La sorpresa dell’olio del Torinese e il successo dell’olivicoltura di adattamento, appena agli inizi ma con un futuro già tracciato

olio

Chi l’avrebbe detto: in provincia di Torino sono 33 gli ettari destinati all’olivicoltura da olio. La produzione è di circa 1300 quintali di olive appartenenti a una dozzina di cultivar diverse resistenti alle gelate. Da questa produzione si ricavano 19.500 litri di olio extravergine. L’olio subalpino è stato una delle sorprese  agli eventi collaterali delle Nitto Atp Finals a Torino n fase di conclusione.

Coldiretti Torino ha organizzato un evento dedicato alla promozione dell’olio della provincia: a Casa Gusto, con il contributo della Camera di Commercio, si è così svolta la degustazione guidata di oli, dal titolo “La sorpresa dell’olio torinese”. Grazie alla guida esperta di Antonio Capone della Evo School di Unaprol, il Consorzio olivicolo italiano della famiglia Coldiretti, cinquanta  persone hanno assaggiato, e promosso, gli oli prodotti in un territorio, quello torinese, che fino a pochi anni fa non aveva ulivi.

“Coldiretti – ha detto il presidente delle federazione provinciale, Bruno Mecca Cici – incoraggia da sempre l’innovazione in agricoltura. Per questo non potevamo non cogliere l’opportunità delle finali del campionato di tennis più importante del mondo per fare conoscere questa novità incredibile dell’olio prodotto sulle fasce pedemontane e collinari di un territorio come il nostro che non ha mai prodotto olive. Anche questo è un segno del cambiamento climatico, un fenomeno nuovo che ci prepariamo a governare sostenendo la produzione di un olio di qualità che sperimenta varietà e metodi di coltivazione che meglio si adattano alle nostre caratteristiche ambientali».

“Quelli che abbiamo assaggiato sono oli che ci hanno convinto – ha osservato Antonio Capone – Tutti hanno le caratteristiche di oli di qualità, ricchi di antiossidanti e di profumi”.

Alla degustazione è intervenuto Fulvio Castagna, presidente dell’Associazione piemontese olivicoltori che conta circa 300 iscritti e che ha portato oli della collina morenica ovest di Ivrea tra cui un blend e un olio monocultivar da olive Leccio del Corno.

Per l’olio del Torinese è appena un esordio ma il futuro sembra già tracciato: “Come torinesi arriviamo ultimi tra i territori italiani dell’olio extravergine – sottolinea Castagna – Ma proprio perché arriviamo dopo la lunga tradizione degli altri territori italiani abbiamo fatto tesoro dell’esperienza e soprattutto abbiamo sperimentato le varietà e le zone di esposizione che meglio si adattano al clima sempre più caldo ma dove ci sono sempre le incognite delle gelate e dei picchi di freddo”..

Questa olivicoltura di adattamento, moderna proprio perché non deve rispettare nessuna tradizione agricola, è stata testimoniata dagli oli e dalle esperienze dell’azienda agricola “La Mimosa”, sulle colline di Pinerolo; dall’azienda sulle colline di Bricherasio “Salfrutta” che oltre i kiwi ora produce anche olio; dall’agriturismo “La Civignola” sulle colline di Casalborgone, che oltre a quella delle nocciole ha intrapreso la strada dell’olio; dall’azienda agricola “Agriforest” di Almese che produce olio sul versante morenico esposto a sud all’imbocco della valle di Susa; dall’Azienda agricola “La Turna” di Settimo Vittone all’imbocco con la valle d’Aosta; all’azienda agricola Buemi di Piverone sulla Serra d’Ivrea.

 




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