I colori e lo splendore della maiolica nell’Italia del Rinascimento. A Palazzo Madama fino a ottobre

Lo splendore della maiolica

E’ la forma d’arte che nel modo più completo e con i colori più vivi riflette il gusto e lo stile di vita delle donne e degli uomini del Rinascimento. La storia affascinante ed unica della maiolica italiana nella sua età dell’oro, dalla seconda metà del 1400 alla metà del 1500, è raccontata attraverso oltre duecento capolavori (alcuni esposti per la prima volta) a Palazzo Madama (Torino, piazza Castello; primo piano, Camera delle Guardie e Sala del Senato – www.palazzomadama.it) nella mostra “L’Italia del Rinascimento.Lo splendore della maiolica” aperta al pubblico fino al 14 ottobre.
Curata da Timothy Wilson, in collaborazione con Cristina Maritano, l‘esposizione ripercorre lo sviluppo della maiolica praticata in numerosi centri della Toscana, dell’Emilia, delle Marche e dell’Umbria, dove abili ceramisti seppero rinnovare la ceramica islamica contaminandola con motivi ispirati al repertorio gotico e rinascimentale e con quelli derivanti dalle porcellane cinesi.



Le superfici di piatti, versatoi, coppe, rinfrescatoi e vasi accolsero temi religiosi, miti antichi, romanzi cavallereschi, storie sacre e profane che arricchirono gli ambienti privati e pubblici delle dimore signorili: questa novità, sviluppatasi in Italia tra Quattro e Cinquecento, diede lustro e fama a città quali Gubbio, Deruta, Faenza, Casteldurante, Urbino, le cui ceramiche furono richieste ed esportate in tutta Europa.
Nell’arredamento della casa italiana, in particolare nelle residenze di campagna, le maioliche istoriate erano esposte sulle credenze ma anche usate sulle tavole ed erano offerte come doni diplomatici o in occasioni quali matrimoni e nascite; piccole sculture talvolta mascheravano la funzione di calamai o fontane; particolarmente fiorente divenne l’uso della maiolica nei corredi da farmacia, commissionati in genere da istituzioni religiose.
Rispetto alla pittura tradizionale, la maiolica rinascimentale mostra una maggiore libertà, nella scelta dei soggetti e nella decorazione: molte delle storie dipinte derivano in ogni caso dai repertori di incisioni che circolavano nelle botteghe e che erano il tramite per riprodurre su scala ridotta e per una visione domestica le più celebri invenzioni dei grandi pittori dell’epoca.
La decorazione della maiolica ai livelli più alti richiede la mano delicata di un miniaturista e quella sicura di un affrescatore, poiché il minimo errore sullo smalto assorbente, così come sull’intonaco del pittore di affreschi, può compromettere in modo irreparabile il risultato finale.
In mostra alcune opere dei principali pittori su maiolica conosciuti come Nicola da Urbino e Francesco Xanto Avelli e alcuni capolavori come una coppia di albarelli di Domenigo da Venezia, un grande rinfrescatoio di Urbino e la brocca in porcellana medicea di Palazzo Madama, eccezionale esemplare della prima imitazione europea della porcellana cinese, realizzato da maiolicari di Urbino che lavoravano a Firenze alla corte di Francesco I de’ Medici.

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