A GARDEN OF MY OWN, Emanuela Bernascone – Non perdetevi per nulla al mondo la Biennale della Fotografia Femminile di Mantova

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Luisa Dörr, 2019-2021 Miriam Estefanny Morales M. 23 (Tefy). Per Teffy lo skate non è solo uno sport, ma anche uno s;le di vita: “C’è tan;ssima discriminazione nei confron; della popolazione indigena Boliviana, ma sono convinta che indossare una pollera mentre faccio skate mi renda un tuS’uno con le mie radici, mostrando che, nonostante tuSo, chiunque possa fare qualunque cosa, indipendentemente da ciò che indossa o da dove viene. Quello che conta è quello che siamo com persone” dice. ” Questo panorama straordinario si vede dalla collina “Cristo de La Concordia”, un luogo turis;co. Ammirando questa veduta puoi capire quanto sia bella la mia Cochabamba. Puoi osservare la natura rigogliosa e vedere che non si sia perduto tuSo per via dello sviluppo tecnologico e l’aumento della popolazione. E poi la cosa più importante di tutte: sono orgogliosa di essere K’ochala”

Quelle grandi genie della Biennale della Fotografia Femminile di Mantova hanno bypassato il dilemma mimosa sì mimosa no quest’anno, inaugurando l’8 marzo, la terza edizione del loro foto festival, dall’accattivante titolo Private. Già dalla prima edizione, bloccata sul nascere a marzo 2020 dalla pandemia, si capiva che le professioniste che lavorano alla Biennale, le fondatrici dell’Associazione La Papessa e la direttrice artistica Alessia Locatelli, avevano parecchie frecce nel loro arco. La seconda edizione, dal titolo Legacy, nel 2022, è stata un tripudio di pubblico e recensioni positive, e con questa terza edizione si sono decisamente aggiudicate un posto nell’olimpo dei festival di fotografia europei.

Il tema centrale, su cui fanno perno le ricerche delle fotografe invitate, viaggia sempre su un binario bilingue, garantito dalla presenza della presidentessa dell’associazione Anna Volpi, a sua volta anglofona. Dunque se in inglese il titolo ci riporta a tutto ciò che riguarda la privacy, on e off line, in tempi di condivisioni social e di intelligenza artificiale, in italiano Private ci suggerisce anche la sfera dolorosa della privazione, della sottrazione.

I progetti esposti spaziano da riflessioni sulla privacy e su come le relazioni e le politiche siano modificate a partire da una sua diversa concezione, come nello splendido lavoro sugli spazi pubblici di Esther Hovers, False Positives, a lavori più intimi, come The Lusty Lady Series di Cammie Toloui,  una serie di scatti all’interno del peep show in cui la fotografa ha lavorato per mantenersi gli studi alla San Francisco State University, raccontando con grande rispetto i private pleasures degli avventori del club. Una relazione fatta di un doppio sguardo voyeuristico: quello instaurato tra la fotografa che riprende i giochi erotici e chi si reca in cabina per osservare a sua volta l’esibizione della Toloui.

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Cammie Toloui, The Lusty Lady Series, 1991-1993

Sempre all’interno del tema identità e privacy, si sviluppano i progetti fotografici di Claudia Ruiz Gustafsson, Luisa Dörr e Thandiwe Muriu. Gustafsson sviluppa una narrazione che combina materiali di archivio, mappe, disegni e scatti fotografici per ridefinire in La Ciudad en las Nubes, il concetto di “scoperta” di Machu Picchu. Uno story telling storico, indissolubilmente legato all’avvento dell’uomo occidentale e delle grandi spedizioni scientifiche, totalmente disinteressate a considerare la presenza dei Quechua quali nativi di quei luoghi, che hanno contribuito alla creazione di un distorto “immaginario peruviano”, anche attraverso l’uso dei dispositivi fotografici. ImillaSkate di Luisa Dörr è il racconto fotografico della rivincita delle giovani skater boliviane che si riappropriano delle polleras, ovvero le gonne della tradizione, per salire sulla tavola e cimentarsi con uno sport ancora prettamente maschile, sfidando stereotipi e sovrastrutture. La fotografa kenyota Thandiwe Muriu con Camo (lemma che deriva dal temine camouflage) con forza estetica e capacità di sintesi, esegue invece dei ritratti per ridefinire il concetto di bellezza dal punto di vista africano. In un confronto con i temi dell’identità e della ridefinizione dell’empatia femminile, fotografa i suoi soggetti fondendoli con l’ambiente circostante, e il risultato sono immagini dalle cromie sgargianti.

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Thandiwe Muriu, Our collecMve beauty, 2022

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Esther Hovers, Overview I, Timeframe 05 min 42, 2016

Per quanto riguarda i lavori che si riuniscono sotto al cappello relativo al “germe della privazione”, come efficacemente descritto dalla curatrice, la BFF porta a Mantova Photo Requests from Solitary, un progetto visivo avviato nel 2009 da Tamms Year Ten – una coalizione di individui e attivisti, riuniti per lanciare una campagna di riforma del penitenziario di Tamms, e un progetto partecipativo che accoglie, attraverso un sito web, le richieste da parte dei detenuti americani di alcune fotografie specifiche, trovando in seconda istanza un volontario che le realizzi. Ogni giorno, più di ottantamila persone vivono in celle di isolamento, una condizione che lungi dall’avere una ricaduta positiva sulla rieducazione dei detenuti, provoca danni psicologici a lungo termine. In un regime di privazione della libertà estremo, anche un ritaglio di cielo nell’ora d’aria è negato ai carcerati.

