A CAMERA una mostra dedicata a Eve Arnold – La carriera della grande fotografa americana è un inno all’emancipazione femminile

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Marilyn Monroe in the Nevada desert during the filming of “The Misfits. USA, 1960 © Eve Arnold / Magnum Photos

Dopo Robert Doisneau, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino (via delle Rosine 18 –  www.camera.to) propone, fino al 4 giugno, un’altra leggenda della fotografia del XX secolo: Eve Arnold, la prima donna, insieme a Inge Morath, a far parte della prestigiosa agenzia MagnumPhotos nel 1951. La fotografa americana  ha saputo raccontare il mondo con un “appassionato approccio personale”, unico strumento reputato da lei indispensabile per un fotografo.
Determinazione, curiosità e, soprattutto, la volontà di fuggire da qualsiasi stereotipo o facile categorizzazione le hanno permesso di produrre un corpus eclettico di opere: dai ritratti delle grandi star del cinema e dello spettacolo ai reportage d’inchiesta dove ha affrontato temi e questioni assolutamente centrali nel dibattito pubblico di ieri e di oggi.

 




Curata da Monica Poggi e realizzata in collaborazione con Magnum Photos, “Eve Arnold. L’opera, 1950-1980” si compone di circa 170 immagini, di cui molte mai esposte fino ad ora, e presenta l’opera completa della fotografa a partire dai primi scatti in bianco e nero della New York degli anni Cinquanta fino agli ultimi lavori a colori, realizzati alla fine del secolo.

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Bar girl in a brothel in the red light district, Havana, Cuba, 1954 © Eve Arnold / Magnum Photos

Le opere selezionate affrontano temi e questioni come il razzismo negli Stati Uniti, l’emancipazione femminile,
l’interazione fra le differenti culture del mondo. Anche se la sua fama planetaria è senza dubbio legata ai numerosi servizi sui set di film indimenticabili, dove ha ritratto le grandi star del periodo da Marlene Dietrich a Marilyn Monroe, da Joan Crawford a Orson Welles.
“Metaforicamente parlando – ha affermato Robert Capa – il suo lavoro cade a metà fra le gambe di Marlene Dietrich e la vita amara dei lavoratori migranti nei campi di patate”. Ed è proprio un servizio dedicato all’attrice tedesca, ottenuto quasi casualmente, ad accendere i riflettori sul suo talento, dandole accesso al mondo dello spettacolo. Gli scatti più noti sono quelli che hanno come soggetto Marilyn Monroe, con la quale stringe un vero e proprio sodalizio artistico dopo che la diva nel 1954 la avvicina a una festa dicendole: “Se sei riuscita a fare così bene con Marlene, riesci a immaginare cosa potresti fare con me?”. Il rapporto con Marilyn fa nascere immagini passate alla storia soprattutto per aver raccontato la personalità dell’attrice celata dietro alla facciata da diva. Eve Arnold dimostra una straordinaria capacità di entrare in sintonia con i propri soggetti, abbattendo barriere e reticenze, anche attraverso gli iconici ritratti a personaggi come Joan Crawford, che si fa immortalare durante infiniti rituali di bellezza, o Malcolm X, che le concede di seguirlo a distanza ravvicinata durante i più importanti raduni dei Black Muslims e del quale realizza un ritratto che diviene subito una vera e propria icona.

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Joan Crawford, Los Angeles, California, USA, 1959 © Eve Arnold / Magnum Photo

