Sam Falls alla Galleria Franco Noero, che amplia il proprio spazio espositivo con un giardino in un ex sito industriale

sam falls

Sam Falls, The Kingdom of Perpetual Night (Richard III, Act I, scene 4, line 45) 2020 – 
pigment on canvas, 330 x 411 cm
Courtesy the artist and Galleria Franco Noero, Torino – Photo: Sebastiano Pellion di Persano

Sam Falls torna per la terza volta alla  Galleria Franco Noero con una mostra personale :  “Tongues in Trees, Books in Brooks, Sermoni in Stones” è visitabile a Torino in via Mottalciata 10/B dal 22 settembre 2020 al 16 gennaio 2021 (www.franconoero.com).  In relazione con alcune delle caratteristiche che contraddistinguono il lavoro dell’artista – il rapporto con la natura, con gli agenti atmosferici e come poter utilizzare i loro effetti quale parte del processo creativo – la nuova mostra di Falls si articola sia all’interno della Galleria che all’esterno, inaugurando un nuovo spazio espositivo, un giardino situato in un ex sito industriale a pochi passi dalla sede.

La nuova serie di lavori trova  espressione nell’utilizzo di tecniche che simultaneamente diventano cifra distintiva dell’opera dell’artista e la completano aggiungendo un certo grado di imprevedibilità: dai quadri realizzati en plein air con pigmenti secchi che si sciolgono sulla tela per opera di agenti atmosferici come pioggia e umidità, alla costa di stoffa di copertine di libri sbiadite dalla luce del sole, piatte ‘spine dorsali’ assemblate a parete in gamme di colori in progressione o in netto contrasto; dalle fotografie stampate su tela, nelle quali all’istantaneo fermo immagine del reale si sovrappone il dinamismo guizzante di un ordito astratto, un impasto di fotogrammi mescolati a pennellate all over di brillanti colori ad olio, alle ceramiche smaltate che portano impresse sulla loro superficie le tracce colorate di fiori e di piante incastonate negli incavi di travi di ferro a doppio T.

Ad accompagnare la mostra un testo appositamente scritto dall’artista, l’introduzione sicuramente più appropriata per essa, poetica e ispirata.

“Lo scheletro della nostra gabbia toracica  –spiega Sam Falls in un testo poetico e ispirato,  appositamente scritto per accompagnare la mostra  – e le vene di una foglia sono insieme struttura di sostegno e fonte di salute. Un bel dipinto può rispecchiare la fissità quieta e la bellezza di una pianta; la pianta, se presa a soggetto, narra di un luogo e può ispirare il processo con il quale si crea arte. Le forme di un corpo possono raccontare molte storie e la relazione tra due corpi all’interno di un unico piano può delineare i termini di un racconto. Dopo aver trascorso innumerevoli ore a osservare intensamente la natura, a toccare le piante, a scomporre le varie dimensioni del paesaggio per poterle contenere in una sola, sono riuscito a cogliere l’essenza di una pianta, a capire qualcosa di più riguardo all’immobilità e alla vita, alla creazione e alla morte. A volte, dopo aver campeggiato e lavorato all’aperto per diverse notti nei boschi dove fa freddo, dopo aver mangiato tutto il cibo che avevo ed essermi rimasta solo dell’acqua ma ancora molte ore di lavoro per finire un dipinto, sento le mie ossa irrigidite e fiaccate mentre la mia mente come xilema e floèma trasmette pensieri cristallini e strutturati, incorrotti dal mondo circostante. A volte è difficile immaginare cos’altro potrebbe essere necessario se non i nostri corpi e le piante agli estremi come fermalibri e lo spazio della natura nel mezzo. Le nostre spine dorsali sorreggono l’infinito e il momentaneo, come la costa di un libro o lo stelo di un fiore -la nostra spina dorsale contiene in sé il sistema nervoso centrale come anche la coscienza dei racconti che abbiamo letto- del tempo e dello spazio. I nostri corpi crescono riassestandosi continuamente, invecchiano e danno vita, ma muoiono? Le parole custodite nelle pagine di un libro chiuso sono vittime dell’era della meccanica quantistica e, come ogni sistema quantistico, fluttuano fino a quando non gli si presta attenzione. Le parole, come le cellule nei nostri corpi, creano significanze, traducono il tempo in idee e con il passare del tempo queste idee cambiano. La copertina di un libro può esprimere il tempo, comunicare idee che estendono la loro durata nei secoli. Come in un albero, c’è una bellezza innata, semplice e misteriosa nella copertina consunta di un libro non letto, qualcosa di sincero ed eterno, come le parole nascoste al suo interno”.

Sam Falls (San Diego, 1984) vive e lavora a Los Angeles. Il suo lavoro è stato oggetto di esposizioni personali in istituzioni internazionali pubbliche e private, tra le quali: Laumeier Sculpture Park, St. Louis, USA (2019); CAPRI Dusseldorf, Germania (2019); Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Trento, Italia (2018); Hammer Museum, Los Angeles, USA (2018); The Kitchen, New York, USA (2015); Ballroom Marfa, Marfa, USA (2015); Fondazione Giuliani, Roma, Italia (2015); Zabludowicz Collection, Londra, Regno Unito (2014); Public Art Fund, Brooklyn, New York, USA (2014); Pomona College Museum of Art, Pomona, USA (2014); LA><ART, Los Angeles, USA (2013). Ha partecipato a numerose mostre collettive in istituzionali internazionali, tra le quali: The High Line, New York, USA (2019); Frankfurter Kunstverein, Francoforte, Germania (2018); Aspen Art Museum, Aspen, USA (2018); CMOA – Columbus Museum of Art, Columbus, USA (2017); Kunsthalle Helsinki, Helsinki, Finlandia (2016); Mona Bismarck American Center, Parigi, Francia (2016); Mead Gallery, University of Warwick, Warwick (2016) e Fruitmarket Gallery, Edimburgo, Regno Unito (2015); UB Art Gallery, University at Buffalo, New York, USA (2015); Hammer Museum, Los Angeles, USA (2015); Museo MADRE, Napoli, Italia (2014). Tra le biennali e le mostre collettive internazionali ricordiamo la partecipazione a: 21esima Biennale di Sydney, Sydney, Australia (2018); ICP Triennial, International Center of Photography, New York, USA (2013).

 


 

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