Moncalieri, presentazione del repertorio a cura di Benedetta Saglietti “Il Decimino di George Enescu, il più celebre compositore rumeno, è una composizione scritta per un organico raro, ovvero un doppio quintetto a fiati: due flauti, un oboe, un corno inglese, due clarinetti, due fagotti e due corni. Fu concepito da Enescu nel 1906 ed eseguito nello stesso anno a Parigi dalla Société moderne d’instruments à vent. Nella sua struttura il Decimino è accostabile al Divertimento, composizione profana di carattere strumentale, spesso eseguita durante feste e banchetti, molto popolare all’epoca di Haydn e Mozart. Lo stile del brano è fresco e spontaneo, quasi rapsodico; in esso i temi sgorgano con naturalezza e in libertà, senza grandi contrasti tonali. Il legame di Enescu col genio di Bonn è sotterraneo, ma fortissimo: Vincent d’Indy, il famoso critico e compositore francese, affermò che se tutte le composizioni di Beethoven fossero andate distrutte avrebbero potuto essere ricostruite a memoria da George Enescu. Di struttura e destinazione simile al Divertimento è la Serenata. Quella del compositore cèco Antonin Dvoràk che si ascolterà il 20 novembre è strumentata per dieci strumenti a fiato (due oboi, due clarinetti, due fagotti, tre corni e il controfagotto, indicato in partitura ad libitum, ovvero “a piacere”, si può scegliere se aggiungerlo all’ensemble oppure no), il violoncello e il contrabbasso. Un Dvoràk maturo ritorna al genere della Serenata per archi nel 1878 – dopo averne composto una prima, l’op. 22 – ispirandosi, probabilmente, non tanto al classicismo viennese, quanto al Brahms delle due Serenate op. 11 e op. 16. E fu proprio Brahms che procurò a Dvoràk una borsa di studio statale e poi, maturo dell’esperienza delle sue celeberrime Danze ungheresi, patrocinò le musiche del collega presso l’editore Simrock di Berlino (uno degli editori di Beethoven), spingendolo a fare ricerche musicologiche e a interessarsi alla musica popolare del suo Paese, rafforzandone la vocazione autoctona. L’ampio uso di melodie popolari – tratto che diverrà tipico di Dvoràk – sono fuse nell’Op. 44 prevista in programma nella tradizionale struttura della serenata in quattro tempi. Pochi mesi dopo una fortunata prima esecuzione, la Serenata entrò nel catalogo di Simrock, insieme con la sua prima serie di Danze Slave e alle tre Rapsodie Slave, entrambe risalenti al 1878.”

 

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