Antonio Turello, nato nel 1929 – CENTENARI E DINTORNI

Antonio Turello, nato nel 1929

Antonio Turello

L’appuntamento con il signor Antonio Turello era fissato a casa della comune amica Giovanna Sivera vedova Cavaglià dove in precedenza già ci eravamo incontrati, limitandoci ad una semplice presentazione e scambio di saluti: ora invece ci siamo seduti attorno al tavolo per una lunga chiacchierata.
E’ nato a Carignano e più precisamente a Tetti Peretti il 3 agosto 1929 da papà Bartolomeo (Tromlin, 1898-1940) e mamma Anna Maria Gilli (1906-1963), originaria del Ravé: contadini; terzo di cinque figli: Teresa, 1926, residente a Nichelino; Maddalena, 1928, e Maria, 1933, residenti a Torino; Giovanni, 1939, residente a Candiolo.
Vigorosa la sua stretta di mano. Parla con voce sicura e solo la carta d’identità “denuncia” i suoi anni; sguardo vivace, viso leggermente abbronzato di chi non sta chiuso in casa; corti capelli candidi; indossa pantaloni di velluto, camicia a quadri, maglia, scarponcini: nell’insieme, gli dai vent’anni di meno.
Ha frequentato la scuola di Tetti Peretti-Tetti Pautasso, pluriclasse, dalla prima alla terza elementare: erano più di trenta alunni, con unica insegnante la signorina Anna Gianinetto (zia della maestra Flavia Gianinetto Cavallo); per lei ha parole di profondo rispetto, riconoscenza, affetto. “Maestre così non ce ne sono più” e prosegue: “Per evitare che i bambini già a otto-nove anni lasciassero la scuola, perché non tutti sarebbero venuti nel concentrico a terminare i due anni mancanti, anche se erano stati promossi, faceva in modo che ripetessero, almeno una volta, la terza”. Commovente sentirgli dire: “Quando vado al cimitero, mi avvicino alla fotografia e la bacio”, tanto bello è rimasto il ricordo della sua Maestra in questa persona che ha quasi novant’anni. Nei momenti liberi Antonio aveva continuato a frequentare la scuola ma, a otto anni, mungeva le mucche e già prima le conduceva al pascolo.
Quando scompare il padre, ha solo undici anni; in cascina c’è il nonno, Antonio (del quale ha preso il nome, 1869-1953) che aiuta la nuora a crescere la famiglia: a quattordici anni va a lavorare dallo zio materno, Lorenzo Gilli, padre di Giovanni, macellaio, nella vicina cascina, sempre a Tetti Peretti.

Antonio Turello Leva 1929Nella primavera del 1950, visita di leva, a Torino, distretto di Chivasso, come da fotografia dei coscritti, orgogliosi del tradizionale fazzoletto bianco. Appartengono alle frazioni di Tetti Peretti, Brassi, Ceretto, Olmi ed hanno uno loro bandiera, in velluto, color granata con ricami, probabilmente confezionata dalla storica Cina Vassarotto (qualcuno, ne sa qualcosa?). Dall’alto, da sinistra: Matteo Pautasso (Tetti Peretti); Lino Lisa (Brassi); Antonio Turello; Giuseppe Nicola (Tetti Peretti); Pietro Manescotto (Brassi); Domenico Brusa (Brassi); Nicola Chiavazza (Olmi); Antonio Dominici (Brassi); Bartolomeo (Nino) Chicco (Ceretto); al clarino “I Gloria” di Racconigi e Oreste Pautasso di Osasio alla fisarmonica; Pietro Brusa (Brassi).



