A Carignano è nata Ester – Venerdì 9 giugno il primo evento dell’Associazione: la presentazione del libro “31 Notturni”

Con la presentazione di un libro, venerdì 9 giugno prossimo, la nuovissima associazione culturale Ester ha scelto di proporsi per la prima volta al pubblico, primo evento di una serie di iniziative a cui la neonata formazione sta lavorando con l’idea di coinvolgere il più possibile la popolazione, facendo leva in particolar modo sui più giovani.  Ester si è costituita a marzo e dall’idea di sette carignanesi, come organizzazione  no-profit atta a favorire e promuovere la cultura in ogni sua forma, attraverso momenti di aggregazione. Il Direttivo è composto da Pierluigi Nicosiano (presidente), Emilia Irina Farcas (vicepresidente), Ivan Casalnuovo (segretario), Chiara Mejnardi (consigliere con delega al bilancio), Marialetizia Mairone (consigliere con delega alla comunicazione), Sara Pecchioli (consigliere con delega alla tesoreria), Silvano Lo Bianco (consigliere con delega all’ambito operativo e sicurezza). “Lo  scopo – spiegano –  è  valorizzare il nostro territorio, creare momenti di confronto su temi sociali, per offrire a Carignano l’occasione di partecipare, conoscere e impegnarsi, per essere, insieme alle scuole, uno strumento di crescita per le  nuove generazioni. Con questi presupposti Ester vuole essere sinonimo di inclusione, uguaglianza, arricchimento, socialità e passione, una passione che unisce e unirà i membri presenti e futuri”.

La presentazione del libro “31 Notturni – Racconti dell’orrore della tradizione orale dal 1600 ad oggi”, di Valerio Monacò con Ivan Mecca, è in programma alle ore 21 al Teatro Alfieri di Carignano (via Savoia 50). Introduce Emilia Irina Farcas; gli autori saranno intervistati da Tommaso Martino, dottore di ricerca in Storia medievale; interviene la Redazione del giornalino “Alfieri’s Voice” della Scuola Secondaria Benedetto Alfieri di Carignano. Ingresso libero.

 

associazione ester

Elementi di un orrore popolare

 




 

“La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto.”

H.P. Lovecraft.

C’è qualcosa di più crudo e tormentoso dell’immaginario popolare? Quel ventre gravido di sapienza antica e superstizioni è la culla di credenze che i nostri nonni ci sussurrano ancora adesso senza apparente vergogna. Un tesoro di storie che avevano lo scopo di tenerci ben saldi sotto le coperte di notte, dopo il conforto della preghiera, ma preparati a sentire il peso dell’incubo, a comprimerci il petto, non appena avessimo ceduto al sonno.

31 Notturni ci invita al viaggio, a sospendere per un poco l’incredulità tipicamente moderna verso quel male arcaico. Un viaggio che è, in primo luogo, dentro noi stessi e ciò che di più profondo morde l’animo umano. La paura e la sua funzione. Un memento che, in secoli di letteratura, non ha mai perso le sue doti di intrattenimento. Questa bella raccolta ci accompagna su strade di ciottoli, rimbombanti dei passi cupi di antichi cavalieri, nella nebbia bigia di un borgo, tra sussurri di fantasmi. Ci esorta a mettere piede sul sentiero che attraversa il bosco, con la mente piena di avvertimenti: non dare confidenza al lupo, non sostare ai crocicchi, non fidarti della strega e dei suoi filtri d’amore, non scambiare nulla con il demonio.

Solletica le radici stesse della nostra conoscenza, soffiando sul fuoco atavico di ciò che riconosciamo d’istinto come bene e male.

Con la penna sopra le parti di un narratore esterno, gli autori ci portano la testimonianza scritta di vicende che non è difficile credere tramandate, di bocca in bocca, nei secoli. Racconti da sere d’inverno, davanti al fuoco, approfittando della luce per il rammendo, del calore per rinfrancare le ossa dopo una giornata nei campi.

Storie di poveri, di vecchi, di stolti, deformi, di incantesimi masticati tra i denti, di morti ammazzati. E allora leggiamo di riti, antichi come la terra ma ammantati della grazia di Dio, di folletti e spiriti, della messa dei morti, di invocazioni demoniache e monasteri infestati. Proseguiamo, deliziati dal brivido, mentre gli autori spiegano che sulle rive del fiume Basento, dove un tempo una principessa trovò la morte, cercando invano di raggiungere il suo amore, nelle notti buie e tempestose è possibile vederne il fantasma passeggiare, mano nella mano, con il suo sposo.

Sono visioni che sanno di terra rivoltata e fuoco di candela, ma così genuine e vere che vorremmo sorridere con condiscendenza e non possiamo.

Menzione speciale ai Titoli di coda. Impossibile non fare la conta dei musicisti che amiamo e cercare di trovare la traccia perfetta per il notturno perfetto. Personalmente durante la lettura sono rimbalzata tra i Temple of the dog, gli ZZ Top, Johnny Cash, gli Stones, Capossela e Bowie.

Non posso che consigliare di leggere questo libro, meglio appena il sole cede il passo e il giorno arretra. Perché siamo della stessa sostanza di cui sono fatti… gli incubi.

Ross

 




 

 

Condividi questo articolo

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.