I capponi di Renzo – I NOSTRI LETTORI CI SCRIVONO

I capponi di Renzo

Riceviamo e pubblichiamo.

I capponi di Renzo

Qualche giorno addietro, da liberale incallito, parlavo con un’amica “cattocomunista” dei problemi economici (quindi anche politici) con cui si confronta la gente comune.
Facevo notare che la gran parte delle persone si divide e si scontra senza che in nessuno di loro sorga  neppure il dubbio che così fanno il gioco di una classe politica a parer mio totalmente incapace, autoreferenziale, che pensa solo a conservare il “seggio”.
Tema principale dello scontro sono naturalmente le scelte economiche e fiscali sui quali partono, lancia in resta: dipendenti e partite I.V.A., l’un contro l’altro armati, con accuse di evasione fiscale, delocalizzazioni pretestuose … .
Non si accorgono che, come “i capponi di Renzo”, si beccano tra loro benché abbiano una sorte comune ed un comune nemico cioè questo “Stato” o meglio nell’unica forma in cui esso si manifesta il” Fisco” perché i “servizi” ormai sono inesistenti o pagati oltre alle tasse “normali” (strade dissestate e ponti che crollano nonostante i pedaggi, Tiket sanitari, pensioni penose ecc.).



I dipendenti, fiscalmente quasi onesti (loro malgrado) per via della trattenuta alla fonte che opera il datore lavoro quale “sostituto d’imposta”, considerano “legittima difesa” fare qualche lavoretto in nero o chiedere all’artigiano, chiamato per una riparazione, di non fare la fattura per non pagare ll’I.V.A., salvo poi accusarlo di essere un evasore.
Le partite I.V.A., anch’esse per “legittima difesa”, quando possono e per la verità sempre meno, “scappano” dai doveri fiscali.
Possibile che non facciano fronte comune contro uno Stato “predone” ed uniti diano corso ad una nuova “rivolta del The”, da cui ha tratto origine la guerra d’indipendenza americana contro gli inglesi oppressori fiscali?
Le imprese delocalizzano, a causa del fisco e di mille leggi astruse per cui “del doman non c’è certezza”, da ciò conseguono perdite di posti di lavoro, quindi tutti, in un sol coro, dovrebbero “sollevarsi” o quantomeno iniziare con pratiche di “disobbedienza civile” (termine caro anche alla sinistra, ad esempio quando si parla di diritti civili od in materia di droga più o meno leggera) e, nel pieno rispetto della legge, porre in essere azioni concrete di disturbo quale lo sciopero dell’ F24 (modello con cui si fanno i versamenti delle tasse).
In concreto, ad esempio, si potrebbe fare diligentemente la dichiarazione dei redditi, dell’I.V.A. ecc., versare i saldi ma non gli acconti, che potrebbero essere versati successivamente, a conguaglio, con delle piccole maggiorazioni, tutto perfettamente legale, ma con conseguenze pesanti sulle casse pubbliche.
Lo sciopero generale, politico, di 24 ore, proclamato dalle organizzazioni sindacali per questa o quella battaglia di “bandiera”, lascia il tempo che trova, è ormai un’arma spuntata.
Serve una immediata riduzione della pressione fiscale generale (diretta ed indiretta), almeno il dimezzamento delle aliquote oggi in vigore, per dar soldi alla gente comune che con un maggior potere d’acquisto, aumenterebbe la domanda interna e l’interesse ad investire, il tutto unito ad un sensibile snellimento delle procedure amministrative ed ad un “pesante” taglio della spesa improduttiva-clientelare.
Invece siamo qui a scannarci a vicenda osannando (chi questo chi quello) tutti insieme quelli che, indistintamente, sono la causa del nostro male.
Purtroppo non siamo francesi!

Lettera firmata

“I capponi di Renzo” – POSTA – Gennaio 2020

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