Antonio Turello viene assegnato al 22° Artiglieria di Campagna, destinazione Palermo, dal 13/9/1950 al 25/11/1951 e torna a casa solo qualche volta grazie al tenente palermitano Angelo D’Angelo, classe 1915, che lo aveva preso a benvolere. In quella città erano di stanza anche altri corpi e scopre che il 70% dei militari di leva arrivano dalle regioni del nord..
Al ritorno dalla “naja” svolge lavori vari di manovalanza in campagna. Il 2 settembre 1953 sposa Francesca Turello (1928-2014), sua vicina di casa e già compagna di giochi. La residenza ufficiale di famiglia era stata fino a quel momento a Nichelino ma Antonio aveva vissuto sempre a Tetti Peretti. Dopo il matrimonio e fino al 1956 la nuova abitazione è nell’attuale vicolo San Giacomo, in fondo, a sinistra nella casa (allora) di Gioann Carena, macellaio in via Salotto. Il 19 luglio 1954 nasce Andreina, detta Adri, che col tempo è diventata per tutti Adriana, ora vedova di Michele Sandrone.
Dopo il 1952 Antonio era stato assunto presso la ditta Durio (Borgo Mercato, esiste ancora la ciminiera sulla sinistra entrando in Moncalieri)) che, partendo dalla triturazione dei tronchi degli alberi, specie castagni, attraverso varie fasi di lavorazione, arrivava all’estrazione dei tannini fino all’essicazione per la produzione in polvere, utilizzati per la concia delle pelli. Tra i suoi compagni carignanesi di lavoro ricorda: i fratelli Giovanni e Michele Ravizza, Giovanbattista Cavaglià (suocero di Giovanna), Francesco Peiretti (Borgo san Remigio), Lorenzo Moriondo (padre di Margherita, vedova Dealbera). Questa fabbrica chiude nel 1961, quando “per volontà della famiglia Battaglia, che allora già vantava una storia di almeno cento anni nel campo, a San Michele di Mondovì viene fondato un nuovo stabilimento”(notizie ricavate da Internet). Da quel momento Antonio entra a far parte della Fiat, sono gli anni del boom economico: prima è destinato in “Fonderia Ghisa” in corso Giovanni Agnelli n.52, poi all’Officina 2 Stampaggi (magli e presse), dal 1963 è a Carmagnola, reparto “Intercapedine (Anime)” e infine, dal 1974 a Volvera (Ricambi) fino al 1984, quando ha maturato la pensione.
Le sue abitazioni, dopo il 1956, sono state: in via Valdocco (da Pierino Tabusso) fino al 1962, in via Diaz (Pontetto) fino al 1966, in via Vittone (da Mattio) e finalmente in una casa di proprietà in via Monte Grappa dal 17 novembre 1968.
Antonio Turello  sempre amato e praticato il ballo liscio (indimenticabile il ballo a palchetto) e le canzoni tradizionali italiane (suoi idoli Luciano Tajoli e Claudio Villa).
Una passione per la bicicletta che era anche una necessità perché ha rappresentato per tanti anni il mezzo di trasporto, con qualsiasi tempo, per andare al lavoro. La prima bicicletta, nella primavera del 1950. costruita dal ciclista Antonio Forneris (1912-1963), padre di Gian Renzo, prematuramente scomparso nel 1990. Antonio commenta “Era blu, con due fasce rosse, una fuoriserie!! Forneris ne aveva costruita una identica per il mio coscritto, Matteo Pautasso”. Nel 1980 acquista una bici da corsa e con lui il genero Michele ed il nipote Michele Pascale.Non partecipano a competizioni ma percorrono tutte le strade che portano al mare e verso le montagne, dal Colle di Tenda all’intera valle d’Aosta per toccare poi le Dolomiti. In certe “trasferte” sono più di una decina di appassionati e sono una ventina quando raggiungono la Francia attraverso il passo del Galibier e l’Alpe d’Huez. Ancora quest’autunno ha pedalato per chilometri sulle strade che collegano Carignano ai paesi limitrofi, da solo, per essere libero di fermarsi a parlare con le persone che conosce.
Quando gli chiedo del suo rapporto con la televisione, risponde “Guardo i documentari su ambiente e animali; poco i telegiornali”.
Preferisce coltivare l’orto, verdure di stagione, non solo per il fabbisogno familiare: “E’ una soddisfazione farne parte ai vicini”. Aggiunge la figli:a “Non è a km 0, è a cm 0!!” .Attorno alla casa ci sono pure alberi da frutta e da due piante di actinidia ricava da 80 a 100 kg di kiwi. I prodotti del suo orto finiscono sulla sua tavola: ha un buon appetito e mangia di tutto, dolce e salato, carne, formaggi, pasta.
Non posso che esprimergli tutta la mia ammirazione e augurargli di continuare così a lungo.
Marilena Cavallero

Nella precedente puntata della rubrica CENTENARI E DINTORNI:  ELEONORA LUNGO VASCHETTO, NATA NEL 1926




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