A GARDEN OF MY OWN, Emanuela Bernascone – Superficie di Olivier Norek, un libro che ti strega

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Consigliare un libro è ancora più difficile che consigliare un film; nel film prendiamo parte all’immaginario del registra, vediamo attraverso i suoi occhi i personaggi, le ambientazioni, addirittura il cielo è del colore che il regista ha scelto per noi. In un libro invece la regia è affidata al lettore, sta a lui fantasticare sull’aspetto fisico del personaggio, il colore delle pareti della sua stanza, il suo modo di muoversi e interagire con lo spazio e con gli altri. È l’immaginario del lettore che viene a galla, più che quello dello scrittore.

Per questo sono più a mio agio a consigliare un film, perché so già a cosa andrà incontro lo spettatore, l’immaginario del regista è manifesto e, spesso, ritrovabile e riconoscibile in tutte le sue opere.

Non si può sapere, invece, che cosa scatenerà la lettura del libro e il romanzo che mi appresto a raccontare scatena decisamente qualcosa, lascia affacciare demoni che pensavamo di aver, se non debellato, almeno nascosto per bene sotto al tappeto.

Questo libro ti strega, a partire dall’azzeccatissimo titolo: in Superficie, di Olivier Norek (Rizzoli, 2022), ci sono infatti tante superfici, si oscilla tra il sopra e il sotto, dentro e fuori, il prima e il dopo. Innanzitutto c’è la superficie del volto della protagonista, una tostissima poliziotta (sei anni alla omicidi, otto all’antidroga), che viene deturpata nella seconda pagina del romanzo, col risultato di renderla sconosciuta a se stessa e, spesso, agli altri.

Noémie non si riconosce più, non vuole nemmeno più chiamarsi con il suo nome per esteso, della persona che era ne è rimasta solo metà, No, e lei ora è questo. Intorno a lei ruota un mondo maschile e, a tratti, maschilista: il compagno, il capo al Bastione, lo psichiatra (figura eccezionale!), i nuovi colleghi, un interessante sommozzatore… Noémie, anzi No, deve ritrovare prima di tutto sé stessa e poi il suo posto nel mondo, mentre risolve un cold case che più complicato non potrebbe essere.

La seconda superficie è quella del lago artificiale che ha ricoperto una ridente cittadina di campagna, che proprio quando arriva la poliziotta decide di far riaffiorare testimonianze di un crimine inenarrabile.

E infine la superficie di ogni personaggio, sotto la quale Norek scende per rivelare la sua vera natura, sempre attraverso una fine indagine psicologica che ci porta lentamente e inaspettatamente a sondarne il lato oscuro, ma non solo.

Ci si affeziona ai personaggi, parti fondamentali di un ingranaggio che non si inceppa mai, in un giallo che tiene incollati alle pagine con maestria; si nota che l’autore ha dalla sua anni di esperienza sul campo: nipote di un sottufficiale della Legione Straniera, già operatore umanitario in Guyana ed ex Jugoslavia, poi poliziotto per 18 anni fino al grado di capitano nel noto distretto Seine-Saint-Denis. Ma nonostante l’intrigo e la trama siano fenomenali, la parte più pregnante del romanzo sono i protagonisti, tutti reali e umani, descritti in maniera oggettiva, ma allo stesso tempo quasi con affetto. Tutti peccatori e, quasi tutti, colpevoli, raccontati senza alcun giudizio, nella loro sofferente umanità. Come nella realtà ognuno ha mille sfaccettature e spesso la prima impressione è fallace. Per fortuna c’è il sottile senso dell’umorismo che l’autore presta a molti dei personaggi, permettendoci ogni tanto di tirare il fiato durante questa corsa verso la soluzione del mistero.

Superficie è di quei romanzi che vorresti non finisse mai, di cui senti già la nostalgia quando arrivi a dieci pagine dalla fine, di cui subito brami un sequel.

Ecco se c’è proprio una critica che mi sento di muovere a Olivier Norek è che è troppo bravo e che non so cosa darei per scrivere come lui, quindi mi auguro che sia anche altrettanto veloce e ci regali subito un secondo romanzo con Noèmie (sì, spoiler, alla fine la protagonista torna a vedersi intera).

Emanuela Bernascone

info@emanuelabernascone.com

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A garden of my own, quarta puntata – Le puntate precedenti: agosto 2022 Greta e le Gallerie d’Italia a Torino; luglio 2022 Smon Hantaï alla Fondation Louis Vuitton a Parigi; giugno 2022 Diplomatija astuta

A garden of my own. Ho pensato a lungo a come intitolare la mia rubrica su Ieri Oggi Domani. e alla fine la descrizione che mi è parsa più pertinente è A garden of my own; non dovrei spiegarlo, perché è così che si fa, lasciando al lettore la curiosità e il divertimento di immaginare la causa recondita e anche la soddisfazione nel pensare di aver indovinato la motivazione. Ma io sono malata di comunicazione, nel senso che amo comunicare e ho bisogno che il messaggio arrivi forte e chiaro, senza incomprensioni; quindi eccomi qui a illustrare la mia scelta: è palese il riferimento a “A room of own’s own”, di Virginia Woolf, però io ho deciso di uscire dalla stanza per entrare in un giardino, il mio giardino. Uscire allo scoperto quasi, in un luogo tutto mio dove ospitare le passioni che mi animano; quindi qui seduti sull’erba parleremo di arte -naturalmente- e di libri, serie televisive e viaggi, ma anche di tutto ciò che attira, per un motivo o per l’altro, la mia attenzione. Comincio io a raccontare, in attesa di ricevere da qualche lettrice o lettore suggerimenti di argomenti che le o gli stanno particolarmente a cuore, perché in questo mio giardino c’è posto per tutti e niente mi riempie di gioia come ospitare gli amici in casa mia!

emanuela bernasconeTorinese, Emanuela Bernascone negli ultimi 30 anni ha lavorato nella comunicazione culturale, viaggiato molto con la numerosa famiglia e a settembre è uscito il suo primo romanzo, frutto, ça va sans dire, di un viaggio: “Malta bastarda”.

 

 

 

 

 

 

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