Tina Modotti raccontata attraverso trecento fotografie e documenti inediti a Camera – La mostra è aperta fino al 2 febbraio 2025
“Tina Modotti. L’opera”, la mostra in corso a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia (via delle Rosine 18, Torino – www.camera.to; fino al 2 febbraio 2025), a cura di Riccardo Costantini, si snoda intorno alla straordinaria produzione fotografica – più ricca di quanto finora creduto – di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, detta Tina (per la madre Tinissima).
Promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e realizzata in collaborazione con Cinemazero, l’esposizione racconta una delle figure più rilevanti della fotografia del XX secolo. Nata a Udine nel 1896 e migrata con la famiglia prima in Austria e poi in America, approdata a Hollywood poco più che ventenne, Modotti recita in alcuni film muti e si appassiona di fotografia, grazie anche all’incontro con il fotografo Edward Weston. Tessere relazioni è un aspetto ricorrente della vita della fotografa, che tra Messico e Stati Uniti incontra Diego Rivera, Frida Kahlo, Dorothea Lange e Roubaix de l’Abrie Richey (Robo) , pittore e poeta e suo futuro marito: la sua scomparsa e quella del padre nel 1922 segnano fortemente la sua carriera. Partirà per il Messico con Weston per approfondire la conoscenza della fotografia. In ques o paese Modotti affina tecnica e stile, realizzando “ fotografie oneste”, libere da virtuosismi, prediligendo l’ immediatezza senza rinunciare alla sperimentazione.
Nel corso della sua carriera, abbandona lo studio delle nature morte focalizzandosi sempre più sull’ essere umano, creando una forma inedita di documentazione sociale- antropologica accompagnata da forti rimandi politici , come gli scatti dedicati alla fiera bellezza delle donne di Tehuantepec (Messico) del 1929, carichi di un intenso messaggio sociale. L’impegno civile evocato dalle sue fotografie si riflette anche nelle idee politiche di Modotti – naturalmente propensa alle cause dei più deboli e mossa da un’impellente necessità di azione – che non a caso nel 1927 aderisce al partito comunista messicano.
Attrice, modella, attivista, autrice di saggi, pittrice e fotografa, la vita di Tina Modotti è scandita da continui cambiamenti fino alla morte nel 1942 in Messico , luogo al quale la sua vita e la sua produzione sono indissolubilmente legate. È difficile scindere l’arte della fotografa dalla sua vita a cavallo tra due guerre, in otto paesi, parlando cinque lingue differenti, e proprio per questo la mostra di Torino si concentra sull’intensità della sua produzione, cercando di lasciare d a parte la biografia.
Le 300 fotografie esposte a Torino, provenienti da ricerche e prestiti da ben 32 archivi da tutto il mondo (da Honolulu a San Francisco, da Città del Messico a Mosca, da Udine a Canberra), raccontano la poliedricità , le peculiarità artistiche, l’indole curiosa, partecipe e libera di Modotti, che nel corso di una breve ma intensa carriera è riuscita a catturare in ritratti di vita quotidiana l’intensità e i contrasti dei mondi che ha attraversato, raccontando l’ingius tizia, il lavoro, l’attivismo politico, la povertà, le contraddizioni del progresso e del passaggio alla modernità.
La mostra è un’esposizione importante anche dal punto di vista documentale perché raccoglie materiali inediti, video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani, ritratti dell’artista e fotografie che riscostruiscono anche la prima e unica esposizione che Tina Modotti realizzò nel 1929, importante testimonianza dell’arte della fotografa.