Apre a Torino Travaj, il primo coworking integralmente automatizzato e aperto 24/7

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Nel cuore del quartiere San Salvario (via Berthollet 35/A) apre ed entra in funzione da oggi il primo coworking a portata di app. Dalla prenotazione delle postazioni, all’ingresso in sede, passando per l’assistenza clienti tramite applicazione: ogni step della user experience è gestibile in totale autonomia dagli utenti, per uno smart working smart parej. 

In un’epoca storica intensa e dinamica come quella contemporanea, non sempre è possibile conciliare con la giusta flessibilità le proprie esigenze lavorative. Questo perché la dimensione  dello spazio lavorativo lambisce spesso i confini della propria vita privata: task da completare fuori orario d’ufficio, riunioni programmate all’ultimo momento o semplicemente il piacere di alternare lo smart working casalingo ad un ambiente innovativo e stimolante. Travaj San Salvario, il primo coworking Travaj, apre le sue porte al pubblico o per soddisfare questi bisogni

Obiettivo ambizioso, dal momento che quella della work life balance è di certo una delle sfide più complesse del nostro tempo: ad oggi il 47% dei remote workers non riesce a bilanciare adeguatamente il proprio tempo professionale e privato, il 50% di loro considera la solitudine e l’isolamento come minacce alla salute mentale e il 56% vede nei coworking la possibilità di realizzare una routine produttiva e concentrata senza cadere nel superlavoro.

Aperto sette giorni su sette e 24 ore al giorno Travaj non è solo un luogo fisico – il primo con queste specifiche – per lo smart working, ma è soprattutto un nuovo modo di concepire il lavoro: una realtà intesa come nuova frontiera del lavoro fuori casa che lascia spazio a modalità smart, sostenibili, creative della gestione del tempo e dello spazio.

Nata dall’impegno di Dario Cutaia, Guido Barberis e Serena Sciolla – i tre soci della start up – Travaj è la struttura per liberi professionisti, studenti, freelance o aziende che necessitano della sicurezza e protezione delle mura domestiche e al contempo di uno spazio stabile e solido, progettato ad hoc per le esigenze lavorative di tutti. E questa sua natura poliedrica – capace di coniugare entrambi gli aspetti – risiede da principio nel nome scelto: “L’idea era quella di giocare con ironia” – commenta Barberis “sul contrasto tra un dialetto che richiama il passato e un mondo – quello presente –  sempre più orientato al futuro. Affinché Travaj sia un ponte che rende accessibile a chiunque l’innovazione, perché si può essere innovativi anche con la tradizione”. 

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Tradizione e futuro che si fondono nell’esperienza taylormade di un coworking integralmente automatizzato e a portata di un’app grazie alla quale tutto è facile, intuitivo, flessibile, sicuro e sempre sotto controllo. Il che, come sottolinea Cutaiarende Travaj un modello di business replicabile perché autonomo, economico, senza dipendenti e di facile utilizzo. Partiti da Torino, confidiamo che Travaj sia presto replicabile in altre sedi cittadine, collocate in zone strategiche e facilmente accessibili e poi senz’altro in altre città italiane, per chi in quelle realtà vive e per chi invece vi transita per lavoro. Affinché Travaj possa essere una costante sicura e affidabile per il lavoro di tutti. Abbiamo l’ambizione di creare e condividere una rete di uffici nella sostanziale ed esclusiva disponibilità degli utenti, accessibile a tutti, sempre.

 




Dodici postazioni a scelta tra scrivania, postazione in ufficio e sala riunioni per 4, prenotabili a ore singole, per intera giornata, a settimana o mensilmente: ogni necessità viene accolta e soddisfatta da Travaj, dove tramite la rete Wi-Fi dello spazio – a disposizione per tutta la durata della prenotazione – ci si può collegare agli schermi interattivi e alle stampanti, per un lavoro semplificato e produttivo. 

Un ambiente tanto versatile e stimolante per la creatività, quanto accogliente per i suoi fruitori: la collaborazione tra l’architetto Alex Cepernich e i visual artist Truly Design Studio ha generato in Travaj un’opera dal concept unico: Abbiamo voluto immaginare un concept  – osserva Cepernich – “all’interno del quale l’esagono venisse inteso come elemento primo del sistema natura, parallelismo tra l’operosità dell’ape e la produzione avanzata nell’ industria e dei servizi tecnologici”. A far da cornice forme pure degli arredi, volumi architettonici e linee a creare una scenografia diffusa, irregolare, che trova la sua sintesi e trasformazione nell’anamorfismo architettonico

 




 

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