Sorrisi e momenti di spensieratezza con le opere dei quaranta artisti protagonisti della collettiva “Allegri gente… e altre storie” a Palazzo Lomellini

allegri gente

Una mostra che vuole regalare attimi di spensieratezza e sorrisi: iene inaugurata  domani,  venerdì 18 novembre, alle ore 17.30, nelle le sale di Palazzo Lomellini a Carmagnola (piazza Sant’Agostino 17), la collettiva “Allegri gente… e altre storie” che rimarrà allestita e visitabile sino al 18 dicembre (giorni e orari: da giovedì a sabato ore 15-30-18.30; domenica ore 10.30-12.30 e 15.30-18.30).

A cura di Elio Rabbione e dell’Associazione Amici di Palazzo Lomellini, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura di Carmagnola, la mostra propone un grande allestimento realizzato con le opere di quaranta artisti.

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Franco Negro – Un giorno di festa -olio su tela

Elio Rabbione presenta così la mostra: “L’attualità malsana, che ogni giorno ci obbliga ad affrontare pesanti notizie che arrivano dagli schermi di casa e dalle pagine dei giornali, ci ha spinto a pensare ad una mostra che possa essere l’occasione per costruire brevi momenti di allegria, attimi di spensieratezza e di sorrisi. Soprattutto per quanto riguarda la prima parte del titolo – non un’insperata imposizione, ma un invito, un suggerimento dato di cuore, un’ispirazione cui aggrapparsi nei momenti di malinconia – in cui alcuni artisti si sono riconosciuti, pronti a riproporre o a preparare delle opere che facilmente rientrassero in quell’attimo di leggerezza. Per altri, da sempre abituati a ricercare altre forme d’arte, la partecipazione è stata più difficile, proprio perché il loro modo di comporre la propria opera è ed è stata in ogni istante alla ricerca di mezzi lontani dal figurativo. I quaranta nomi partecipanti – tanti nuovi nell’associazione che espongono per la prima volta nelle sale del Lomellini – si presentano al giudizio, come al piacere di essere “naturalmente” osservati, di chi vorrà visitare la mostra, in egual maniera. Non si possono in questa presentazione della mostra ricordare tutti. Ma sceglieremo gli acquerelli “sapienti”, il ballo e la festa nel centro della piazza o il gruppo di visi che Roberto Andreoli ci consegna nelle diverse espressioni, nei sentimenti, nel pensiero di un momento; il bosco innevato e silenzioso di Graziella Alessiato, un’esplosione di gioia per gli occhi, la chiacchierata attorno al tavolo, tra i resti del pranzo, di Franco Negro, le prove di Nicoletta Nava cariche di divertimento e di sfacciata ironia soprattutto, gioiosi come gioiosa è la cuoca di Andreina Bertolini, i giochi di sovrapposizione, di luci e di architetture scomposte che Bruno Chiodarelli riesce a inventare nella sua opera; e le opere di Sergio Saccomandi, un vero Maestro, già altre volte ospite del palazzo, la felicità per la nascita di un bambino, in un fascio perfetto di luce, al di qua delle nubi scure e del buio lasciati alle spalle, la felicità del pittore, un momento tutto personale, nel poter esporre in contemporanea, nel chiostro del Bramante, a Roma, con Andy Warhol e l’omaggio, anch’esso in triplice forma, al Maestro del pop americano. Segnaleremo ancora i limpidi acrilici di Paolo Mirco, le carovane di Guido Mannini immerse nella calura e nell’abbandono dei deserti africani, la maschera nobile e allegra che Giacomo Sampieri ha tratteggiato di un vecchio amico e collega, “Bruno Molinaro”, l’irriverente contentezza del businessman di Franco Fasano all’indomani della firma di un contratto, la frenesia del ballo che in maniera diversa colpisce Angela Betta Casale e Luisa Diaz Chamorro, come Danilo Baruffaldi con le sue classiche ballerine e il suo suonatore di chitarra, le bambine di Giacomo Gullo, gli occhi rivolti a seguire un variopinto volo di farfalle. La spensieratezza dei bambini di Paolo Viola, i visi acquerellati di Luisella Rolle, quello allegro di una madre africana per il suo bambino, opera di Mariella Gallizio, le scenografie firmate da Gigi Porporato che ti spingono a entrare nel loro interno, nei loro significati tutti da decifrare, e certo a non soffermarti alle (stupende) superfici. E poi ancora Adelma Mapelli che propone prove nuove della sua arte cinquantennale, Ezio Curletto, Silvia Finetti, Nikolinka Nikolova, Roberta Fassio, i moderni pastelli di Viviana Mantilaro, i cavalli proposti e diremmo quasi cesellati negli acquerelli di Attilio Dal Palù, la neve e il silenzio lontanissimo dell’inverno che dobbiamo a Paolo Pirrone, le forme “uniche” e stravaganti inventate da Gianni Bombi, a tutti gli altri che qui dimentico e che mi perdoneranno, ai quali va il mio grazie per la loro partecipazione e, soprattutto, per la loro continua passione”.

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Roberto-Andreoli-acquarello

I quaranta artisti in mostra: Graziella Alessiato, Roberto Andreoli, Mauro Azzarita, Danilo Baruffaldi, Andreina Bertolini, Angela Betta Casale, Gianni Bombi, Anna Branciari, Maria Brosio, Giorgio Cestari, Bruno Chiodarelli, Ezio Curletto, Attilio Dal Palù, Xavier De Maistre, Carlo Dezzani, Luisa Diaz Chamorro, Franco Fasano, Roberta Fassio, Silvia Finetti, Mariella Gallizio, Maria Rosa Gaude, Giacomo Gullo, Guido Mannini, Giuseppe Manolio, Viviana Mantilaro, Adelma Mapelli, Paolo Mirco, Marina Monzeglio, Nicoletta Nava, Franco Negro, Nikolinka Nikolova, Paolo Pirrone, Gigi Porporato, Luisella Rolle, Sergio Saccomandi, Giacomo Sampieri, Rita Scotellaro, Christian Sorrentino, Maria Teresa Spinnler e Paolo Viola.

“Ancora una volta – dichiara Alessandro Cammarata, vice sindaco e assessore alla Cultura di Carmagnola –  l’Associazione Amici di Palazzo Lomellini, grazie alla collaborazione con il Comune di Carmagnola, si presenta con alcuni dei propri artisti e una nuova mostra, questa volta intitolata “Allegri gente… e altre storie”. Un invito e un titolo che hanno raccolto quaranta artisti a fermare con le loro opere un momento di allegria, raccontato con mezzi e suggestioni diversi, un momento che nelle opere esposte vuole portare un’occasione di leggerezza, di riparo dai problemi quotidiani. Vogliamo che il pubblico che visiterà la mostra in questo nostro palazzo – che sta diventando di anno in anno più importante quale contenitore di cultura – possa ritrovare, al di là dell’ingresso, quella pausa, quell’attimo di tranquillità, più o meno breve, che lo porti alla possibilità di riconsiderare le negative azioni esterne come un qualcosa che è sempre possibile superare. Senza dimenticare che lo sguardo verso i colori, i temi diversi, il bello in una sola parola, spinge ognuno di noi all’incontro, allo scambio di idee, a quella socialità che per troppo tempo, in un recentissimo passato, ci è stata quasi del tutto negata”.

 




 

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