A GARDEN OF MY OWN, Emanuela Bernascone – Con la luce e con l’ombra, con il caldo e con la neve: Copenaghen è sempre una buona idea

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Marie Sjøvold (NO) Bubblegum #1 Fotografi, pigment print på bomuldspapir / Photography, pigment print on cotton paper. Fra serien / From the series PUST, 2006

Copenhagen a settembre è sempre una buona idea. O forse in qualsiasi stagione perché la bellezza e l’unicità della città si possono apprezzare con la luce e con l’ombra, con il caldo e con la neve.
Non è semplice raccontare di questa splendida capitale e dei suoi abitanti, dell’atmosfera piacevole e accogliente, dei sorrisi incrociati per strada, delle bici che saettano da un estremo all’altro e delle teste dorate dei numerosissimi bambini. E non mi dilungherò nemmeno a raccontare di quando ho perso il portafoglio nel déhors, in bella vista su di un tavolino, e di quando l’ho ritrovato, con relativo applauso da parte di tutto il bar.
Ometterò quindi le disquisizioni sull’Hygge danese per concentrarmi su una materia che mi è famigliare: la fotografia.
Al Fotografisk Center (Stalgade 16, 1699 Copenhagen – www.fotografiskcenter.dk – info@fotografiskcenter.dk), sino al 22 ottobre infatti va in scena la prima mostra della nuova sede, nel distretto della carne di Copenhagen, l’equivalente del Meatpacking district di New York, che qui non è ancora diventato luogo modaiolo con locali trendy e affitti da capogiro. Per carità, gli affitti da capogiro ci saranno pure, ma questo in tutta la città che, per noi italiani, ha prezzi proibitivi.
Tornando alla mostra, dal suggestivo titolo Disappearances, si tratta del primo episodio di una trilogia di mostre che, da qui al 2025, si occuperanno di un tema volto ad esplorare alcune caratteristiche proprie della fotografia e mostrando come gli artisti contemporanei interagiscono con questo mezzo. Lo scopo della serie di mostre è quello di contribuire all’esame e alla discussione dell’attuale ruolo artistico e culturale della fotografia.
Questa prima mostra esamina il fenomeno della scomparsa in un contesto pratico, tematico e culturale; storicamente, la fotografia è associata alla sua speciale capacità di catturare il tempo e di rappresentare e garantire la manifestazione della realtà, ma è anche caratterizzata dal suo opposto: la transitorietà.
In mostra ci sono opere di tredici artisti e collettivi che affrontano la scomparsa in vari modi, sia per quanto riguarda la fotografia come oggetto fisico, quindi la sua materialità e transitorietà, sia per quanto riguarda i soggetti ritratti, dunque la scomparsa di persone, oggetti e luoghi.

copenaghen emanuela

Andreas Albrectsen (DK/BR) Notes (17.08.01), 2017/2023 Inkjet print på post-it-sedler / Inkjet print on post-it notes

Io sono rimasta folgorata dall’opera di Andreas Albrectesen, una foto scattata dalla cima del World Trade Center, stampata a grandezza naturale per rispettare le dimensioni della finestra dalla quale è stata scattata, ma soprattutto stampata su dei post-it che mano a mano si staccano dal muro e cadono a terra. L’opera è quindi destinata a scomparire durante il periodo espositivo e io ho
dovuto trattenermi dal cercare di riappicciarne uno a uno al loro posto.
Ma sono rimasta ore a fissare anche le fotografie di Marie Sjøvold che ritraggono persone sdraiate con gli occhi chiusi, mentre fanno una bolla rosa con una gomma da masticare. L’immagine è molto forte perché la posizione evoca la morte e la posizione in una bara e sembra che la bolla rosa racchiuda l’esalazione dell’ultimo respiro. Ma hanno anche un che di molto, molto ironico,
l’aspetto che più mi ha catturato.
Non posso elencarle tutte perché le opere sono una più intrigante dell’altra e io consiglio vivamente di andare a vederle dal vivo. Per quanto mi riguarda meriterebbero sicuramente una seconda visita, magari questa volta d’inverno, in piena atmosfera natalizia!

copenaghen emanuela bernascone

Joana Hadjithomas & Khalil Joreige (LB) Lasting Images, 2003
Video installation, 3 min., super 8 mm film. Tilhører kunstnerne og In Situ – fabienne leclerc (Greater Paris) og The Third Line (Dubai) / Courtesy of the artists and In Situ – fabienne leclerc (Greater Paris) and The Third Line (Dubai)

Fotografisk Center

A garden of my own, tredicesima puntata: Con la luce e con l’ombra, con il caldo e con la neve: Copenaghen è sempre una buona idea. Le puntate precedenti: agosto 2023 Ugo Mulas a Le Stanze della fotografia, sull’Isola di San Giorgio; maggio 2023 Lo spettatore ha diritto di dormire, sognare, forse…; marzo 2023 L’olandesina in cittàfebbraio 2023 JR, i Bagni Pubblici di via Agliè e il senso dell’arte pubblica: entrare in connessione con chi ti è accanto; gennaio 2023 La New York di Edward Hopper al Whitney Museum, uno sguardo orizzontale sulla città dei grattacieli; novembre 2022 Andy Warhol icona pop a Padova, sorpresa nella sorpresa; ottobre 2022 Sarà una settimana Torinissima; settembre 2022 Superficie di Olivier Norek, un libro che ti strega; agosto 2022 Greta e le Gallerie d’Italia a Torino; luglio 2022 Simon Hantaï alla Fondation Louis Vuitton a Parigi; giugno 2022 Diplomatija astuta; novembre 2022 Andy Warhol icona pop a Padova, sorpresa nella sorpresa.

A garden of my own. Ho pensato a lungo a come intitolare la mia rubrica su Ieri Oggi Domani. e alla fine la descrizione che mi è parsa più pertinente è A garden of my own; non dovrei spiegarlo, perché è così che si fa, lasciando al lettore la curiosità e il divertimento di immaginare la causa recondita e anche la soddisfazione nel pensare di aver indovinato la motivazione. Ma io sono malata di comunicazione, nel senso che amo comunicare e ho bisogno che il messaggio arrivi forte e chiaro, senza incomprensioni; quindi eccomi qui a illustrare la mia scelta: è palese il riferimento a “A room of own’s own”, di Virginia Woolf, però io ho deciso di uscire dalla stanza per entrare in un giardino, il mio giardino. Uscire allo scoperto quasi, in un luogo tutto mio dove ospitare le passioni che mi animano; quindi qui seduti sull’erba parleremo di arte -naturalmente- e di libri, serie televisive e viaggi, ma anche di tutto ciò che attira, per un motivo o per l’altro, la mia attenzione. Comincio io a raccontare, in attesa di ricevere da qualche lettrice o lettore suggerimenti di argomenti che le o gli stanno particolarmente a cuore, perché in questo mio giardino c’è posto per tutti e niente mi riempie di gioia come ospitare gli amici in casa mia!

emanuela bernasconeTorinese, Emanuela Bernascone negli ultimi 30 anni ha lavorato nella comunicazione culturale, viaggiato molto con la numerosa famiglia e a settembre è uscito il suo primo romanzo, frutto, ça va sans dire, di un viaggio: “Malta bastarda”.

 

 

 

 

 

 

 

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