POSTA DI MARZO 2022 – I nostri lettori ci scrivono

POSTA DI MARZO 2022 – I nostri lettori ci scrivono

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Un quadro da ricollocare

nell’ex ospedale di Carignano

Nel mese di novembre 2021, con il signor  Sindaco, consiglieri comunali e alcuni, come la sottoscritta, ex dipendenti dell’Ospedale/Asl TO5, ho avuto modo di visitare l’ex Ospedale Civile di Carignano, restaurato e recuperato quale prossima struttura hospice del territorio.

Quale autrice della tesi di laurea “Beni storico-artistici ospedalieri dell’AslTO5” ho apprezzato l’importante recupero eseguito, in particolare della parte storica della struttura con il ripristino dello scalone monumentale, della cappella e degli ambienti annessi.

Nell’attesa che la Fondazione Faro possa avviare l’attività dell’Hospice, ritengo opportuno proporre al sgnor Sindaco e all’Amministrazione comunale di Carignano, alla Direzione dell’AslTO5, alla Fondazione Faro, di concordare le modalità affinché sia possibile riposizionare, nella sede consueta in cima allo scalone, il quadro – attualmente conservato nella sagrestia della cappella dell’Ospedale di Carmagnola – “La Vergine con il bambino e sant’Antonio da Padova”, riferito all’intitolazione storica dell’Ospedale, fondato nel 1702 dai componenti della Congregazione di Carità della Parrocchia sotto il titolo di Santa Maria e Sant’Antonio da Padova. La successiva denominazione «Ospedale Civile» risale al 1952 (deliberazione dell’Ente nr. 91 del 12/09/1952), come specificato nella tesi sopra citata.

Tale ricollocazione, oltre a connettere la rinnovata struttura con la sua storia, sarebbe anche l’occasione di restituire alla fruizione del pubblico un’opera facente parte del patrimonio storico -artistico ospedaliero del territorio. Così come sarebbe interessante ripristinare gli arredi della cappella.

Concludo con l’invito a cittadini e/o associazioni, qualora ritengano di approvare la proposta, di esprimersi in merito nelle forme che riterranno più opportune.

Liliana Cerutti




 

Ciao, cuccioli (di oggi… e di ieri)

Osservando i bambini che vanno a scuola

L’inverno volge al termine ma queste parole sono dedicate ai piccoli scolari che ho visto, osservato, mentre si recavano a scuola (molti ormai ci vanno in auto ma qualcuno ancora a piedi); accompagnati da mamma o papà o nonni, secondo la disponibilità, quando ancora era buio. Ho notato i loro trolley a disegni variopinti, i berretti a volte stravaganti, i piumini coloratissimi, scarponcini o scarpe da ginnastica (firmate?), mentre percorrevano il marciapiedi che costeggia casa mia, ed ho immaginato i loro sguardi un po’ assonnati.

Ovvio ripensare agli anni del dopoguerra, quando frequentavo le elementari. Non ho frequentato l’asilo (ora scuola dell’infanzia): avevo a disposizione un ampio cortile ed erano miei compagni di gioco, oltre a mio fratello Pier Carlo, due bambini che abitavano nella casa dei miei nonni con le famiglie, Mirko Ermacora e Paolo Rosso Toniolo, mai dimenticati, purtroppo scomparsi. Allora a scuola andavamo tutti a piedi, spesso tra due pareti di neve, in uno stretto passaggio (la “calà”), intabarrati in cappotti, a volte più grandi di noi, ricavati da giacche o cappotti di famiglia dalle mamme e/o nonne che sapevano quasi tutte cucire e poi c’erano sarte abilissime e pazienti in questi lavori di “incastro”. Dopo i “sochètt” abbiamo calzato scarpe pesantissime, per i nostri piedini, alle quali sulla punta e sul tacco i calzolai applicavano i “ciapin” per proteggere le suole e coprivamo la gola ed il capo con sciarpe e berretti sferruzzati in casa.

Il nostro impegno dal lunedì al sabato, con una sola maestra, quasi sempre la stessa per cinque anni, ma vacanza il giovedì, giorno di mercato a Carignano, quando uscivamo con la mamma per la spesa, ai banchi che sapeva praticavano prezzi convenienti; nei giorni di frequenza, entravamo alle 9 fino alle 12 e tornavamo il pomeriggio dalle 14 alle 16, in tempo per la merenda alla quale seguivano i compiti e lo studio.

Cambiati i tempi, diverse le esigenze, impossibile stabilire un “meglio”: quello era, questo è ma al mattino nel vederli, così presto, fuori, sento freddo anch’io.

Sorvolo, anche perché non esiste analogia, su quanto la pandemia ha portato nella vita di questi bambini, didattica a distanza per via di contagi, isolamenti, ma soprattutto relazioni ridotte con familiari – nonni, zii, cugini – e amici, compagni di scuola: inevitabili risvolti anche psicologici. Un solo augurio, che tutto finisca presto

Marilena Cavallero  

 

Paura e passione

Dedicato ai “coraggiosi cuccioli”,

 piccoli leoni della scuola elementare

«Il re degli animali non dovrebbe essere un codardo! » disse lo Spaventapasseri.

«Lo so» rispose il Leone, asciugando una lacrima con la punta della coda, « Ma davanti al pericolo il cuore mi batte forte e questo mi rende infelice».