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Kiana Hayeri, Herat Afghanistan 4.7.2019 Nafas (20) e un’altra detenuta giocano ad arrampicarsi sul cancello d’ingresso per liberare il pallone da pallavolo rimasto incastrato nel filo spinato mentre le ragazze giocavano insieme nel cor;le

Il progetto è in dialogo con quello di Kiana Hayeri, Where Prison Is a Kind of Freedom, in cui alcune donne si trovano nelle carceri afghane colpevoli di aver ucciso i loro mariti: queste donne ed i loro figli minorenni hanno trovato una comunità collaborativa e accogliente. Una visione molto lontana dal nostro concetto di prigione.

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Daria Addabbo, Febbraio 2022 Mesquite Flat Sand Dunes, Death Valley, California.

A questi si aggiungono il progetto di Newsha Tavakolian, fotografa iraniana dell’agenzia Magnum, che illustra le condizioni di vita delle donne nel suo paese, dove è vietato anche solo possedere macchine fotografiche per testimoniare la vita di ogni giorno; il lavoro di Daria Addabbo che testimonia il prosciugamento del fiume Owens per incanalarlo nella rete idrica di Los Angeles, città dove la privazione d’acqua è particolarmente grave; e, last but not least, Underland, le immagini di Tamara Merino, che ritraggono le persone che si sono volontariamente ritirate dall’urbanizzazione, una privazione che ha consentito loro di trovare la vera libertà.

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Tamara Merino, 2015 Gabriele Gouellain, un’immigrata tedesca, aSende il ritorno del marito dal turno in miniera seduta nella cucina della sua casa soSoterra. Coober Pedy è una ciSà che si trova nel retroterra dell’Australia medionale, dove la maggioranza della popolazione vive in abitazioni scavate nel soSosuolo deq “nascondigli”. Coober Pedy, Australia

La consueta mostra d’archivio omaggia invece la grande fotografa italiana Lisetta Carmi, nel centenario della sua nascita, con una selezione di ritratti ambientati che raccontano la quotidianità delle donne nella Sardegna del 1964 e in Sicilia, nel 1977. Ritratti privati di un universo femminile che si mostra con genuinità agli occhi attenti della fotografa genovese.

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Lisetta Carmi, Orgosolo, 1964. Copyright Martini Ronchetti, courtesy archivio Lisetta Carmi

Sono sicura che dal modo in cui racconto la BFF si percepisce l’affetto che nutro nei suoi confronti e il forte legame che si è instaurato, dopo aver contribuito alle prime due edizioni. Ma, mano sul cuore, sono assolutamente oggettiva quando dico che le mostre allestite non vanno perse per nulla al mondo e che un viaggio a Mantova, tra il 9 marzo e il 14 aprile, è d’obbligo.

Tra l’altro su www.bffmantova.com si trovano anche tutti gli appuntamenti in programma, un modo per conoscere di persona tante delle fotografe che espongono e per riflettere sui temi da loro proposti. E poi a Mantova si mangiano dei tortelli alla zucca da urlo!

A garden of my own, quattordicesima puntata: . Le puntate precedenti: settembre 2023 Con la luce e con l’ombra, con il caldo e con la neve: Copenaghen è sempre una buona idea; agosto 2023 Ugo Mulas a Le Stanze della fotografia, sull’Isola di San Giorgio; maggio 2023 Lo spettatore ha diritto di dormire, sognare, forse…; marzo 2023 L’olandesina in cittàfebbraio 2023 JR, i Bagni Pubblici di via Agliè e il senso dell’arte pubblica: entrare in connessione con chi ti è accanto; gennaio 2023 La New York di Edward Hopper al Whitney Museum, uno sguardo orizzontale sulla città dei grattacieli; novembre 2022 Andy Warhol icona pop a Padova, sorpresa nella sorpresa; ottobre 2022 Sarà una settimana Torinissima; settembre 2022 Superficie di Olivier Norek, un libro che ti strega; agosto 2022 Greta e le Gallerie d’Italia a Torino; luglio 2022 Simon Hantaï alla Fondation Louis Vuitton a Parigi; giugno 2022 Diplomatija astuta; novembre 2022 Andy Warhol icona pop a Padova, sorpresa nella sorpresa.

A garden of my own. Ho pensato a lungo a come intitolare la mia rubrica su Ieri Oggi Domani. e alla fine la descrizione che mi è parsa più pertinente è A garden of my own; non dovrei spiegarlo, perché è così che si fa, lasciando al lettore la curiosità e il divertimento di immaginare la causa recondita e anche la soddisfazione nel pensare di aver indovinato la motivazione. Ma io sono malata di comunicazione, nel senso che amo comunicare e ho bisogno che il messaggio arrivi forte e chiaro, senza incomprensioni; quindi eccomi qui a illustrare la mia scelta: è palese il riferimento a “A room of own’s own”, di Virginia Woolf, però io ho deciso di uscire dalla stanza per entrare in un giardino, il mio giardino. Uscire allo scoperto quasi, in un luogo tutto mio dove ospitare le passioni che mi animano; quindi qui seduti sull’erba parleremo di arte -naturalmente- e di libri, serie televisive e viaggi, ma anche di tutto ciò che attira, per un motivo o per l’altro, la mia attenzione. Comincio io a raccontare, in attesa di ricevere da qualche lettrice o lettore suggerimenti di argomenti che le o gli stanno particolarmente a cuore, perché in questo mio giardino c’è posto per tutti e niente mi riempie di gioia come ospitare gli amici in casa mia!

emanuela bernasconeTorinese, Emanuela Bernascone negli ultimi 30 anni ha lavorato nella comunicazione culturale, viaggiato molto con la numerosa famiglia e a settembre 2022 è uscito il suo primo romanzo, frutto, ça va sans dire, di un viaggio: “Malta bastarda”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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