IL LIBRO – “Le torinesi ribelli”, donne che hanno superato convenzioni e luoghi comuni: un’antologia di diciannove racconti per ricordare le loro storie

le torinesi ribelli

Diciannove torinesi, diciannove racconti che presentano una galleria di donne “ribelli”: protagoniste più o meno conosciute che hanno superato convenzioni, luoghi comuni e discriminazioni per affermare la loro autonomia di pensiero e di azione. “Le torinesi ribelli” (Neos Edizioni – www.neosedizioni.it )  è al tempo stesso antologia e romanzo, reale e immaginifico. Il libro sarà presentato lunedì 25 marzo, ore 18, al Circolo dei Lettori di Torino  (via Bogino 9).

Pagina dopo pagina gli autori e le autrici svelano i ritratti di donne capaci e caparbie, che apparentemente nulla hanno da condividere se non il fatto di essere libere nel bene e nel male, nel giusto e nell’errore.
Troviamo le storie delle Tabacchine della Manifattura Tabacchi, che con le loro battaglie hanno segnato una nuova cultura del lavoro, e delle Caterinette, le giovani sartine o modiste, molto numerose quando Torino era la capitale della moda italiana e chiamate così perché in Francia le apprendiste sarte avevano scelto come patrona santa Caterina di Alessandria (il racconto trae spunto dalla triste vicenda di Mariuccia Ferrero, morta a 16 anni dopo essere rimasta ustionata nell’incendio dell’atelier in cui lavorava: possedeva un canarino di nome
Ciribiribin, che divenne una canzone che fece il giro del mondo).
Nobildonne come la regina senza corona Adelaide di Susa, che ebbe un ruolo fondamentale in una delle vicende della Lotta per le Investiture, accompagnando Enrico IV dal Moncenisio a Canossa (era il gennaio del 1077), e la madama reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, denigrata come donna ambiziosa e amante del potere, madre senza amore, spendacciona e scialacquatrice amante lasciva, ma che in realtà seppe preservare il regno da guerre sanguinose.
Donne che sono state pioniere nei loro campi, come Maria Velleda Farnè, la prima donna a laurearsi in medicina all’Università di Torino e la seconda in Italia (era il 1878), unica donna presente con un suo ritratto marmoreo nel palazzo del rettorato dell’Università di Torino; Alessandra Re Boarelli, detta Nina, nobildonna borghese che nella seconda metà dell’Ottocento sfidò convenzioni e pregiudizi e scalò il Monviso nell’agosto del 1864, prima alpinista italiana; la la “signora al volante” Ernestina Prola Macchia, prima donna a prendere la “licenza per guidare” nel
1907; Ada “Sayonara” Pace, unica donna a correre in macchina negli anni Cinquanta, vincendo e infischiandosene delle invidie (vinse, tra le altre corse, la Torino-Sanremo nel 1951, il Rally di Sestriere nel ’59, la Targa Florio nel ’60. Nello stesso anno vinse la Coppa d’Oro Aci Modena e il secondo e terzo classificato disertarono la premiazione per non salire sul podio dietro a una donna); Lidia Poët, che si laureò nel 1881 in Giurisprudenza a pieni voti e che nel 1883 divenne la prima donna italiana “ammessa all’avvocatura; Camilla Ravera, prima donna a diventare segretaria di un partito politico (il PCdI nel 1927) e donna nominata senatrice a vita nel 1982.
Artiste come la pittrice Evangelina Gemma Alciati, prima donna ammessa all’Accademia Albertina, una vita passata a rompere catene; la scandalosa Carol Rama, Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 2003; la traduttrice e talent scout Fernanda Pivano, che ebbe un ruolo fondamentale nel far conoscere la letteratura d’oltreoceano (nel libro si raccontano i suoi difficili esordi durante il fascismo a causa delle traduzioni di autori considerati scomodi); il Trio Lescano (le tre sorelle Alexandrina, Judith e Katharina Leschan), i cui scanzonati motivetti segnarono un’epoca della canzone italiana rimanendo nell’immaginario collettivo nonostante una carriera molto breve; la soubrette Isa Bluette, al secolo Teresa Ferrero, star dell’operetta e della rivista negli anni Venti e Trenta.
E poi il Premio Nobel Rita Levi Montalcini; Ada Prospero, staffetta partigiana, medaglia d’argento al Valor Militare, vicesindaco di Torino, cofondatrice dell’Anpi e moglie di Piero Gobetti; Helen Konig Scavini, soprannominata Lencina, fondatrice nel 1919 della prestigiosa fabbrica Lenci.
Il volume si chiude con una ribelle dei nostri giorni, la “ragazza del fiume” Elisabetta Brugo, campionessa di canottaggio, insegnante e allenatrice.
Sono molte le donne che hanno contribuito a costruire la storia di Torino. Alcune si sono trovate eccezionalmente in posizioni di potere e hanno saputo determinando il futuro della loro città. Ma tante battaglie sono state condotte in famiglia o in società, per difendere le proprie scelte personali contro il pregiudizio o un ordine costituito, per uscire dai ruoli attribuiti dalla tradizione, per essere libere di seguire la propria vocazione, per affermare se stesse, aprendo la strada che altre donne hanno percorso dopo di loro. È così che hanno dato una svolta non solo alla loro vita, ma alla storia.