Pur tuttavia il Leone codardo de Il Meraviglioso Mago di Oz, lontano dallo stereotipo di re della foresta, affronta con estremo coraggio le sfide in cui si imbatte.

È bastato impegnarsi, crederci e imparare ad avere fiducia in se stesso.

Dal latino “cor-agere”, “agire con il cuore”, il coraggio ha bisogno di  “passione” per raggiungere quello che il cuore vuole davvero. E allora sì che tutte le esperienze accumulate durante un “viaggio”, pur se irto di ostacoli, permettono di trovare una bella forza interiore.

Come il Leone, che abbiamo conosciuto leggendo a scuola il sopracitato racconto di Frank L. Baum, e come tanti altri personaggi nei Libri degli Eroi, così ce la stiamo facendo anche noi!

Insegnanti, alunni, … e tutto il mondo scuola.

“Con che coraggio un’aquila vola, / e ogni mattino un bambino va a scuola, / forse siamo tutti eroi” recita un musicale Inno del coraggio di Bruno Tognolini, al cui ascolto ci stiamo dedicando in queste ultime settimane di febbraio, man mano che ci avviciniamo sempre più (forse) al termine dello stato di emergenza sanitaria.

Questa lettera vuole essere, perciò, una dedica e un ringraziamento ai miei attuali alunni della Classe Seconda A Primaria di via Tappi a Carignano (e, di riflesso, ai miei figli), per essere stati e continuare ad essere dei “coraggiosi cuccioli”, sempre pronti ad affrontare le restrizioni quotidiane imposte (giuste o ingiuste che siano) con tanta semplicità, dolcezza e pazienza, e con “eroica” accettazione.

E’ dalla classe Prima che racconto e lascio immaginare ai miei alunni una scuola diversa, più “colorata” e soprattutto più “libera”, dove ci si può aiutare, giocare, cantare a squarciagola, senza tappi sulla bocca, senza signor gelo che entra dalle finestre aperte, senza distanze… una scuola che ancora non hanno avuto modo di conoscere.

In occasione del Carnevale abbiamo dunque creato delle vistose corone da leone, per sentirci tutt’altro che codardi; in una mattinata di scuola qualunque le abbiamo indossate sfilando per le vie principali di Carignano. Ci ha accolti e accompagnati una splendida giornata di sole!

Piccoli e piacevoli attimi di gioia condivisi tra noi maestre e alunni… da annotare nel libro dei ricordi di scuola.

…”A chi trova se stesso nel proprio coraggio /A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio / A chi lotta da sempre e sopporta il dolore / Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore”! (F. Mannoia)

Una maestra che ama la scuola

Cuba e Ucraina

Premesso che sono contrario ad ogni forma di totalitarismo ed imperialismo, indipendentemente dal vessillo esposto,  che non sono guerrafondaio, ma constato che le guerre esistono e non da oggi.

Ciò detto, mi pongo delle domande, faccio delle correlazioni e cerco di capire perché scoppiano.

Mi pare che tra la crisi di Cuba e quella di oggi in Ucraina vi siano delle similitudini.

Poco dopo la vittoria di Castro a Cuba, durante la Presidenza Kennedy, gli Stati Uniti tentarono una manovra controrivoluzionaria sostenendo lo sbarco nella Baia dei Porci; successivamente, quando l’Unione Sovietica svoleva installare a Cuba delle basi missilistiche, Kennedy minacciò di far scoppiare la terza guerra mondiale e le basi non furono installate.

Ora, dopo la caduta del muro di Berlino ed il crollo dell’ Urss, con l’ingresso nell’Unione Europea  di diversi Paesi che erano oltre la cortina di ferro e con l’ingresso di alcuni di essi nella Nato, è lecito pensare che la Russia abbia una sorta di complesso di “accerchiamento” e non gradisca che i Paesi direttamente confinanti entrino a far parte della Nato  con l’eventualità di installazioni di basi militari.

A me pare che questo sia il motivo scatenante dell’invasione dell’Ucraina.

Non so quali rassicurazioni siano state date alla Russia e, se ne sono state date, certamente non sono sembrate convincenti.

Temo che nel poker della politica internazionale (fatto di pressioni, ricatti, minacce… ) qualcuno, forse più d’uno, abbia pensato ad un bluff ed abbia voluto vedere le carte. Peccato che la posta siano migliia di morti, milioni di profughi e conseguenze economiche pesanti per tutti.

Certamente chi spara per primo non è difendibile ma (da malfidente) non vorrei che “chi lo conosce bene” in qualche modo lo abbia fatto cadere in questa trappola che gli potrebbe essere fatale, anche per le reazioni interne che potrebbero nascere in Russia.

La figura di Putin, in questo momento, viene accostata a quella di “altri potenti” della storia  che, con il loro espansionismo ed il loro desiderio di potere, hanno innescato conflitti dalle conseguenze inimmaginabili.

Lettera firmata

Questa la posta di marzo 2022 su Ieri Oggi Domani, versione stampa. Per scrivere alla Redazione inviate le vostre e-mail, complete di nome e cognome, firma e recapito, a redazione@ierioggidomani.it. La Redazione ricorda che lettere anonime e prive di firma non vengono prese in considerazione.




 

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