Proprio le immagini del controverso leader trovano posto in mostra insieme ai diversi servizi dedicati da Eve Arnold alla comunità nera e alle rivendicazioni degli afroamericani che negli anni Cinquanta stavano prendendo piede in tutti gli Stati Uniti. Il suo primo lavoro è, infatti, un reportage dai toni densi e fumosi dedicato alle numerose sfilate di moda di Harlem, organizzate nella totale indifferenza del mondo della moda bianca. Realizzato come esercitazione per un corso alla New School for Social Research di New York tenuto dal celebre art director di “Harper’s Bazaar”, Alexey Brodovitch, il progetto la trasforma in pochissimo tempo in una delle autrici più richieste da giornali e magazine internazionali. Questi scatti sono rivoluzionari sia per la scelta del soggetto che per lo stile: uscendo dall’estetica patinata dei magazine del periodo, Arnold racconta i momenti spontanei dietro le quinte, l’attesa prima dello spettacolo, l’impazienza del pubblico. Il lavoro è realizzato in situazioni di scarsa luminosità e, non volendo utilizzare il flash, Eve Arnold passa ore in camera oscura per esaltare l’atmosfera intima degli ambienti, ponendo le basi del suo particolare stile dove la teatralità di un’illuminazione naturale e la vicinanza emotiva ai soggetti sono imprescindibili. Il servizio è considerato troppo scandaloso per i giornali americani, tanto da venire pubblicato nel 1951 dal londinese “Picture Post” e poi da diverse riviste europee.
A questo seguiranno numerosi altri reportage da tutto il mondo, come quelli realizzati in Cina nel 1979 e l’imponente progetto sull’uso del velo in Medio Oriente, avviato dopo aver assistito a un discorso del presidente tunisino Habib Bourguiba che esortava le donne a togliere il velo per entrare nella modernità: luoghi e temi in grado di aprire dibattiti anche sull’oggi.
La carriera di Arnold è a tutti gli effetti un inno all’emancipazione femminile. I suoi soggetti sono nella maggior parte dei casi donne: lavoratrici, madri, bambine, dive, suore, modelle, studentesse, immortalate senza mai scivolare in stereotipi o facili categorizzazioni, con il solo intento di conoscere, capire e raccontare. Questo principio la guida anche nelle fotografie più intime e delicate, come quelle realizzate all’interno dei reparti di maternità degli ospedali di tutto il mondo, soggetto a cui ritorna costantemente per esorcizzare il dolore subito con la perdita di un figlio avvenuta nel 1959.

Nata nel 1912 a Philadelphia in una famiglia di ebrei russi, Eve Arnold inizia a fotografare a metà anni Quaranta. Nel 1943 si trasferisce a New York e lavora presso gli stabilimenti Stanbi Photos, dove supervisiona il processo di sviluppo industriale. In questo periodo sposa Arnold Arnold, con il quale ha un figlio nel 1948. Dopo aver lasciato il lavoro per accudire il figlio, nel 1950 frequenta un corso alla New School for Social Research guidato da Alexey Brodovitch, l’anno successivo il “Picture Post” pubblica il suo primo servizio, un reportage sulle sfilate di moda di Harlem. In questa occasione entra in contatto con i movimenti antirazzisti diventandone sostenitrice e fotografando più tardi da vicino l’ascesa dei Black Muslims e di Malcolm X. Nel 1951 diventa membro associato di Magnum, divenendone membro effettivo nel 1957. In questi anni pubblica su riviste come “Life”, “Look”, “Paris Match”, “Vogue”, “Stern” e “The Sunday Times”, alternando servizi più impegnati ai ritratti dei protagonisti del mondo del cinema e dello spettacolo. Nel 1954 conosce Marilyn Monroe, con la quale stringe una profonda amicizia. Dal 1962 si trasferisce a Londra, continuando a realizzare reportage in tutto il mondo. Nel 1971 gira un documentario
sulla condizione femminile in Medio Oriente, mentre nel 1976 pubblica il suo primo libro The Un-retouched Woman. Nel 1980 il Brooklyn Museum dedica una grande mostra al suo reportage sulla Cina. Nel corso della sua carriera ha ottenuto importanti riconoscimenti, fra cui l’elezione a Master Photographer da parte dell’International Center of Photography di New York nel 1995 e l’inserimento nell’Order of the British Empire nel 2003. Fra le mostre più importanti a lei dedicate si ricorda quella del 1996 presso il Barbican Centre di Londra. Muore a Londra nel 2012, pochi mesi prima di compiere 100 anni.

La mostra su Eve Arnold è organizzata da CAMERA in collaborazione con Magnum Photos, con il patrocinio di
Regione Piemonte e Città di Torino.

 




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