Seconda e terza media ancora chiuse in Piemonte – Cirio: “Scelta dolorosa ma necessaria, fondamentale riaprire in sicurezza”

seconda e terza media

Restano chiuse, in Piemonte, le scuole, se ne riparla dopo l’Epifania. Il provvedimento riguarda le classi di seconda e terza media (le scuole superiori mantengono la didattica a distanza per disposizione del Governo): una decisione presa dalla Regione che non è piaciuta a tutti, anzi è aspramente contestata,  e che sembra essere in contraddizione con altre aperture  (dai negozi di abbigliamento ai centri estetici)  scattate con il passaggio del Piemonte da area rossa ad area arancione.

“Per la ripresa dell’attività didattica, si ritiene che possa essere ragionevole ipotizzare che il mantenimento delle didattica a distanza anche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado possa considerarsi una scelta prudenziale, secondo un principio di precauzione, in considerazione di un possibile maggiore rischio epidemiologico relativo alle prossime festività natalizie, considerato anche il contributo significativo che tale misura ha dato nell’inversione di tendenza del trend epidemico e alla luce dell’attuale base di rischio di infezione. Tali misure prudenziali e precauzionali, in particolari quelle relative alla scuola secondaria di primo grado, sono da considerarsi come necessarie al fine di salvaguardare il comune obiettivo di un ritorno in presenza a scuola a partire dal prossimo mese di gennaio”.

Con queste  parole la  task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte (Giuseppe Costa, Paolo Vineis, Lorenzo Richiardi, Carlo Di Pietrantonj e Chiara Pasqualini, accanto a Ferruccio Fazio e Giovanni Di Perri) chiarisce il perché della scelta del Piemonte di mantenere la didattica a distanza anche per le seconde e terze classi delle scuole secondarie di primo grado.

La decisione regionale non solo conferma, ima rende più severa,  una misura che nelle “zone arancioni” è già prevista dal Governo per le scuole superiori, estendendola anche alle ultime classi della scuola secondaria inferiore, cioè seconda e terza media.

«È una scelta dolorosa, ma necessaria – ha voluto sottolineare il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio –. Riaprire la scuola non è una priorità: è la priorità. Proprio per questo è fondamentale farlo in sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese. Il Piemonte ha predisposto un piano sui trasporti e gli orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole garantire la scuola in presenza. Perché ripartire senza cambiare le condizioni dei trasporti scolastici e senza scaglionare gli orari di ingresso a scuola, in modo da consentire più turni dei mezzi pubblici che viaggiano al 50%, significa esporre al rischio molto concreto di un nuovo stop fra un mese, che sarebbe ancora più deleterio a ridosso degli esami di terza media e di maturità. Senza considerare l’impatto in prossimità delle feste: escludendo il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale, ci sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano concretamente di tornare a contagiarsi nel pre e post scuola, portando poi il virus in famiglia proprio nel momento in cui si trascorrono giornate di festa con i propri parenti, a cominciare dai nonni”.

A sostegno della decisione di lasciare ancora a casa i ragazzi di seconda e terza media, la Regione fornisce i numeri che “dall’apertura dell’anno scolastico il contagio in età scolare ha avuto un rapido incremento che ha toccato il picco massimo a fine ottobre, con una crescita che è stata esponenziale in particolare dagli 11 ai 18 anni e più graduale e contenuta fino ai 10 anni”.  Dall’introduzione della didattica a distanza la curva ha invertito la tendenza, evidenziando l’inizio di una fase in discesa. In particolare dal 26 ottobre (data di inizio della didattica a distanza alle superiori) al 22 novembre (settimana del Report che ha portato il Piemonte in zona arancione) i casi di positività nelle fasce 11-13 e 14-18 anni si sono dimezzati, passando da 483 a 218 (ogni 100 mila) nella età scolare delle medie e da 570 a 297 in quella legata alle scuole superiori.




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