L’abbruciamento sarà consentito anche in collina – Davide Nicco: “Ho raccolto la preoccupazione dei coltivatori del Chierese e del Pinerolese e appoggiato con grande convinzione l’ordine del giorno”

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Il consigliere regionale Davide Nicco esprime soddisfazione per l’approvazione che estende a comuni e aziende agricole della collina l’abbruciamento controllato dei residui agricoli vegetali.  Per gli agricoltori e i Comuni piemontesi si allarga e diventa più semplice la possibilità di smaltire i residui vegetali di sfalcio attraverso la pratica dell’abbruciamento controllato. È il risultato dell’ordine del giorno  presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni e sottoscritto dal consigliere regionale Davide Nicco.

“In particolare dai Comuni e dai coltivatori della collina chierese e dalla fascia pedemontana pinerolesespiega Davide Nicco – ho raccolto nel tempo la viva preoccupazione di non poter accedere a questa pratica agraria tramandata dalla tradizione dei nostri nonni, assolutamente ecosostenibile se correttamente condotta e tuttavia finora circoscritta soltanto ai comuni dichiarati montani per via di una classificazione vecchissima, risalente al 1988 e assolutamente superata rispetto alle attuali esigenze e ai mutamenti colturali e climatici”.

“Per questo – sottolinea Nicco – ho sottoscritto con grande convinzione il documento presentato da Paolo Bongioanni che impegna la Giunta regionale a estendere rapidamente l’accesso all’abbruciamento controllato anche ai comuni collinari e collinari depressi, e non più soltanto ai comuni montani come è accaduto finora. È una pratica che dev’essere considerata ordinaria manutenzione agricola e non macchinosa e complessa attività di smaltimento dei rifiuti, e che restituisce sostenibilità e semplicità gestionale a tante aziende e operatori dei nostri territori”.

La modifica legislativa amplierà le maglie e permetterà anche nei comuni classificati di collina e di collina depressa la pratica dell’abbruciamento controllato dei residui colturali, consentendo ai Sindaci interessati di autorizzarla con un’apposita ordinanza per un massimo di trenta giorni anche non continuativi per i comuni montani e di quindici giorni per le aree di pianura.

La riforma sarà naturalmente condivisa con gli enti locali e le direzioni regionali Agricoltura e cibo e Ambiente, energia e territorio.

 




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