“Limitare i poteri dei magistrati significa limitare la libertà del cittadino” – I NOSTRI LETTORI CI SCRIVONO

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Limitare i poteri dei magistrati significa limitare la libertà del cittadino

Un tempo c’era il monarca assoluto che concentrava in se tutti i poteri  dello stato.

Montesquieu  teorizzò  la divisione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, in modo che ci fosse un bilanciamento tra gli stessi.

In particolare, il potere giudiziario era ed è il vero potere di garanzia per il cittadino che, rivolgendosi al “giudice terzo”, può sperare di avere giustizia nel caso in cui ci fossero delle violazioni delle leggi da parte anche del “sovrano”.

Questi concetti Illuministici sono stai recepiti in tutti i codici post rivoluzione francese.

Anche il tanto vituperato codice Rocco (del 1933) ha fatto propri tali principi, in particolare nella parte dei delitti contro la pubblica amministrazione, istituendo reati come: la corruzione, la concussione, il peculato, gli interessi privati in atti d’ufficio, l’abuso d’ufficio, tutti volti ad impedire che chi esercita il potere pubblico lo usi per proprio vantaggio.

Alcuni di questi reati sono stati modificati e depotenziati o abrogati, ultimo baluardo è rimasto l’abuso d’ufficio che in molti oggi vogliono abrogare.

Tutti questi reati sono l’aspetto penalistico della formazione di atti amministrativi già viziati sotto il profilo del diritto amministrato (violazione di legge, incompetenza assoluta o relativa, eccesso di potere o mancanza di potere) e formati con la consapevolezza della loro illegittimità.

Eliminare la punibilità per questi comportamenti illegittimi e illeciti significa esporre il cittadino al libero arbitrio del funzionario che distorce il potere che gli è stato conferito nell’interesse della collettività e, di fatto, abrogare non solo il codice Rocco del 1933 che, a mio modo di vedere, nonostante il suo anno di nascita, era molto più  liberale di molti dei nostri politici attuali, ma anche l’art. 97 della nostra Costituzione (del 1948) nella parte in cui recita:”… I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizione di legge, In modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione ..”.

Non è assolutamente tollerabile che venga consentito al funzionario e, peggio ancora, al politico di turno di usare il potere che gli è dato per fini istituzionali di farsi i  fatti suoi e delle sue clientele violando addirittura la Costituzione.

I funzionari ed i politici che attaccano la magistratura perché scopre le  malefatte che hanno commesso dovrebbero vergognarsi anche per la loro incapacità nel commetterle.

Il magistrato persegue i reati che sono stati commessi, basta evitare di commetterli.

Limitare i poteri dei magistrati significa limitare la libertà del cittadino, renderlo più suddito ed indifeso nei confronti di chi usa indebitamente dei poteri che gli sono stati conferiti.

Chi non è “onesto” o è “inetto” e ha paura di firmare gli atti amministrativi non faccia il dirigente nella pubblica amministrazione, abbiamo bisogno di tanti braccianti, camerieri, operatori ecologici ecc. .

Lettera firmata

 




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