In mostra al Duomo di Torino le opere appena restaurate di Pietro Domenico Olivero

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Pietro Domenico Olivero – Sant’Antonio e il miracolo della mula  (foto Alessandro Bazzocco)

In mostra al Duomo di Torino le opere appena restaurate di Pietro Domenico Olivero.

A partire da domenica 28 gennaio sarà possibile ammirare, nel Duomo di Torino (piazza San Giovanni),  le opere di Pietro Domenico Olivero del ciclo di storie di San Francesco, oggetto di un prezioso restauro, a cura di Riccardo Moselli. Il progetto è stato fortemente voluto e portato avanti dal precedente parroco del Duomo, don Carlo Franco, che tutti ricordano per la sua straordinaria energia e per l’amore dell’arte e della cultura, come sottolinea l’attuale parroco, don Silvio Cora,: “La grande cura e passione di don Carlo Franco per tutte le forme artistiche gli ha consentito di entrare in contatto con artisti e con restauratori, musicisti e storici dell’arte, architetti e studiosi di liturgia. L’eredità di questa ricchezza di relazioni rimane oggi alla Parrocchia del Duomo ed al sottostante Museo Diocesano”.
Il restauro è stato reso possibile grazie alla Fondazione CRT e ai bandi Cantieri Diffusi così che, con la supervisione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Torino e la grande perizia del restauratore, oggi questo ciclo di olii su tela è tornato al suo originario splendore per essere leggibile e apprezzabile da un ampio pubblico.

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Pietro Domenico Olivero – San Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado (foto Alessandro Bazzocco)

Riccardo Moselli in conferenza stampa ha sottolineato l’importanza del ciclo pittorico e del suo autore, noto per lo più per scene di genere e committenza private, a cui i Frati Minori nel 1731 chiesero di realizzare un ciclo sulla vita di San Francesco da inserire come sovrapporte della sacrestia della chiesa di San Tommaso.

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Pietro Domenico Olivero – Dettaglio pulitura (foto di Alessandro Bazzocco)

Le opere, ovviamente di diverse misure data la loro destinazione d’uso, sono adesso riportate alla vividezza originaria e il restauro ha permesso anche di avere uno sguardo diretto sullo stile di Olivero, qui più esemplare che mai: l’artista infatti non ha lavorato su disegni ma, se così si può dire, ha improvvisato direttamente sulla tela le scene e i personaggi con un risultato particolarmente veritiero e senza “pentimenti apparenti”, come ha sottolineato il restauratore. L’autore, che nel 1705 venne registrato come “storpio”, era nato con disabilità ad entrambe le gambe, ma questo non gli impedì di diventare un artista riconosciuto ed apprezzato. È considerato tra i più importanti autori italiani della pittura bambocciante, un attento e ironico testimone del Settecento piemontese di cui illustrò sia gli usi e costumi le mode, le nature morte e i momenti storici, sia i soggetti religiosi.

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Prima reintegrazione pittorica (foto di Alessandro Bazzocco)

La mostra è visitabile sino all’11 febbraio nell’orario di apertura della cattedrale di San Giovanni Battista, ma le buone notizie non  terminano qui perché, dopo la metà del mese, verrà riaperto il Museo Diocesano di Torino, che ha sede nella chiesa inferiore della cattedrale, che, come ci ricorda bene Valeria Moratti della Sovrintendenza, conserva dei capolavori assoluti, come il Paliotto d’altare del Corpus Domini, le opere del Rinascimento piemontese e tanti altri piccoli capolavori, descritti da Moratti come commoventi.
La riapertura del Museo Diocesano, sotto la cura del nuovo direttore Paolo Messina, è un grande risultato per la città, un museo che negli anni, dati alla mano, ha visto molti stranieri aggirarsi per le proprie sale, di tutte le diverse confessioni religiose. Perché, come è stato ribadito, il museo non è un luogo religioso, bensì un luogo spirituale, e al momento avvertiamo più che mai l’impellente necessità di un rifugio spirituale.

Emanuela Bernascone

 

 




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