Papa Francesco ai sindaci dell’Asmel: “Grazie per l’impegno nella cura della casa comune. Occorre ricercare nuovi rapporti tra pubblico e privato”

Asmel udienza papa francesco gennaio 2024

“Quello con papa Francesco è stato un incontro emozionante. Si è avvicinato a noi com’è nel suo stile, in modo informale e caloroso, con una stretta di mano e, nel suo discorso, ha toccato temi importanti per gli amministratori, dandoci indicazioni e consigli”: il primo cittadino di Carignano Giorgio Albertino, componente di una delegazione di oltre cento sindaci dell’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali – Asmel,  ha commentato con queste parole  l’accoglienza ricevuta  nella mattinata di sabato 20 gennaio scorso in Vaticano.

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Il sindaco di Carignano Giorgio Albertino all’udienza papale dell’Asmel

Il Papa ha sottolineato il ruolo dell’associazione “nata nel 2010 per contribuire al buon funzionamento degli Enti Locali italiani, secondo il principio di sussidiarietà, caro alla dottrina sociale della Chiesa”. E a proseguito, rivolgendosi ai sindaci radunati per l’udienza speciale nella Sala Clementina:  “I territori da cui provenite sperimentano alcune delle contraddizioni della società attuale e del suo modello di sviluppo. I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza”.

“Oggi – ha detto papa Francesco – voglio ringraziarvi per il vostro impegno e per il vostro lavoro, che cerca di contribuire a tutelare la dignità delle persone e a curare la casa comune, anche con risorse scarse e tra mille difficoltà. Di questo impegno c’è un bisogno crescente, per cui vi invito a non abbassare la guardia e a non lasciarvi scoraggiare. C’è in gioco qualcosa di più grande che la qualità della vita e la cura dei territori da cui provenite, che pure meritano ogni sforzo. Da sempre, e anche oggi, sono le aree marginali quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, a partire da una prospettiva – quella dei margini – che consente di vedere i dinamismi della società in modo diverso, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti. Le pratiche sociali innovative, che riscoprono forme di mutualità e reciprocità e che riconfigurano il rapporto con l’ambiente nella chiave della cura – dalle nuove forme di agricoltura alle esperienze di welfare di comunità – chiedono di essere riconosciute e sostenute, per alimentare un paradigma alternativo a vantaggio di tutti”.

Ha quindi affidato ad Asmel una missione: “Pensando al vostro ambito di impegno, vorrei suggerirvi un filone tra i molti a cui prestare attenzione: quello della ricerca di nuovi rapporti tra pubblico e privato, in particolare il privato sociale, per superare impostazioni vecchie e sfruttare appieno le possibilità che oggi la legislazione prevede. La scarsità delle risorse nelle aree marginali rende più disponibili a collaborare per ciò che appare come un bene comune; nasce così l’opportunità di aprire dei cantieri di partecipazione, favorendo un rinnovamento della democrazia nel suo significato sostanziale”.

“Un altro filone promettente – ha continuato  e concluso  il Pontefice- è quello delle nuove tecnologie, in particolare il ricorso alle diverse forme di intelligenza artificiale. Stiamo scoprendo quanto possano rivelarsi potenti come strumenti di morte. Possiamo immaginare quanto benefica questa potenza potrebbe risultare se utilizzata non per la distruzione, ma nella logica della cura: cura delle persone, cura delle comunità, cura dei territori e cura della casa comune. E parlando della cura, mi preoccupano le poche nascite. C’è una “cultura dello spopolamento” che viene dalle poche nascite di bambini”

 

 




 

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