IL LAVORO PIU’ BELLO DEL MONDO – Il professor Cataldo Vulcano: “Ancora una volta insieme”
“Ancora una volta insieme”, il professor Cataldo Vulcano ci scrive.
Apro la porta e… mi blocco; non capisco più niente! il cuore inizia a battere sempre più forte, la mente è come paralizzata, la vista quasi annebbiata. Reggendomi in piedi a stento, riesco ad andare avanti; finalmente arrivo alla cattedra, davanti a me la lavagna, mi giro e vedo cinquanta “telecamere” che mi riprendono dalla testa ai piedi! Sono gli occhi degli studenti pieni di curiosità. All’improvviso provo una gioia immensa, indescrivibile! Mi trovo perfettamente a mio agio in questo ambiente a me molto famigliare; mi sento rinato; i miei organi riprendono a funzionare perfettamente e inizio la mia lezione. Ancora una volta insieme ai nostri studenti. Certo che, se all’età di 65 anni e dopo 41di insegnamento, di fronte ad una classe provo ancora queste emozioni beh… vuol dire che questo è IL LAVORO PIU’ BELLO DEL MONDO.
Anche quest’anno, i nostri studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Norberto Bobbio” di Carignano partecipano alle Olimpiadi di matematica e sono qui per aiutarli ad affrontare al meglio questa dura ma stimolante prova. Naturalmente in collaborazione col professor Paolo Spadaro e la professoressa Serena Delle Donne, ai quali va il mio ringraziamento per avermi dato la possibilità di stare ancora una volta insieme a loro, agli altri nostri colleghi e ai nostri studenti. Fare lezione mi mancava! L’ultima volta in classe con gli alunni risale ad oltre un anno fa (ero già in crisi di astinenza). Ho raccontato loro tutto ciò che ritenevo necessario facendoli intervenire, spronandoli a dare risposte inerenti, a formulare strategie e trarre conclusioni. Che gioia, che meraviglia, che soddisfazione! Ancora una volta ero riuscito ad interessarli, incuriosirli e a renderli partecipi. C’è poco da dire: questo è e rimane il lavoro più bello del mondo, anche in un momento complicatissimo come questo. I nostri studenti sono giustamente preoccupati, isolati, rinchiusi in loro stessi ma, nonostante tutto, i prof continuano imperterriti ad affrontare le innumerevoli difficoltà per dar loro tutto l’aiuto e il sostegno possibili per ridurre il loro disagio e calcificare le loro ormai evidenti fragilità. Questo è e rimane il lavoro più bello del mondo anche se, come un macigno sulla testa, a volte ci pesa il giudizio contorto di qualche mamma che, per di discolpare il proprio pargolo da una insufficienza, getta fango sul nostro operato andando alla ricerca del mitico pelo nell’uovo e di tutta una serie di motivazioni quasi sempre ritagliate e ricucite ad hoc per poter dire “mio figlio meritava molto di più, se continua ad essere insufficiente la colpa è sua”, quando invece il motivo dell’insufficienza è semplicemente che ha studiato poco, oppure ha studiato male o spesso per entrambi i motivi.
Questo è e rimane il lavoro più bello del mondo quando veniamo informati che qualche nostro allievo è stato proclamato dottore come è successo di recente a Gabriele Peyrani e Rebecca Nebbiolo. Vederli con la corona di alloro in testa è veramente uno degli spettacoli più belli al mondo che solo questo lavoro può offrire .Una impagabile soddisfazione, una di quelle immense gratificazioni che ti fa fare salti di gioia indescrivibili perché li hai allevati, cresciuti, sgridati, ma anche incoraggiati, sollecitati, gratificati ora dopo ora, settimana dopo settimana per tanti tanti anni. Ecco perché questo è e rimane IL LAVORO PIU’ BELLO DEL MONDO. Durante la mia lunga attività ho seguito le mie idee anche in capo al mondo, non rinnegando mai le novità e analizzando sempre i pareri e le idee dei colleghi. Sempre in cerca di una via d’uscita a volte anche solo di piccoli spiragli ma con la mia valigia sempre piena di curiosità. All’improvvisto poi, col cuore in gola, senza riuscire a dire una parola, senza neanche dire addio, in piena pandemia, ho lasciato e sono andato via. Mi son ritrovato catapultato, senza rendermene conto, in un mondo sconosciuto. Come dopo una grande e persistente nevicata, senza sentire nessun rumore, ci si ritrova in un paesaggio completamente nuovo nel quale, spesso, non è facile orientarsi. Senza dire una parola, come dentro qualche film, senza i titoli di coda, che è finito e non lo sai, te ne rendi conto dopo, solo perché ti ritrovi in un altro film completamente diverso. E’ la vita che va così e, in un istante, scade il tempo e devi andare! Cosi sono andato via senza sapere cosa resterà di me ma con la volontà di cogliere ogni opportunità di stare ancora una volta insieme.
Un sentito augurio e un forte abbraccio dal vostro vecchio prof Cataldo Vulcano.