Ad illuminare le città potrebbero essere le stalle, con biogas, biometano e pannelli fotovoltaici sui tetti – Convegno Coldiretti sugli gli allevamenti animali come risorsa energetica preziosa per il Torinese

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Allevamenti animali che diventano una risorsa preziosa in termini di energia rinnovabile e rispetto per l’ambiente. Il tema è stato sviscerato al convegno formativo di ieri, mercoledì 16 febbraio, “Le stalle illuminano le città. La nuova frontiera dell’energia pulita prodotta dagli allevamenti” organizzato da Coldiretti Torino al Cinema Nazionale e patrocinato dal Disafa, il Dipartimento di scienze agricole, forestali e alimentari dell’università di Torino.

Dall’incontro è emerso che gli  allevamenti del territorio metropolitano di Torino potrebbero fornire energia elettrica sufficiente a soddisfare le esigenze energetiche di oltre 100mila famiglie. Il dato mette insieme la quota producibile da biogas e quella da pannelli fotovoltaici installati sui tetti dei fabbricati aziendali. Si tratta di ben il 4,5% del fabbisogno energetico del Torinese: tutta energia pulita in grado di migliorare la qualità dell’aria di Torino. Una prospettiva che ribalta l’immagine dell’allevamento animale e, più in generale, dell’agricoltura, come responsabile dell’inquinamento e delle sue conseguenze per la salute dei cittadini, e dell’effetto serra che genera il cambiamento climatico.

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Oltre all’energia elettrica si è posto l’accento sulla grande potenzialità per la produzione di biometano, il metano che si può produrre dagli allevamenti animali e può essere utilizzato per autotrazione, come nel caso presentato al convegno, del Gruppo Maganetti di Tirano (SO), che per la sua flotta di tir utilizza biometano prodotto da un allevamento torinese, la Cooperativa Speranza di Candiolo. Dalla refrigerazione del biogas viene prodotta anche Co2 inodore, autorizzata per uso alimentare (per le bollicine dell’acqua minerale). Lo stesso impianto cooperativo di Candiolo brucia biogas e riscalda, in teleriscaldamento, l’ospedale dell’Istituto per la ricerca contro il cancro.

“In queste giornate in cui scattano i blocchi contro il traffico – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – abbiamo voluto dimostrare che la zootecnia può dare un contributo significativo al miglioramento della qualità dell’aria grazie alla produzione innovativa di energia da fonti rinnovabili e pulite. Con questa nuova frontiera alla tradizionale produzione di cibo per tutti si può affiancare anche la produzione di energia elettrica immessa in rete per tutti noi; di calore per impianti di teleriscaldamento; di metano per auto, furgoni e tir e di anidride carbonica per l’industria alimentare. Se l’agricoltura è sotto attacco per il suo contributo (minimo) all’effetto serra e alla produzione di polveri sottili è perché non si conoscono gli impieghi degli effluenti per produrre energia e metano da autotrazione. Sostenere questa funzione porterà benefici a tutti i cittadini”.

Ad ascoltare le relazioni anche l’assessore regionale all’agricoltura e cibo, Marco Protopapa, che ha ricordato come la partita della produzione energetica sia sempre più strategica per il mondo agricolo. Presente anche l’assessore al commercio del Comune di Torino, Paolo Chiavarino, che ha ricordato come il capoluogo sia molto legato al territorio e all’agricoltura e di come la produzione energetica e di biometano apra ancora nuove prospettive per questo rapporto sinergico. Anche il consigliere delegato all’ambiente della Città metropolitana di Torino, Gianfranco Guerrini, ha accolto con favore l’idea di valorizzare le potenzialità energetiche e ambientali della zootecnia torinese.

Il direttore del Disafa, Carlo Grignani, ha ricordato come la collaborazione tra Università di Torino e mondo agricolo sia una realtà ormai consolidata che avrà sviluppi con nuovi progetti.

Al convegno sono intervenuti Davide Biagini, ricercatore del Dipartimento scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino che ha spiegato come si genera il biogas da deiezioni animali; Elio Dinuccio, professore associato del Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino che ha illustrato come dal biogas vengono prodotti calore da riscaldamento ed energia elettrica diventando, quindi, importante risorsa energetica. Successivamente è stata la volta dei “casi studio” di due aziende zootecniche di mucche da latte che hanno investito molto sulla produzione energetica dalle loro stalle. Queste storie di aziende sono state presentate dalle due giovani titolari Mirella Abbà dell’Azienda Agricola Cascina Impero di Favria Canavese e Serena Vanzetti dell’Azienda Agricola Vanzetti Holstein di Candiolo. In seguito, Andrea Chiabrando, direttore tecnico del Consorzio Monviso Agroenergia ha illustrato il contributo potenziale dell’energia prodotta dagli allevamenti animali in favore di tutto il bilancio energetico del territorio della Città metropolitana di Torino dimostrando come la zootecnia delle campagne torinesi può dare molta energia elettrica anche alla stessa Torino. Sempre dall’Università, ha parlato Laura Zavattaro, ricercatrice del Dipartimento di scienze veterinarie che ha spiegato come, alla fine del processo di produzione del biogas si formi il cosiddetto “digestato”, fertilizzante naturale che è la vera risposta green ai fertilizzanti chimici e al caro-concimi conseguente alla guerra in Ucraina. Infine, il contributo da fotovoltaico: Dario Ghinaudo, tecnico del settore, titolare dello Studio Projectcad, ha avuto il compito di mostrare il potenziale di energia elettrica fotovoltaica che può essere prodotta utilizzando i tetti degli allevamenti.

In provincia di Torino sono presenti 3.000 aziende agricole con allevamenti bovini per un totale di 242.000 capi. Un vero patrimonio energetico. Da queste mucche sarebbe infatti possibile ricavare 66mila metri cubi di biogas che, bruciato in centrali termoelettriche annesse alle aziende agricole o in centrali consortili, potrebbe produrre 623 GWh di energia di cui 250 GWh di energia elettrica: il 2,4% del fabbisogno elettrico torinese e ben il 94% del fabbisogno agricolo. Le stesse aziende potrebbero produrre 400mila metri cubi di biometano. Al termine del processo di produzione energetica e di biometano rimane il “digestato”, concime pronto per la fertilizzazione dei campi: risorsa altrettanto preziosa in periodo storico in cui i fertilizzanti sono una materia diventata rara con il conflitto in Ucraina. A queste potenzialità ricavabili dalle deiezioni animali si sommano i 259 MW producibili utilizzando i tetti dei fabbricati ricoperti da pannelli fotovoltaici: un altro 2% del fabbisogno elettrico dei torinesi.

 




 

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