Gli autori e le autrici di queste pagine ne restituiscono, ciascuno con il proprio stile, la vitalità, il coraggio, la determinazione che ha permesso loro di affermare diritti e desideri oltre ogni difficoltà, e di diventare oggi un esempio da non dimenticare.

A dare voce a una di queste donne straordinarie è Laura Pompeo, che  dedica il suo racconto a Isa Bluette facendola parlare n prima persona:  «Avevamo quattordici anni quando siamo entrate in fabbrica, a lavorare a cottimo. Le giornate erano un posto dove tutto si ripeteva uguale come un rosario e non succedeva mai niente, tranne, di tanto in tanto, l’avanspettacolo nel teatro della Manifattura dei Tabacchi. I miei pensieri correvano, in bilico tra realtà e sogno. Per anni ho abitato spazi ristretti, poi ho capito che, quando la vita ti chiama, se non rispondi, irrancidisci. E non volevo soltanto vedere l’arte: volevo farla. A sedici anni ho capito che ballare mi faceva sentire libera. Ho imparato a danzare entusiasta la musica che suona il mondo, ad accettarne il ritmo e la melodia, palpitando tra luminose sinfonie e assoli sussurrati, tra arie suadenti e battiti infernali. Sulle note ho cercato di dare un senso al mondo e di rispondere ai desideri di quella bambina che guardava le attrici e le ballerine a bocca aperta. Io non ero così bella, ma ho iniziato a civettare: volevo piacere, e ho imparato a brillare». “Grata per quest’altra opportunità di pubblicare un racconto, quando mi è stato chiesto di scegliere un personaggio da approfondire – spiega Pompeo – , ho scelto senza indugio: Isa Bluette. Una figura – oggi poco nota – della Torino novecentesca e della storia del mondo dello spettacolo.  Per raccontarla ho preferito una forma intimista: una verosimile lettera scritta a un’amica ritrovata. Isa Bluette, nome d’arte di Teresa Ferrero, ha sfidato le convenzioni e  si è fatta strada in un ambito in cui le donne non avevano ruoli guida.  I “pellegrinaggi” alla sua casa e alla sua tomba nel cimitero monumentale di Torino me l’hanno resa ancora più vicina.”

“Le torinesi ribelli” è a cura di Loredana Cella. Racconti di: Athena Barbera, Bruna Bertolo, Graziella Bonansea, Loredana Cella, Monica Cerutti, Graziella Costanzo, Silvia De Francia, Aurora Frola, Dario Lessa, Antonella Manduca, Ezio Marinoni, Eva Monti, Patrizia Monzeglio, Eros Pessina, Laura Pompeo, Franca Rizzi Martini, Elena Rossi, Caterina Schiavon, Alessandra Zanettini. Schede biografiche delle protagoniste a cura di Cinzia Ballesio. Prefazioni di Silvia Garbarino, giornalista e segretaria dell’Associazione Stampa Subalpina, e di Ornella Toselli, presidente della Consulta Femminile della Regione Piemonte. Copertina di Giovanna Binello

I diritti d’autore saranno devoluti a International Help onlus a sostegno delle sue attività.

 

 




 

 

 

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